Il 20 Luglio Blue Origin tenterà il lancio di un New Shepard con a bordo, per la prima volta, quattro persone. L’equipaggio sarà composto da Jeff Bezos, suo fratello Mark, da Wally Funk e dal vincitore dell’asta del quarto biglietto. Un equipaggio particolare, che a differenza del volo di Virgin Galactic si differenzia innanzitutto per l’assenza di piloti e di personale tecnico. Dopo aver affrontato nel dettaglio l’offerta di Richard Branson e aver osservato il suo volo di successo, il turno è ora di Blue Origin.
Il lancio suborbitale di Blue Origin è stato eseguito con successo martedì 20 luglio.
Il volo suborbitale di Blue Origin
Eseguire un volo suborbitale, come per Virgin Galactic, non vuol dire raggiungere l’orbita, ma una quota sufficientemente alta da superare un confine convenzionale oltre il quale si definisce lo spazio. Il mezzo rientra a Terra pochi minuti dopo, in una zona poco distante da quella di partenza. Per Blue Origin la quota massimi raggiunta è leggermente superiore rispetto a quella di Virgin Galactic. Per questo motivo anche il confine fra spazio e atmosfera che viene preso come indicazione è diverso.
Esistono infatti due diversi indicazioni. Per la NASA e per la Space Force si tratta di spazio tutto ciò che si trova oltre la quota di 80 km (60 miglia). Per la Fédération Aéronautique Internationale (FAI) la linea di demarcazione è invece la Linea di Kármán, posta a 100 km di quota. Proprio questo confine è preso in considerazione da Blue Origin, che con il New Shepard ha raggiunto una quota massima di 118 km. La diretta concorrente, Virgin Galactic, si ferma invece ad una quota massima di circa 90 km. E’ però giusto rimarcare che queste due diverse quote non sono significative di due diverse esperienze – una differenza così risicata non è discriminante per l’esperienza del turista spaziale – ma rappresenta solamente un confronto di marketing fra le due aziende.
New Shepard: il mezzo di lancio
La storia del piccolo lanciatore di Blue Origin inizia nel lontano 2006 con Goddard, un modello in scala del futuro New Shepard. Goddard eseguì tre test di volo di un centinaio di metri tra il 2006 e il 2007, raccogliendo diversi dati utili allo sviluppo del veicolo. Sviluppo che proseguì nel 2011 con un secondo dimostratore, noto come PM2, che eseguì due voli. Con il secondo volo si riscontrò un’anomalia che attivò il range safety system ed innescò l’esplosione del veicolo. Nel 2012 l’azienda effettuò invece un pad abort test dimostrando la capacità della capsula di effettuare un atterraggio d’emergenza nel caso di un’avaria del booster.
Blue Origin fu in grado di lanciare il primo modello di New Shepard nell’aprile del 2015. Il primo volo fu un successo parziale in quanto non si riuscì a recuperare il primo stadio, cosa che si fece a pochi mesi di distanza con il secondo modello. Dal primo lancio nel 2015 Blue Origin ha effettuato altri 15 lanci ed userà il booster numero 4 già lanciato due volte, per il primo volo con passeggeri.
Il New Shepard è alimentato da un singolo motore BE-3 a idrogeno e ossigeno liquido, sviluppato da Blue Origin. Una volta effettuata la parte di ascesa, il vettore inizia la discesa, che rappresenta a tutti gli effetti la manovra più studiata. Per controllarla al meglio, New Shepard presenta delle fenditure nell’anello di congiunzione con la crew capsule e 12 alette: 8 quasi orizzontali che aiutano a rallentare la discesa e 4 verticali che migliorano anche la stabilità. Mentre per diminuire sensibilmente la velocità di rientro ci sono otto drag brakes, delle parti mobili anch’esse inserite nell’anello di congiunzione. Durante la discesa raggiunge una velocità massima di circa 4400 km/h che viene dissipata quasi completamente nella parte superiore del razzo. L’aria passa attraverso l’anello in testa al booster.
Vi sono poi quattro alette nella parte inferiore del veicolo che servono a stabilizzare New Shepard durante la fase di lancio. Infine, poco prima di toccare terra viene attivato nuovamente il motore BE3 del razzo. Il New Shepard esegue un’ultima parte della discesa particolare, riuscendo a stazionare a pochi metri da Terra per qualche decimo di secondo mentre apre le gambe di atterraggio. Analogamente ai razzi della famiglia Falcon, sono presenti infatti quattro “zampe” retrattili che durante l’atterraggio si aprono per garantire un sostegno stabile al booster una volta a terra.
La capsula
La capsula del New Shepard è formalmente chiamata Crew Capsule, mentre il primo stadio Propulsion Module. Essa è pressurizzata e può ospitare fino a sei passeggeri in uno spazio di 15 metri cubi. Per confronto, la capsula Crew Dragon di SpaceX dispone di uno spazio pressurizzato di 12.1 metri cubi.
La Crew Capsule di Blue Origin è anche dotata di un sistema di aborto missione, che si attiva in caso ci siano necessità di separarla improvvisamente dal primo stadio. I motori si chiamano Crew Capsule Escape Solid Rocket Motor (CCE-SRM) e sono sviluppati da Aerojet Rocketdyne. Durante la fase di discesa vengono inoltre aperti tre paracadute, ma eventualmente la capsula può tornare a terra anche con solamente due. Negli ultimi metri della discesa vengono inoltre attivati dei piccoli retrorazzi. Sono inoltre presenti sei grandi finestre panoramiche, che permettono di osservare la Terra e l’ascesa. Ogni passeggero è inoltre dotato di un tablet posto davanti al suo sedile, in modo da ottenere in ogni istante informazioni e telemetria sul volo.
Il profilo di volo
La prossima missione di lancio è indicata formalmente come NS-16, in quanto si tratta del sedicesimo volo del New Shepard. Il vettore di Blue Origin partirà alle 15:00 (orario italiano) dallo spazioporto dell’azienda, chiamato Launch Site One, al Corn Ranch in Texas. L’orario di partenza sarà ovviamente dipendente dalle condizioni meteo, che per ora rimangono ottimali. Per gli aggiornamenti costanti consigliamo l’iscrizione al canale telegram di Astrospace.
Dopo circa 3 minuti dal lancio avviene la separazione fra il primo stadio e la capsula. In questo momento inizia la fase di microgravità percepita dai passeggeri. In circa un altro minuto viene raggiunto l’apogeo, la parte più alta del volo che dovrebbe essere a circa 115 km, e poi inizia la discesa. La capsula ritorna a terra più lentamente del primo stadio, che esegue un rientro propulsivo al sito di atterraggio che si trova circa 3 kilometri e mezzo dal punto di partenza. Circa dopo due minuti dalla separazione della capsula dallo stadio, termina anche l’esperienza di microgravità e inizia la discesa vera e propria anche della capsula. Il vettore dovrebbe atterrare circa sette minuti e mezzo dopo il lancio, mentre la capsula in poco più di dieci minuti, dopo che ha aperto i tre paracadute 2 minuti prima.
L’equipaggio del New Shepard
Bezos ha scelto simbolicamente la data del 20 luglio per celebrare l’anniversario dell’allunaggio dell’Apollo 11, avvenuto il 20 luglio del 1969. A bordo della capsula saranno presenti altri tre passeggeri, oltre a lui stesso.
Mark Bezos, è cinque anni più giovane di suo fratello Jeff, e ha sicuramente una carriera molto diversa. Per anni ha lavorato come responsabile della comunicazione presso la Robin Hood Foundation, un’organizzazione no-profit che combatte la povertà a New York. Inoltre si occupa anche del ramo comunicazione di Blue Origin ed è cofondatore di una agenzia di marketing, la Venly. Mark Bezos è anche un vigile del fuoco volontario nella contea di Westchester. E’ sposato con quattro figli.
Wally Funk ha 82 anni e sarà la persona più anziana della storia a raggiungere lo spazio. E’ famosa per aver preso parte agli addestramenti della NASA fra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’70, assieme al gruppo che la stampa chiamò negli anni successivi Mercury 13. Tredici donne che eseguirono gran parte dell’addestramento NASA di quegli anni, ma che non raggiunsero mai lo spazio. E’ stata la prima donna a far parte del consiglio di amministrazione della FAA e dell’NTSB. La prima è l’organismo che si occupa della gestione del traffico aereo civile e della sua regolamentazione, mentre l’NTSB è l’ente per la sicurezza del trasporto aereo. Entrambe sono due agenzie federali americane.
Oliver Daemen sarà invece la persona più giovane ad aver mai raggiunto lo spazio. E’ stato selezionato per far parte di questo volo in quanto suo padre gli ha ceduto il suo posto. Lui non era il vincitore dell’asta con la quale Blue Origin ha assegnato il quarto biglietto, ma il secondo classificato. Il primo si è dovuto ritirare per alcuni impegni, ma è stato assegnato al secondo volo. Ancora non si conosce la sua identità.
Queste quattro persone hanno concluso 14 ore di addestramento, divise in due giorni. Questo è ancora una volta un sintomo di quanto rapido e facile sarà eseguire questi voli suborbitali, al contrario di un volo in orbita che richiede mesi di addestramento, a volte anche piuttosto impegnativi.
Blue Origin, la scorsa settimana ha inoltre confermato che la cifra raccolta dall’asta per il primo biglietto commerciale è stata devoluta in beneficenza. Sono state selezionate 19 associazioni no-profit impegnate nella diffusione della cultura spaziale. Ognuna di loro ha ricevuto 1 milione di dollari.
Il volo NS16 di Blue Origin sarà visibile in diretta dal canale YouTube ufficiale, e dal sito BlueOrigin.com
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