Fa nuovamente ritorno una missione di SpaceX interamente dedicata al programma Smallsat Rideshare e questa volta per portare in orbita 88 satelliti. Denominata Transporter-2, la prima è avvenuta a gennaio di quest’anno, è partita dal pad numero 40 di Cape Canaveral.
SpaceX ha affidato il compito di trasportare in orbita i satelliti al Falcon 9 il cui primo stadio ha il numero di serie B1060. Per il booster questo è stato il suo ottavo volo. A differenza di quanto accaduto con il lancio rideshare precedente, a bordo sono presenti solamente 3 Starlink, che raggiungeranno l’orbita polare. Con Trasporter-1 SpaceX ne aveva lanciati 10. Siccome ognuno di questi satelliti ha una massa di circa 260 kg, averne solamente tre ha permesso a SpaceX di avere una massa maggiore di satelliti di aziende terze. Nonostante il numero inferiore (85 contro i 133 del precedente lancio) si tratta infatti del volo rideshare con il quale è stata portata in orbita più massa di clienti esterni. Nel seguente video un replay della partenza del Falcon 9:
Transporter-2: un altro lancio condiviso
Il programma Smallsat Rideshare ha l’obbiettivo di offrire ad un prezzo più basso la possibilità di raggiungere l’orbita terrestre. Questo dovrebbe servire per rendere lo spazio accessibile ad un numero sempre maggiore di aziende oltre a penetrare il mercato dei microsatelliti prima escluso dai servizi di lancio di SpaceX. Il costo viene diviso tra i diversi partecipanti, arrivando così al prezzo di un milione di dollari per un satellite con una massa non superiore a 250 kg.
Un mercato che si sta sviluppando molto in questi ultimi anni è quello dei dispenser e dei meccanismi di rilascio. I satelliti infatti non solo devono trovare un posto a bordo del razzo, ma devono anche essere rilasciati nella giusta orbita, che spesso non è quella del secondo stadio del Falcon 9. Alcuni sistemi sono progettati e realizzati dalla stessa SpaceX, mentre in altri casi ci sono meccanismi di aziende terze. Ad esempio, è il caso di Exolaunch che ha sviluppato molte soluzioni per adattarsi a diverse tipologie di satelliti. I meccanismi di rilascio dell’azienda tedesca sono montati direttamente sulla torre situata sopra il secondo stadio e si attivano una volta raggiunta la posizione prestabilita.
Oltre alle varie soluzioni di rilascio, sono disponibili i vari dispenser, definiti anche come “rimorchiatori”. Questi sono veri e propri satelliti che al loro interno trasportano altri satelliti più piccoli. Soluzioni di questo tipo vengono scelte dalle aziende per raggiungere una determinata orbita che non viene percorsa dal razzo durante la missione. I cubsat, infatti, non sono sempre dotati di sistemi di propulsione complessi, quindi sarebbe impossibile per loro modificare la propria orbita in modo significativo.
Satelliti che svolgono questa funzione di trasporto sono i due Sherpa di Spaceflight, e l’ION di D-Orbit. Per l’azienda italiana si tratta del secondo volo a bordo del Falcon 9, in quanto hanno già partecipato alla missione Trasporter-1. Il rilascio dei satelliti a bordo di ION richiede anche diversi mesi di viaggio per poter raggiungere le diverse orbite a cui rilasciare i satelliti.
Vola 8 volte il B1060
SpaceX è nuovamente tornata a lanciare un Falcon 9 con parecchi voli alle spalle. Durante gli ultimi due lanci infatti, abbiamo visto un booster nuovo, il primo dell’anno, con CRS-22 e poi uno al secondo volo, GPS III SV05.
Missione B1060 | Data di lancio |
GPS III SV03 | 30 giugno 2020 |
Starlink-11 | 3 settembre 2020 |
Starlink-14 | 24 ottobre 2020 |
Turksat 5A | 8 gennaio 2021 |
Starlink-18 | 4 febbraio 2021 |
Starlink-22 | 24 marzo 2021 |
Starlink-24 | 29 aprile 2021 |
Il B1060 ha esordito proprio con una missione per portare in orbita il terzo satellite della terza generazione di GPS per contro della Space Force. È stato infatti il primo Falcon 9 che ha ottenuto il permesso di eseguire un rientro durante un lancio per la nuova forza armata americana. A differenza dei precedenti voli del booster e di quanto accaduto quest’anno, il B1060 è atterrato sulla Landing Zone 1 (LZ-1). Grazie al peso non eccessivo del carico, il Falcon 9 ha potuto trasportare una quantità di carburante tale da permettergli di avviare i motori per ben tre volte. In questo video un replay del rientro alla LZ-1:
Quando un booster ritorna direttamente sulla terraferma infatti, deve effettuare tre diverse accensioni dei motori e ciò comporta un dispendio importante di carburante. Con i rientri in mare non avviene il bustback burn, che serve per invertire il senso di marca del Falcon 9 e farlo tornare vicino al punto di partenza. Il B1060 ha eseguito alla perfezione tutte le manovre e presto lo vedremo volare per la nona volta.
Anche le due coperture che hanno protetto il carico avevano già volato. Per entrambe infatti Transporter-2 è stata la loro terza missione. A recuperarle dal mare è partita la nave HOS Briarwood, che SpaceX ha noleggiato per alcuni mesi, esattamente come successo con Shelia Bordelon.
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