Il 7 aprile 2021, Josef Aschbacher ha presentato pubblicamente l’Agenda 2025, il documento strategico che inquadra le priorità strategiche dell!ESA e traccia la strada da seguire nei prossimi anni, tra molte sfide e non pochi punti di svolta. L’Agenda è anche il primo documento rilasciato dall’ESA dopo il cambio della guardia avvenuto a dicembre 2020, che ha posto Aschbacher alla guida dell’Agenzia europea al posto di Jan Worner.
L’Agenda si presenta come un documento ambizioso e completo che non rifugge dalle sfide che l’ESA a guida Aschbacher si troverà ad incontrare sulla sua strada, prima fra tutte il problema dell’identità stessa dell’Agenzia, in un contesto che muta velocemente e che mette alla prova le ambizioni e le capacità dell’ESA. Di questo, Aschbacher sembra essere consapevole e il documento non nasconde la natura prettamente politica di molte delle sfide da affondare da qui al 2025. Infatti, l’Agenda di per sé andrà necessariamente a segnare il mandato da Direttore Generale di Aschbacher, dal momento che copre per intero il primo termine di 4 anni previsto dalla Convenzione ESA. Il neo DG austriaco è un navigato e rodato funzionario, a capo dal 2016 – e fino alla presa in carico della Direzione – del Centro ESRIN di Frascati e del comparto di Earth Observation dell’Agenzia.
Questo settore rappresenta la fetta più larga del budget ESA di 14 Miliardi di Euro uscito dall’ultimo Consiglio Ministeriale, lo Space 19+ tenutosi nel novembre 2019 a Siviglia. Fino alla scadenza del suo primo mandato da DG, Aschbacher dovrà curare preparazione, negoziazione e concretizzazione di altri due Consigli Ministeriali, dove si deciderà come mettere in pratica la strategia spaziale delineata nell’Agenda 2025, e quindi il suo successo.
Cinque priorità per crescere
L’Agenda definisce cinque priorità, all’interno di una cornice generale le cui parole-chiave sono sicuramente dinamicità, reattività e velocità. L’ESA di Aschbacher vuole essere pronta e flessibile per affrontare le sfide e gli imprevisti di percorso da qui ai prossimi 15 anni. Infatti, pur individuando l’orizzonte temporale del 2025, l’Agenda si proietta al 2035, attraverso un’introduzione molto immaginifica e sognante di cosa sarà lo spazio nel 2035 e quale sarà il ruolo giocato dall’Europa. In questa introduzione, l’Europa va e torna dalla Luna, sta preparando l’atterraggio umano su Marte, è su un’ottima strada per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico – ma continua a cercare esopianeti per assicurare un futuro prospero alle nuove generazioni -, è all’avanguardia mondiale in termini di STEM e innovazioni scientifiche, in un mondo dove la rimozione dei debris spaziali e le operazioni di In-Orbit Servicing sono ormai routine.
Un’idea davvero incoraggiante e forse fin troppo ottimistica del futuro, che rende tuttavia molto bene il quadro della situazione che può svilupparsi se alcuni trend si consolideranno. Su questo, Aschbacher coglie nel segno, perché chiarisce che una buona pianificazione è assolutamente necessaria al raggiungimento degli obiettivi spesso posti a 5-10 anni di distanza; recentemente, il successo del Commercial Crew Program statunitense e del lancio di astronauti NASA dalla Florida a bordo di SpaceX ha ricordato quanto tempo sia necessario a volte per vedere i frutti nello spazio del lavoro fatto a terra.
Non è mai troppo presto per iniziare a preparare il futuro dunque, e l’Agenda 2025 prova a individuare una rotta per il prossimo decennio basata su 5 punti programmatici:
- Rafforzare le relazioni tra ESA ed Unione Europea,
- Sviluppare la commercializzazione green e digitale dei servizi spaziali,
- Sviluppare le applicazioni spaziali in campo di sicurezza (nelle accezioni di safety e security),
- Affrontare le sfide programmatiche più cruciali
- Portare a termine una trasformazione interna dell’Agenzia in termini di diversità e rinnovamento dell’organico.
Costruire su queste 5 priorità dovrà servire a costruire un’ESA più dinamica, reattiva e veloce – come ricordato prima – capace in sostanza di affrontare le sfide più critiche del prossimo futuro, che non sono sfide ignote e anonime, anzi. Aschbacher nel documento strategico sottolinea quanto agire in fretta sia essenziale per non trovarsi tagliati fuori dalla space economy globale e per non dipendere dagli altri su tecnologie fondamentali.
Dove ci si gioca il futuro dello spazio europeo
Senza voler togliere importanza alle altre priorità, peraltro meno strutturate nella stessa Agenda 2025, è chiaro che i primi due punti – relazioni in Europa e commercializzazione – sono i più cruciali, sia perché considerati tali dallo stesso Aschbacher all’alba della sua designazione come Direttore Generale, sia perché riprendono un discorso iniziato dal predecessore Worner; soprattutto sono i due punti più politici dell’Agenda, dove ciò che conta è definire un’ambizione comune su quello che l’ESA e l’Europa dovranno essere per giocare alla pari con il resto degli attori spaziali. Il merito del documento pubblicato a inizio aprile è proprio quello di chiarire a più riprese quanto la dimensione in cui progettare deve essere sempre più spesso politica, riconoscendo il valore anche diplomatico dello spazio che può favorire, incoraggiare e accelerare alcune relazioni a livello internazionale tra attori diversi.
La priorità politica
Da un lato, infatti, ci sono le relazioni tra ESA e UE, cristallizzate dal perennemente nascituro Financial Framework Partnership Agreement (FFPA, in negoziazione da nove anni), e dunque le future relazioni con EUSPA e con la Commissione Europea, ma anche le relazioni tra i 22 Stati Membri dell’ESA e con le rispettive agenzie spaziali nazionali ed i governi nazionali in materia di concorrenza, giusto ritorno e competizione; dall’altro lato c’è la space economy globale, a trazione statunitense e in espansione in Asia, in un quadro generale che l’Agenda poco diplomaticamente definisce di “minaccia all’intera space economy europea”, ma ci sono soprattutto dei trend globali, alcuni esacerbati dalla crisi da Covid-19, e che riguardano la strategic autonomy e la technological non-dependence europea.
Per quanto riguarda la prima priorità, le relazioni in campo europeo, il documento si propone di avviare un dialogo politico per capire da dove (ri)partire per dare coerenza e forza al programma spaziale europeo in generale, proponendo anche di lanciare un European Space Summit nel 2022 nell’ambito della Conferenza per il futuro dell’Europa per preparare con ancora più decisione e armonia il Ministerial Council del 2025; ciò sarà però secondario e subordinato al successo nella firma del FFPA, di cui si arriva perfino a dire che potrebbe essere concluso entro la metà di quest’anno.
A novembre 2020, l’attesissimo European Space Council tra ESA e UE fece un altro buco nell’acqua in questo senso, e Pierre Delsaux, all’epoca Deputy DG per lo spazio, commentò che spesso sono necessari dei fidanzamenti molto lunghi affinché il matrimonio sia felice; senza dubbio si può dire che ormai i tempi sarebbero più che maturi per convolare finalmente a nozze. In una recente intervista sulle sue priorità, Aschbacher si è detto scherzosamente geloso e invidioso dei successi di Stati Uniti e Cina, che portano titoli e prime pagine ai progressi in campo spaziale. È evidente dunque quanto l’ambizione ad essere superpotenza spaziale passi dal discorso politico, dal rafforzamento delle relazioni in Europa e degli sforzi in termini economici e di comunicazione. Da organo per così dire “esecutivo”, il fatto che l’Agenda 2025 sollevi la natura politica di tutto ciò è significativo e in qualche modo recupera la vera natura di organizzazione internazionale dell’Agenzia.
La priorità economica
La seconda priorità relativa alla commercializzazione nelle agende Green e Digital è allo stesso tempo coraggiosa e remissiva, perché sottolinea alcune necessarità, lasciandone in secondo piano altre altrettanto fondamentali. Va riconosciuta però ad Aschbacher una certa coerenza: infatti già da Direttore dell’EO ad ESRIN, il neo DG proiettava la ripresa dalla crisi da Covid-19 verso un integrazione più ambiziosa dello spazio nelle suddette agende; non solo, l’ESA nella scorsa estate ha infatti anche lanciato la piattaforma RACE, che prova ad aiutare la ripresa economica della crisi proprio passando dall’Osservazione della Terra e dagli asset spaziali; infine, si deve rammentare che nella sede di ESRIN nasce il primo Phi-Lab dell’ESA, punto di ritrovo di innovazione e talento, due punti essenziali individuati all’interno del discorso sulla commercializzazione, e che Aschbacher vorrebbe espandere ed esportare in tutta Europa.
Sul tema generale della priorità in questione, l’Agenda 2025 – facendo un leggero errore di semplificazione nel citare i dati provenienti dall’ESPI in materia di calcolo economico – parte dalla considerazione che l’Europa è ancora carente sul versante NewSpace. In generale, NewSpace viene utilizzato spesso per dire tutto e niente, c’è chi si concentra su alcune caratteristiche economiche, chi industriali, chi anche più prettamente politiche. Può essere utile leggere la breve nota pubblicata da Eurospace, sempre pronta a bacchettare le generalizzazioni sul tema NewSpace.
Aschbacher inoltre qui recupera alcuni punti lanciati dal precedente DG, che voleva fare dell’ESA la European NewSpace Agency, in un gioco di parole che convinse talmente tanto un giornalista estero che, nel corso di una conferenza stampa in cui Worner citava questa idea, chiese al DG se quindi l’ESA avrebbe cambiato nome e e acronimo. In generale, sulla NewSpace e sull’approccio alla commercializzazione dei prodotti e servizi spaziali, l’Agenda 2025 identifica tre ambiti in cui apportare miglioramenti, ossia talento, innovazione e accesso ai capitali.
Su questo, Aschbacher specifica che la domanda pubblica deve essere sufficiente, e prevede la necessità di un raddoppio della spesa attuale, oltre a sottolineare l’importanza di un mercato interno vivace e del comportanemnto degli attori spaziali europei come anchor customer. Sul punto dei capitali si evidenzia anche l’importanza di avere un accesso facile e veloce. Insomma, la priorità coinvolge nuovamente l’identità stessa dell’ESA e la necessità di assumersi più rischi e supportare di più il talento, promuovendolo in modi diversi, ad esempio attraverso la rete degli ESA BICs, attraverso l’iniziativa europea CASSINI, ma sopratutto garantendo una domanda coerente con le ambizioni e sostenuta nel tempo, cambiando anche approccio al procurement di prodotti e servizi.
Su quest’ultimo punto, il documento è leggermente timido e non si spinge oltre nel contesto di politica industriale europea in campo spaziale, tema che però resta centrale e che può effettivamente fare la differenza tra Europa e resto del mondo, nonostante la novità promettente dell’approccio adottato in ambito space debris con il procurement della mission ClearSpace e l’altrettanto promettente presentazione, in fase di negoziazione e lancio dei contratti, di Space Rider, la nuova forma di trasporto spaziale a trazione italiana.
Dalla sicurezza all’organico, le altre tre priorità dell’Agenda
La terza priorità è quella della safety and security, che comprende sostanzialmente sia la difesa nello spazio che la difesa dallo spazio e include la necessità di elaborare dei regolamenti sullo Space Traffic Management, sugli space debris, ma anche di mantenere alta l’attenzione sugli eventi di space weather e di cyber security, tema forse poco presente nell’Agenda visto il ruolo fondamentale che avrà nel prossimo futuro (sottolineato recentemente negli Stati Uniti da un Space Policy Directive del Presidente Trump, da alcune note della Difesa che reputano la sicurezza cyber più necessaria rispetto a quella relativa ad eventi ASAT offensivi, ed esacerbata anche dalla pandemia che ha portato tutto online).
La quarta priorità rappresenta quella più criptica del documento, riferendosi infatti alle sfide programmatiche da affrontare, un calderone che include un po’ tutto dai nuovi siti di lancio alle telecomunicazioni e a nuove piccole missioni e costellazioni di Osservazione della Terra, da affiancare a Copernicus. Forse impossible scegliere per il DG ed esporsi troppo sulle decisioni che in fin dei conti vanno prese insieme agli Stati Membri, ma errato porre tutto sullo stesso piano.
Prima di passare all’ultima priorità, bisogna sottolineare l’attenzione alla questione climatica che riceve svariati riferimenti all’interno di tutto il documento, ad esempio a proposito dei Earth digital twins fondamentali per studiare l’evoluzione del cambiamento climatico; altra menzione speciale è per il campo Quantum, grande campo di gioco e di forte competizione nel prossimo futuro, su cui l’Agenda vorrebbe costruire qualcosa di davvero strutturato e di eccellenza a livello mondiale.
Infine, quindi, la quinta priorità riguarda la trasformazione stessa dell’ESA nel prossimo futuro, a livello di organico e di policy interne. L’Agenda ricorda che nei prossimi anni dovrà avvenire un pronunciato rinnovamento di organico, che dovrà passare da più diversità, sia a livello di genere che di competenze – dove l’ESA ha grandi margini di crescita proprio nel settore politico e delle relazioni istituzionali. Non di minore importanza è anche la menzione delle politiche green e digital, che infatti oltre a voler supportare a livello europeo l’ESA vuole innanzitutto adottare su sé stessa; per finire, il documento propone la figura di un Senior Climate and Sustainability Adviser, che andrebbe ad affiancare il DG e fare da “advocate” per ancora maggiori attenzione dirette alle questioni climatiche in generale, internamente ed esternamente, e per potenziare l’apporto dello spazio all’agenda internazionale basata sui Sustainable Development Goals.
Da qui in poi, guardando all’Italia
In definitiva, l’Agenda 2025 è un documento che nel tracciare la strada per il prossimo futuro promette sia azioni immediate che piani a lungo termine. Un documento che ha il merito di sottolineare la natura politica di molte delle questioni aperte e ancora da affrontare. Nulla sarà ben definito finché il discorso non sarà affrontato anche nella dimensione politica, dunque, e Aschbacher molto di recente è tornato a sottolineare che la palla è nel campo dei “politici”. Essi saranno invitati tra un anno all’European Space Summitt a decidere cosa voler fare di questa Europa nello spazio.
L’Agenda 2025 in questo senso rischia di cadere nel circolo vizioso per cui l’ambizione dichiarata è quella di avere finalmente un’ambizione, o per cui la visione strategica è quella di definire finalmente una visione. Un problema comune a tutta l’Europa politica negli scenari internazionali, che rischia sempre di mancare in assertività e decisionismo. Aschbacher avrà ampi margini di manovra per trasformare la strategia dell’ESA in una serie di azioni concrete e potrà essere fortunato a beneficiare dell’attenzione devota in tutto il mondo allo spazio anche grazie alle novità ed alle ambizioni che giungono da oltreoceano e dall’estremo Oriente.
In questo quadro, si può dire che l’Italia si presenta più che bene per avere un ruolo importante all’interno dell’Agenda 2025, come sottolineato recentemente anche dal delegato del Governo Draghi per gli affari spaziali, Bruno Tabacci; il ruolo italiano potrà passare sia per le capacità nazionali in ambiti fondamentali (lanciatori e anche Space Rider, In-Orbit Servicing, ricerca di base e forse anche futuro degli spazioporti), sia per l’apporto a livello internazionale, attraverso un ruolo significativo nell’esplorazione spaziale ed in Artemis e nella solida trama di relazioni internazionali avviate e tessute dal governo e dall’ASI.
Il documento completo dell’Agenda 2025 si può visionare qui.
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