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Perché la Space Economy è in crescita esponenziale? – Spazio Blog

Marco Generali di Marco Generali
Aprile 30, 2021
Perché la Space Economy è in crescita esponenziale? – Spazio Blog

L'Italia vista dallo Space Shuttle attraccato alla ISS. Credits: NASA.

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Un autore americano, Robert C. Jacobson, ha affermato che lo Spazio è “l’industria che può trasformare l’umanità”. Non è nostra intenzione far pubblicità ad un libro, ma cogliere il messaggio forte che risiede nell’affermazione in copertina. La Space Economy è in decollo verticale, vediamo come.

Nell’audizione del 18 Marzo 2021 il neo-ministro italiano per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao, ha dichiarato che “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza conterrà ovviamente gli incentivi 4.0 per gli investimenti tecnologici promossi dal Ministero per lo Sviluppo Economico, nonché specifici interventi in settori ad alto potenziale e strategici, come ad esempio lo spazio…”. Anche in questa difficile situazione di pandemia, il nostro Paese crede quindi nell’ambito spaziale, dato che ha delle concrete ricadute sull’economia terrestre: un primo messaggio per puntare sulla Space Economy.

Investimenti crescenti in Startup Spaziali

Quando si parla di investimenti tecnologici ed incentivi, il pensiero si volge subito al fronte delle start-up. In Italia c’è stato in passato poco dinamismo sul tema, ma ora si registra una significativa accelerazione: il fondo comune di investimento Primo Space, istituito a Luglio 2020 da Primo Ventures con l’obiettivo di investire in startup tecnologiche ad alto potenziale che operano nel settore della Space Economy, in piena pandemia ha già finanziato due promettenti imprese, AIKO e Leafspace, e presto altre attingeranno ai 58 milioni di Euro disponibili già dal primo closing.

Allarghiamo il nostro radar, e sempre nel terribile anno 2020, in Europa abbiamo assistito alla crescita degli investimenti nelle start-up a tema spazio, con l’immissione di 502 Milioni di Euro (rispetto ai 188 Milioni del 2019), di cui 325 Milioni in 5 sole aziende: Kinéis, Isar Aerospace, Iceye, Mynaric e Reaction Engines. Facendo un ulteriore zoom e guardando al contesto mondiale, nel corso del 2019, secondo il Bryce Start-up Space Report, sono stati registrati investimenti pari a 7 Miliardi di Dollari, con un incremento del 62% rispetto all’anno precedente. I numeri ci fanno capire che si è avviata una positiva crescita destinata a diventare esponenziale.

Settori industriali e Startup Spaziali

All’interno di questa crescita sensibile e continua, quali sono gli ambiti e i settori in cui operano queste neonate aziende? Restando sui nomi appena citati possiamo annoverare l’impiego di Intelligenza Artificiale per l’automazione delle missioni spaziali, la gestione dei servizi per la messa in orbita di microsatelliti, servizi IoT erogati in orbita per i più disparati settori (agricoltura, logistica, ambiente, …), sistemi di lancio specifici per le costellazioni di satelliti, fornitura di immagini satellitari, motori iper-sonici e internet a banda larga. Questa ampiezza di applicazioni e progettualità ci fa ben comprendere che c’è molto spazio per team di ricercatori e imprenditori che desiderano cimentarsi e beneficiare dei tassi di crescita della Space Economy.

Ma quali altri filoni e bisogni sono al momento rilevanti e prioritari nello Spazio? Un tema di grande attualità, perseguito con forza sia da UNOOSA con la definizione delle Linee Guida per la Sostenibilità delle Attività Spaziali, sia da ESA, con l’ufficio preposto al Clean Space, è il problema dello “Space Debris”, ovvero dei detriti e dei componenti che “inquinano” l’orbita terrestre. Questi oggetti sono di diverse dimensioni e vanno dai milioni di pezzi con dimensione inferiore ad 1 cm, fino alle migliaia di unità derivanti da stadi di lanciatori e razzi e da satelliti distrutti. Il problema è serio, poiché i lanci per la messa in orbita di satelliti stanno significativamente accelerando e i “rifiuti” stanno crescendo di conseguenza, ad un ritmo che può andare fuori controllo.

I piccoli detriti, orbitando a svariati chilometri al secondo, possono avere diversi impatti sul sistema spaziale, fra cui:

  • Danneggiare e compromettere costosi satelliti in orbita, con evidenti ricadute sul loro utilizzo da Terra.
  • Arrecare danni alla Stazione Spaziale Internazionale e alle future stazioni orbitanti, come quella di Axiom Space o la Stazione Spaziale Cinese.
  • Mettere a rischio gli astronauti durante le “passeggiate spaziali” all’esterno della ISS.

E’ evidente dunque che non sia sufficiente monitorare le orbite degli oggetti per evitare le collisioni, ma sia necessario anche un intervento proattivo. In quest’ottica, un possibile aiuto è dato ad esempio da una startup piuttosto innovativa che vuole in qualche modo rallentare la nascita di nuovi detriti spaziali, vediamo come.

Parliamo di Orbit Fab, una società il cui obiettivo è allungare la vita utile dei satelliti, andando a rifornirli di perossido di idrogeno mentre sono in orbita terrestre. Come l’azienda stessa dice, è un po’ come avere una Stazione di Rifornimento nello Spazio (Gas Stations in SpaceTM), evitando così che i satelliti terminino la loro attività quando finiscono il propellente che è stato caricato quando vengono lanciati in orbita. Ci auguriamo che il primo lancio di test, atteso per la fine del 2021, dia i risultati sperati e consenta di dare un primo contributo di segno contrario alla crescita e diffusione dei detriti spaziali.

Ovviamente l’attività di Orbit Fab è solo una delle molte realtà che, con approcci diversi, tentano di risolvere il problema dei rifiuti spaziali. Un altro esempio è Astroscale, detti anche “Space Sweepers” (letteralmente spazzini spaziali), che tra i tanti servizi propone anche la rimozione fisica dei detriti e il cui lancio della missione dimostrativa “End-of-Life Services by Astroscale demonstration (ELSA-d)” è avvenuta il 23 Marzo 2021. L’ampiezza dei settori di impiego delle risorse spaziali che abbiamo visto fin qui è un secondo aspetto che possiamo considerare nelle potenzialità della Space Economy.

I centri per far crescere le Startup

Non bastano però gli ingenti capitali in arrivo dai fondi di investimento e gli ampi settori di applicazione delle tecnologie spaziali, servono anche luoghi in cui coltivare e far crescere le startup: ed ecco quindi l’importante apporto dei BIC, ovvero i Business Incubation Centres. Dal 2003 le startup vengono supportate dall’Agenzia Spaziale Europea con un network di Business Incubation Centres al fine di diventare strutturate aziende commerciali. Un’iniziativa di grande successo che ha consentito la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro ad alta tecnologia, creati in Europa grazie alle applicazioni dei sistemi spaziali, la valorizzazione delle proprietà intellettuali dell’ESA e i trasferimenti di tecnologie spaziali.

Distribuzione degli ESA BIC e dei Brokers sul territorio europeo (credit ESA)

Guardando la mappa degli incubatori ESA BIC, è evidente un numero molto diverso da paese a paese, con un certo diradarsi nel sud Europa. A metà Marzo 2021 è stata annunciata l’apertura di un nuovo ESA BIC in Grecia, portando a 21 il numero complessivo dei centri attivi, ed è in corso un bando gara per un nuovo nodo ESA BIC in Italia, che consentirà al nostro Paese di creare nuove opportunità per le idee imprenditoriali e per i team di innovatori che vorranno cimentarsi con i temi spaziali. Anche questa notizia consolida il nostro ottimismo sul settore della Space Economy nel nostro paese.

Abbiamo compreso che nel mondo e ora anche in Italia si sta dando priorità al settore spaziale. Abbiamo visto come gli investimenti nelle start-up spaziali siano in crescita e abbiamo assaporato come le opportunità siano trasversali ai settoriali industriali. Abbiamo infine capito che le Agenzie Spaziali supportano con strumenti concreti la nascita di nuovi business e lo sviluppo di quelli esistenti.

Quindi cosa resta da fare? La pandemia ci fa comprendere come il pianeta Terra sia “stretto” per una popolazione in rapida crescita. Dobbiamo quindi ragionare su una scala più ampia e con orizzonti più lontani, cominciando a diffondere la necessità, per dirla alla Elon Musk, di una umanità multi-planetaria, disposta a trasferirsi con un approccio pioneristico su altri pianeti, come fatto in passato dall’uomo nell’esplorazione di zone remote del nostro pianeta. Le immense necessità di capitali, tecnologie e soluzioni sociali da mettere in campo per raggiungere questo obiettivo, avranno delle ricadute ampiamente maggiori dell’“effetto Apollo”, con il balzo di progresso che portò in ambito di ricerca e sviluppo, tecnologie, materiali e informatica. Questo è l’ultimo messaggio che possiamo fare nostro: investire in grandi sogni e puntare sulla Space Economy per risolvere anche i problemi di tutti i giorni.

Spazio Blog è la nuova sezione di Astrospace che dà spazio a interventi di professionisti ed esperti, per discutere di spazio, di Space Economy e di esplorazione spaziale.

Tags: EuropaItaliaSpace Economy

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