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Farfarout è ufficialmente l’oggetto più lontano del sistema solare mai osservato

Stefano Piccin di Stefano Piccin
Febbraio 12, 2021
in Astronomia e astrofisica, Esplorazione spaziale, News
Un render artistico di come potrebbe essere Farfarout, a 132 UA dal Sole. Credits: NOIRLab/NSF/AURA/J. da Silva

Un render artistico di come potrebbe essere Farfarout, a 132 UA dal Sole. Credits: NOIRLab/NSF/AURA/J. da Silva

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Nel 2018, alcuni astronomi del Subaru Telescope, situato alle Hawaii, scoprirono un piccolo oggetto in orbita attorno al Sole, e molto distante. Lo chiamarono Farfarout (Far Far Out si può tradurre come “molto lontano”). Dopo averlo osservato, servivano però molte altre misurazioni per comprendere appieno la sua orbita, e misurare con precisione la sua distanza dal Sole. Grazie a nuovi dati ottenuti anche al Gemini Observatory è arrivata la conferma: Farfarout è ufficialmente l’oggetto più lontano dal sistema solare mai scoperto. 

Scott Sheppard, della Carnegie Institution for Science e la sua squadra hanno effettuato le misurazioni con il telescopio Gemini North, anch’esso situato alle Hawaii, e confermato che l’orbita di Farfarout è in media ampia 132 Unità Astronomiche. Questo vuol dire che l’oggetto si trova 132 volte (in media) più lontano della Terra dal Sole. Il nostro pianeta dista infatti 150 milioni di km dalla nostra Stella (in media), distanza che viene utilizzata come parametro, e chiamata quindi Unità Astronomica (1 AU= 149 597870700 metri). Per paragone, Plutone si trova a circa 39 UA, in media.

Le dimensioni di questo oggetto, stimate per ora in 400 km di diametro, lo pongono al limite per essere considerato un pianeta nano, come Plutone.

Immagine di Farfarout (2018 AG37) scatta dal Subaru Telescope il 16 gennaio 2018. Credits: S. Sheppard
Immagine di Farfarout (2018 AG37) scatta dal Subaru Telescope il 16 gennaio 2018. Credits: S. Sheppard

L’orbita di Farfarout

Nonostante sia il più lontano oggetto del sistema solare, Farfarout ha un’orbita grandemente ellittica. Questo vuol dire che nella sua zona più vicina al Sole, si avvicina fino a 27 UA, quando si trova all’afelio, è invece distante 175 UA. Quando si trova al perielio è talmente vicino da trovarsi perfino all’interno dell’orbita di Nettuno. Secondo gli astronomi, dev’essere stato proprio il gigante gassoso a gettare Farfarout nel Sistema Solare esterno, attraverso una fionda gravitazionale.

Il piccolo asteroide dovrebbe ripetere l’esperienza, interagendo nuovamente con il pianeta in futuro. Le loro orbite sono infatti ancora particolarmente intersecate. Attualmente, Farfarout impiega circa 1000 anni a compiere un giro completo attorno al Sole. Se mai gli ricapiterà di interagire con Nettuno, sarà fra parecchi milioni di anni. Per ora, l’Unione Astronomica Internazionale (IAU) lo ha designato come 2018 AG37, in attesa di trovare un nome ufficiale dopo che saranno state effettuate nuove misurazioni.

In questa illustrazione sono rappresentate le distanze dei pianeti (in verde) di alcuni pianeti nani (in giallo), di alcuni candidati ad essere dei pianeti nani (in arancione) e di Farfarout (in rosso). Credits: NOIRLab/NSF/AURA/J. da Silva
In questa illustrazione sono rappresentate le distanze dei pianeti (in verde) di alcuni pianeti nani (in giallo), di alcuni candidati ad essere dei pianeti nani (in arancione) e di Farfarout (in rosso). Credits: NOIRLab/NSF/AURA/J. da Silva

Un sistema solare esterno sempre più affollato

Dopo l’orbita di Nettuno, si trova una zona del sistema solare affollata di oggetti, troppo piccoli per essere dei pianeti. Viene chiamata Fascia di Kuiper, e il suo più famoso abitante è proprio Plutone. Attualmente si stima che possa ospitare circa 100000 oggetti con un diametro superiore ai 100 km, ma solo poco più di 1000 sono stati scoperti. La fascia di Kuiper si estende fino a circa 50 UA, e Farfarout ne sarebbe quindi escluso, spingendosi ben oltre.

Il suo studio e la sua scoperta permette però di comprendere anche come si comportano gli oggetti in questa zona. Secondo Sheppard, all’esterno della fascia di Kuiper potrebbero esserci molti oggetti delle dimensioni di pianeti nani, troppo poco luminosi per essere scoperti. Sempre secondo Sheppard, i recenti progressi tecnologici nelle fotocamere poste sui telescopi, che hanno permesso di scoprire e studiare Farfarout permetteranno presto anche di scoprirne di nuovi.

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Tags: FarfaroutFascia di KuiperKuiperNettunopianetaSistema solare

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