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Rocket Lab porta in orbita il primo satellite della costellazione StriX di Synspective

Damiano Faro di Damiano Faro
Dicembre 15, 2020
in News, Rocket Lab, Satelliti, Space economy
Partenza Electron della missione 17

Partenza Electron della missione 17

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Si è appena conclusa con successo la missione The Owl’s Night Begins, che rappresenta il lancio numero 17 dell’Electron di Rocket Lab. Il razzo, partito alle 11:09 italiane dal Launch Complex 1 della penisola di Mahia in Nuova Zelanda, ha portato in orbita eliosincrona un satellite dell’azienda giapponese Synspective. A differenza dell’ultima missione, questa volta non è stato tentato il rientro controllato del primo stadio.

L’Electron ha messo in orbita il primo di una serie di satelliti SAR per l’Earth-imaging della Synspective, lo StriX-α. La tecnologia SAR (Synthetic Aperture Radar) invia segnali microonde dal satellite alla Terra, dal segnale riflesso viene poi creata un’immagine dell’area osservata. Questo tipo di osservazione consente un monitoraggio costante anche in condizioni meteorologiche avverse, quando invece le osservazioni ottiche non sono efficaci. In particolare, i satelliti StriX della Synspective utilizzano la banda X per un monitoraggio più accurato. Questo tipo di osservazione è ideale per il controllo di città ed infrastrutture particolari, obbiettivi principali dell’azienda giapponese.

Una delle principali caratteristiche del radar SAR è la tecnologia “InSAR”, in grado di rilevare spostamenti millimetrici della superficie terreste. Si tratta di un metodo per misurare le variazioni del terreno senza apparecchiature di terra, in modo da poterne osservare il cedimento e altri cambiamenti. L’InSAR quindi è ideale per le osservazioni delle città. Synspective sfrutta questa tecnologia all’interno del servizio “Land Displacement Monitoring”.

Synspective StriX-α
Un render del satellite StriX-α durante le osservazioni, in grado di superare qualsiasi condizione climatica. Credits: Synspective.

Il primo Electron aggiornato.

Rocket Lab ha utilizzato per la prima volta un fairing più grande a causa del corpo largo del satellite. Questa è una delle tante innovazioni che ha introdotto Rocket Lab nell’Electron. Una di queste è anche l’aggiornamento delle batterie del vettore. Queste alimentano le turbopompe che pressurizzano il carburante da immettere dei motori, sia nel primo stadio che nel secondo. L’aggiornamento delle batterie ha permesso anche di alleggerire il peso e quindi di aumentare il carico utile fino a 300 kg, contro i precedenti 225 kg.

A metà missione il Kick Stage ha eseguito anche una manovra per evitare l’esposizione anticipata alla radiazione solare del satellite. Un’altra piccola novità di questo lancio. Mentre StriX-α è già in orbita, Synspective si prepara al lancio del futuro StriX-β nel 2021, con una varietà di aggiornamenti rispetto al suo predecessore.

Electron fairing missione 17 StriX-α
Confronto fra i fairing della missione 16 e la missione 17 dell’Electron. Credits: Rocket Lab.

Nuova missione ma niente recupero

Nonostante il successo del primo recupero di un Electron con la missione numero 16 “Return to Sender”, Rocket Lab ha deciso di non riprovarci. Si è trattato di una pietra miliare e di un risultato importantissimo per l’azienda di Peter Beck, che presto vedrà un Electron al secondo utilizzo, ma per ora ci sono ancora molte cose da studiare e sistemare. Il primo stadio della missione 16, dopo aver passato la parte più critica, cioè il rientro in atmosfera, è stato recuperato dalla superficie marina dove aveva impattato con una velocità di 9 m/s (invece dei 10 m/s ipotizzati) e poi issato a bordo dal “recovery vessel” per essere riportato al “production complex” di Rocket Lab per le ispezioni.

Il razzo ha retto molto bene a tutti gli stress a cui è stato sottoposto. La struttura in carbonio composito era completamente intatta, mentre lo scudo termico ha subito qualche danno a causa del calore dovuto al rientro. Grazie ai dati ottenuti, il team di Rocket Lab ha già iniziato a lavorare agli aggiornamenti per i futuri recuperi. Nonostante l’intento dell’azienda neozelandese sia la cattura al volo grazie all’utilizzo di un elicottero, per il 2021 è prevista una seconda missione di recupero con splashdown. Questo è dovuto al fatto che i tecnici vogliono prima delle conferme dei dati ottenuti prima di passare alla face successiva del processo di rientro e recupero.

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Tags: ElectronRocket LabSAR

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