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| On 3 anni ago

E’ fallito l’ultimo tentativo di riparare la perdita d’aria a bordo della ISS

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Proprio durante i 22 anni dalla messa in orbita del primo modulo della Stazione Spaziale Internazionale iniziano (o meglio continuano) a manifestarsi problemi nell’avamposto umano nello spazio.

Il 17 novembre l’equipaggio della ISS ha cercato nuovamente di riparare la crepa nel modulo russo Zvezda con un nuovo dispositivo costituito da un disco in gomma e alluminio. Il cosmonauta Sergei Ryzhikov ha rimosso il nastro Kapton temporaneo dalla fessura nella camera intermedia del modulo Zvezda e ha sgrassato la superficie con un tovagliolo di alcol.  Successivamente ha provato ad attaccare il cerotto sulla fessura, allineandolo dal centro ai bordi in modo che non ci fossero pieghe e bolle d’aria.

Tuttavia, secondo le ultime comunicazioni pervenute il nuovo “cerotto” non ha aiutato ad eliminare la perdita d’aria. Mercoledì 18 novembre l’equipaggio ha chiuso il portello della camera intermedia del modulo, dove si trova la fessura, per verificarne la tenuta. La notte successiva il portello è stato riaperto e nel pomeriggio Ryzhikov ha riferito che la pressione nel compartimento “che perde” era scesa da 736 a 685 millimetri di mercurio.

La posizione del modulo Zveda, sulla sinistra, attraccato al quale si trova una capsula di rifornimento Progress, sempre a sinistra. Credits: NASA/Roscosmos

La “storia” della perdita

Per dovere di cronaca occorre specificare che si conosce l’esistenza di una perdita di pressione nella ISS dal giugno 2019 e successive ricerche hanno potuto restringere le ricerche al modulo russo Zvezda. Una volta individuata l’area di ricerca si è proceduto a studiare il modulo da cima a fondo. Si tratta di un foro di dimensioni molto ridotte e questo ha complicato non poco le attività. Sono stati utilizzati diversi approcci dai più classici ai più “fantasiosi”. E’ stato uno di questi ultimi a dare i risultati più promettenti. Sembra che uno dei cosmonauti a bordo della ISS abbia osservato una bustina di tè muoversi verso uno dei punti sospetti (nella zona di attracco del modulo Zvezda). La zona sembra essere quella in cui si trovava l’apparecchiatura del sistema di comunicazione a banda larga.

Una volta localizzato il punto dove si trovava la perdita, l’equipaggio ha poi rattoppato la crepa utilizzando del nastro Kapton. Quest’ultimo è progettato per essere in grado di rimanere stabile e appiccicoso in un’ampia gamma di temperature, perfino nello zero quasi assoluto dello spazio. Tuttavia, questa soluzione era temporanea ed è stato necessario trovare una soluzione il più possibile definitiva e funzionale.

I tre moduli Unity (in alto), Zarja (al centro) e Zvezda (in basso). Foto fatte dall’equipaggio della missione STS-106 nel 2000. Cr: NASA

La soluzione trovata, un cerotto in gomma ed alluminio, se pur promettente non ha affatto risolto il problema. Zvezda continua a perdere pressione, se pur a ritmi non preoccupanti per il normale svolgimento delle attività a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Saranno gli anni?

Il modulo Zvezda è in orbita da ormai più di 20 anni. È stato infatti il terzo modulo dell’intera ISS ad essere assemblato ed è un elemento chiave nel segmento russo. Negli ultimi anni sembra che stia iniziando ad accusare qualche problema di “vecchiaia” e questo non fa altro che alimentare la discussione sul futuro della ISS.

I problemi manifestati su Zvezda potrebbero riproporsi anche in altre aree (magari datate) della stazione spaziale? Probabilisticamente non si può escludere, ma è anche vero che l’avamposto umano nello spazio è oggetto di una continua e intensa attività di manutenzione che dovrebbe scongiurare questi rischi. Una di queste manutenzioni è stata fatta proprio due giorni fa, quando i due cosmonauti sono usciti dalla ISS. Lo hanno fatto testando il portellone del modulo Poisk, che non veniva aperto da 11 anni.

Se la perdita verrà mai riparata definitivamente rimane una domanda senza risposta. Non ci resta che seguire questa storia augurando all’equipaggio attuale di riuscire in quella che sembra essere diventata una vera impresa.

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