• AstroSpace.it
  • Collabora
  • La redazione
  • Privacy Policy
  • Astrospace Shop
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
  • Login
  • Registrati
AstroSpace
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Scienza
    • Astronomia e astrofisica
    • Fisica
  • Rubriche
    • Astrospace Newsletter
    • Le guide di Astrospace
    • Cronache marziane
    • Leggere lo Spazio
    • I progressi di Starship
    • Spazio d’Oriente
    • Interviste
  • Spazio Italiano
    • Spazio Blog
ORBIT
Shop
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Scienza
    • Astronomia e astrofisica
    • Fisica
  • Rubriche
    • Astrospace Newsletter
    • Le guide di Astrospace
    • Cronache marziane
    • Leggere lo Spazio
    • I progressi di Starship
    • Spazio d’Oriente
    • Interviste
  • Spazio Italiano
    • Spazio Blog
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
AstroSpace
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati

E’ arrivata una soluzione alla forma di Arrokoth?

Stefano Piccin di Stefano Piccin
Ottobre 7, 2020
in Astronomia e astrofisica, Esplorazione spaziale, News
Arrokoth Ultima Thule New Horizon

Ultima Thule fotografato da New Horizon. Pochi mesi fa la NASA ha ufficializzato il cambio di nome del corpo celeste in Arrokoth che significa Cielo in lingua Powhatan

Condividi su FacebookTweet

Arrokoth è attualmente l’oggetto più lontano dalla nostra Terra mai osservato da vicino con una sonda spaziale. L’asteroide transnettuniano, anche chiamato Ultima Thule, è stato raggiunto dalla sonda New Horizon il 1 gennaio del 2019. Secondo un nuovo studio pubblicato il 5 ottobre su Nature Astronomy, la forma bizzarra di Arrokoth non si è solo originata dallo scontro di più oggetti, ma l’appiattimento è dovuto ad un’evoluzione costante durante i primi 100 milioni di anni di vita del corpo celeste.

Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze e del Max Planck Institute for Solar System Research (MPS) e rappresenta un importante passo in avanti nella comprensione di questi oggetti, lontani e poco conosciuti. Oltre l’orbita di Nettuno si trovano infatti centinaia di questi corpi, asteroidi comete e planetoidi, che formano la cosiddetta Fascia di Kuiper.

Attualmente ne sono stati osservati circa 1000 all’interno di questa fascia, che si estende da circa 20 Unità Astronomiche, una distanza equivalente all’orbita di Nettuno, fino a 50 Unità Astronomiche, equivalenti a circa 7.5 miliardi di km dal Sole. Gli astronomi stimano però che potrebbero esserci fino a 100 000 oggetti con diametro superiore ai 100 km nella fascia di Kuiper.

La sonda New Horizon è stata la prima a restituirci delle immagini, prima di Plutone e Caronte, la sua luna principale, e ora di Arrokoth. Quando si osservarono le prime immagini fece abbastanza scalpore la sua forma particolare, formata da due lobi in contatto, ma particolarmente piatti. Questa forma si era già osservata in alcune comete, ma mai con le due parti così appiattite.

Come si è formato questo piatto pupazzo di neve?

Arrokoth Ultima Thule New Horizon
L’evoluzione della variazione di forma di Arrokoth. Il modello è derivato dalle osservazioni di New Horizon Credits: © PMO/MPS

“Ci piace pensare alla fascia di Kuiper come una regione in cui il tempo si è più o meno fermato dalla nascita del Sistema Solare”, spiega Ladislav Rezac del MPS, uno dei due responsabili dello studio. Ormai era infatti credenza comune che i corpi della fascia di Kuiper sono congelati e immutati da miliardi di anni. Se allora Arrokoth si è formato nei primi anni del sistema solare per l’addensarsi di corpi e detriti più piccoli, il che sarebbe la teoria corrente, non si spiega la sua forma piatta. In più, dalle foto di New Horizon, non si notano molti crateri sulla superficie, segno che questa ha un continuo riciclo (continuo nell’ordine di milioni di anni).

L’ipotesi emersa dai modelli e dalle analisi di questo nuovo studio, è che Arrokoth abbia perso gran parte dei propri gas volatili precedentemente congelati. Durante la sua formazione, gas come monossido di carbonio e  metano devono essersi congelati sulla superficie. Poi, dopo essersi dispersa la nebulosa di detriti, il sole ha iniziato ad irradiare la superficie.

Questo irradiamento per Arrokoth è particolare, in quanto il suo asse di rotazione è praticamente parallelo al suo piano orbitale. In più, durante la sua orbita solare di 298 anni, per metà del tempo una sola faccia è costantemente esposta al sole.

La soluzione (?)

Tutto questo ha fatto in modo che i poli di Arrokoth siano scaldati maggiormente dell’equatore e che tutti gas volatili sfuggano proprio da lì. La perdita di questi gas ha comportato quindi una diminuzione della massa e un conseguente appiattimento della superficie. Questo processo deve essere avvenuto presto, entro i primi 100 milioni di anni di vita di Arrokoth.

L’articolo completo: Sublimation as an effective mechanism for flattened lobes of (486958) Arrokoth.

Continua a seguire Astrospace.it sul canale Telegram, sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram. Non perderti nessuno dei nostri articoli e aggiornamenti sul settore aerospaziale e dell’esplorazione dello spazio.

Tags: ArrokothNew HorizonPlutone

Potrebbe interessarti anche questo:

Una fotografia ad alta risoluzione di Caronte, la luna più grande di Plutone, elaborata dai dati raccolti dagli strumenti della sonda New Horizon. Crediti: NASA / Johns Hopkins APL / SwRI

Una nuova spiegazione per la colorazione rossastra della calotta di Caronte

Giugno 29, 2022
Superifice Marte

Come sarebbe camminare sulla superficie di un altro pianeta del Sistema Solare?

Maggio 29, 2022
Hubble Ultra Deep Field (HUDF)

Nuove misure dello spazio interstellare confermano i dati della Voyager 2 del 2001

Novembre 1, 2020
Cinque anni fa il primo incontro con Plutone

Cinque anni fa il primo incontro con Plutone

Luglio 14, 2020
Plutone

Un nuovo futuro per la debole atmosfera di Plutone

Maggio 13, 2020
Prossimo Post
Rideshare SpaceX

L'esercito americano potrebbe usare Starship per spostare merci sulla Terra

Il cratere Daedalus

Non tutta la regolite lunare arriva da dove ci aspettavamo

Gli articoli più letti della settimana

  • Immagine simulata del campo profondo di Roman che contiene centinaia di migliaia di galassie, rappresentando solo l'1,3 percento dell'indagine totale, che a sua volta è solo l'1 percento dell'indagine pianificata da Roman. Le galassie sono codificate a colori: quelle più rosse sono più lontane e quelle più bianche sono più vicine. Credits: M. Troxel e Caltech-IPAC/R. Male

    Ecco i risultati delle ultime simulazioni su cosa potrà fare il Roman Space Telescope

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • Problemi in orbita per i primi Starlink V2 Mini

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • Nei campioni dell’asteroide Ryugu c’è una molecola di RNA uracile

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • Una semplice spiegazione alla strana orbita di ‘Oumuamua

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0

Segui AstroSpace.it anche in:

Telegram LinkedIn Twitter Youtube

I nostri ultimi approfondimenti

James Webb e pianeti extrasolari: l’epic fail dell’IA

James Webb e pianeti extrasolari: l’epic fail dell’IA

Marzo 21, 2023
Immagine simulata del campo profondo di Roman che contiene centinaia di migliaia di galassie, rappresentando solo l'1,3 percento dell'indagine totale, che a sua volta è solo l'1 percento dell'indagine pianificata da Roman. Le galassie sono codificate a colori: quelle più rosse sono più lontane e quelle più bianche sono più vicine. Credits: M. Troxel e Caltech-IPAC/R. Male

Ecco i risultati delle ultime simulazioni su cosa potrà fare il Roman Space Telescope

Marzo 20, 2023
GuoWang, l’anti Starlink cinese da 13000 satelliti

GuoWang, l’anti Starlink cinese da 13000 satelliti

Marzo 14, 2023


News e approfondimenti di Astronautica e Aerospazio. Astrospace.it è pubblicato da Astrospace Srl.

info@astrospace.it 
www.astrospace.it

P.IVA: 04589880162

  • Privacy Policy
  • AstroSpace.it
  • Collabora
  • La redazione
  • Feed RSS
  • Newsletter

Abbonati

Entra in Astrospace Orbit per leggere gli articoli Premium di AstroSpace

ISCRIVITI ORA

©2022 Astrospace.it

Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Scienza
    • Astronomia e astrofisica
    • Fisica
  • Rubriche
    • Astrospace Newsletter
    • Le guide di Astrospace
    • Cronache marziane
    • Leggere lo Spazio
    • I progressi di Starship
    • Spazio d’Oriente
    • Interviste
  • Spazio Italiano
    • Spazio Blog
Orbit
Shop
  • Login
  • Registrati
  • Carrello

© 2022 Astrospace.it Info@astrospace.it - News e approfondimenti di astronautica e aerospazio. Astrospace.it è pubblicato da Astrospace srl P.IVA: 04589880162

Bentornato!

o

Accedi al tuo account qui sotto:

Password dimenticata? Registrati

Crea un Nuovo Account

o

Compila il modulo per registrarti

Acconsento ai termini di trattamento della Privacy.
Tutti i campi sono obbligatori. Accedi

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.

Accedi
Sei sicuro di voler sbloccare questo post?
Sblocca a sinistra : 0
Sei sicuro di voler annullare l'abbonamento?