Arrokoth è attualmente l’oggetto più lontano dalla nostra Terra mai osservato da vicino con una sonda spaziale. L’asteroide transnettuniano, anche chiamato Ultima Thule, è stato raggiunto dalla sonda New Horizon il 1 gennaio del 2019. Secondo un nuovo studio pubblicato il 5 ottobre su Nature Astronomy, la forma bizzarra di Arrokoth non si è solo originata dallo scontro di più oggetti, ma l’appiattimento è dovuto ad un’evoluzione costante durante i primi 100 milioni di anni di vita del corpo celeste.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze e del Max Planck Institute for Solar System Research (MPS) e rappresenta un importante passo in avanti nella comprensione di questi oggetti, lontani e poco conosciuti. Oltre l’orbita di Nettuno si trovano infatti centinaia di questi corpi, asteroidi comete e planetoidi, che formano la cosiddetta Fascia di Kuiper.
Attualmente ne sono stati osservati circa 1000 all’interno di questa fascia, che si estende da circa 20 Unità Astronomiche, una distanza equivalente all’orbita di Nettuno, fino a 50 Unità Astronomiche, equivalenti a circa 7.5 miliardi di km dal Sole. Gli astronomi stimano però che potrebbero esserci fino a 100 000 oggetti con diametro superiore ai 100 km nella fascia di Kuiper.
La sonda New Horizon è stata la prima a restituirci delle immagini, prima di Plutone e Caronte, la sua luna principale, e ora di Arrokoth. Quando si osservarono le prime immagini fece abbastanza scalpore la sua forma particolare, formata da due lobi in contatto, ma particolarmente piatti. Questa forma si era già osservata in alcune comete, ma mai con le due parti così appiattite.
Come si è formato questo piatto pupazzo di neve?
“Ci piace pensare alla fascia di Kuiper come una regione in cui il tempo si è più o meno fermato dalla nascita del Sistema Solare”, spiega Ladislav Rezac del MPS, uno dei due responsabili dello studio. Ormai era infatti credenza comune che i corpi della fascia di Kuiper sono congelati e immutati da miliardi di anni. Se allora Arrokoth si è formato nei primi anni del sistema solare per l’addensarsi di corpi e detriti più piccoli, il che sarebbe la teoria corrente, non si spiega la sua forma piatta. In più, dalle foto di New Horizon, non si notano molti crateri sulla superficie, segno che questa ha un continuo riciclo (continuo nell’ordine di milioni di anni).
L’ipotesi emersa dai modelli e dalle analisi di questo nuovo studio, è che Arrokoth abbia perso gran parte dei propri gas volatili precedentemente congelati. Durante la sua formazione, gas come monossido di carbonio e metano devono essersi congelati sulla superficie. Poi, dopo essersi dispersa la nebulosa di detriti, il sole ha iniziato ad irradiare la superficie.
Questo irradiamento per Arrokoth è particolare, in quanto il suo asse di rotazione è praticamente parallelo al suo piano orbitale. In più, durante la sua orbita solare di 298 anni, per metà del tempo una sola faccia è costantemente esposta al sole.
La soluzione (?)
Tutto questo ha fatto in modo che i poli di Arrokoth siano scaldati maggiormente dell’equatore e che tutti gas volatili sfuggano proprio da lì. La perdita di questi gas ha comportato quindi una diminuzione della massa e un conseguente appiattimento della superficie. Questo processo deve essere avvenuto presto, entro i primi 100 milioni di anni di vita di Arrokoth.
L’articolo completo: Sublimation as an effective mechanism for flattened lobes of (486958) Arrokoth.
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