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Le prime foto del Project Jarvis di Blue Origin: un secondo stadio riutilizzabile per il New Glenn

Stefano Piccin di Stefano Piccin
Agosto 25, 2021
in Blue Origin, News, Space economy
Il serbatoio di prova del Project Jarvis alla rampa LC36 di Blue Origin. Credits: Trevor Mahlmann per Ars Technica.

Il serbatoio di prova del Project Jarvis alla rampa LC36 di Blue Origin. Credits: Trevor Mahlmann per Ars Technica.

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Il New Glenn è il razzo attualmente in sviluppo da Blue Origin. Un vettore pesante, con un diametro di sette metri e la capacità di portare 45 tonnellate di carico utile in orbita terrestre bassa. Project Jarvis è un progetto segreto, del quale l’azienda non ha mai parlato pubblicamente. L’obbiettivo è la costruzione di un secondo stadio per il New Glenn in acciaio inossidabile (lo stesso materiale di Starship) che possa anche essere uno stadio riutilizzabile.

New Glenn, nella sua versione attuale, avrà solo un primo stadio riutilizzabile, in grado di rientrare a Terra sia allo spazioporto, sia su una nave nell’oceano. L’intero vettore, inoltre, è attualmente costruito in una lega di alluminio. Il primo lancio è però continuamente rimandato, e dopo che Blue Origin non è stata scelta per il lancio di missioni militari a fine 2020, il primo volo è stato rimandato, alla fine del 2022.

Project Jarvis

Le foto del primo prototipo del Project Jarvis sono state scattate da Trevor Mahlmann e diffuse da Ars Technica. Martedì 24 agosto, allo stabilimento di Blue Origin situato alla rampa LC-36 di Cape Canaveral, è stato infatti spostato un serbatoio di acciaio. Questo serbatoio, secondo una fonte interna a Blue Origin, sarà sottoposto a test di pressurizzazione già a partire da settembre.

L’obbiettivo di Project Jarvis è costruire un secondo stadio, che oltre ad essere riutilizzabile sia decisamente più conveniente. L’acciaio inossidabile presenta infatti un costo minore, che può diminuire anche di 10 volte rispetto alle fibre di carbonio, anche se ne aumenta il peso fino a 5 volte. Sempre secondo Ars Technica, se il progetto dovesse continuare, si prevede che questo secondo stadio sia implementato successivamente, forse a partire dal 2025. Inizialmente il secondo stadio del New Glenn sarà quindi quello standard. Ridurre il costo di questa componente è fondamentale per il proseguimento del New Glenn. Il secondo stadio è infatti una delle parti più costose dell’intero razzo, complice ovviamente il non essere riutilizzabile. Rientrando in modo distruttivo in atmosfera, tutte le componenti vengono distrutte, compresi i motori BE3-U del secondo stadio, particolarmente costosi.

Il fatto che Project Jarvis sia nato a Maggio del 2021 può essere inoltre un altro esempio di quanto importante sia diventato il costo di lancio del New Glenn. Con la perdita dei contratti militari a fine 2020, il razzo di Blue Origin dovrà guadagnarsi un posto nell’affollato mercato dei lanciatori commerciali, confrontandosi ovviamente con i razzi di SpaceX, Starship compresa.

La rampa LC36 di Blue Origin. Credits: Trevor Mahlmann per Ars Technica.
La rampa LC36 di Blue Origin. Credits: Trevor Mahlmann per Ars Technica.

La scelta di Jeff Bezos

Sempre in base a quando dichiarato da Ars Technica in un precedente articolo, la nascita di Project Jarvis è stata voluta da Jeff Bezos in persona. Inoltre, Bezos ha voluto separare il progetto dalla linea di produzione del New Glenn. Questo è stato fatto sicuramente per non rallentare ancora la produzione del primo vettore, ma anche per cercare un approccio gestionale diverso. In Blue Origin ormai è risaputo che i problemi organizzativi dei lavori e nella gestione dei vari progetti sono un grande problema. Bezos dovrebbe quindi aver dato quasi carta bianca ai membri del Project Jarvis, slegandoli dalla burocrazia del resto dell’azienda.

Tutto questo è stato fatto proprio dopo aver osservato i lavori di Starship a Starbase, dove ad inizio 2021 hanno dimostrato, con i primi voli e il primo atterraggio riuscito di Starship, che il loro approccio potrebbe essere veramente il migliore. Da qui la decisione di provare ad utilizzare l’acciaio inossidabile e una gestione più libera e orientata al testing continuo.

Sembra infatti che il Project Jarvis stia già procedendo molto più velocemente di tanti altri progetti in casa Blue Origin, nonostante sia nato solo qualche mese fa. Inoltre, una fonte interna di Blue Origin ha confermato che da quando Jeff Bezos è più impegnato nell’azienda sta spingendo molto nell’accelerare. “Jeff vuole enfatizzare pesantemente il ferociter nel nostro motto ora”. Questo ha detto la fonte riferendosi al Gradatim Ferociter (passo dopo passo, ferocemente) che è il motto di Blue Origin.

Render New Glenn
Render del New Glenn

Il rientro del secondo stadio

Una volta che il secondo stadio è stato progettato in acciaio inossidabile, la vera sfida sarà però sviluppare il sistema di rientro. Attualmente potrebbero essere tre le strade da intraprendere. In Blue Origin un team separato sta lavorando a questi tre approcci, che si potrebbero adattare al secondo stadio senza troppe modifiche. In questo modo i due team possono lavorare in parallelo, senza che uno aspetti l’altro.

Il primo approccio prevede l’uso di grandi ali e di uno scudo termico, riportando il secondo stadio a terra come se fosse uno spazioplano. Questo vuol dire che rientrerebbe in un aeroporto. L’approccio è sicuramente ambizioso, ma non tanto favorevole, dato che richiederebbe ali e hardware in più, con un conseguente grande aumento della massa dello stadio.

La seconda idea richiede l’uso di un motore aerospike, in modo da rallentare il rientro e che funga anche come scudo termico. Un approccio promettente ma che richiede la progettazione di un intero motore dal nulla.

Infine, l’approccio più promettente è simile al rientro di Starship, con delle piccole ali a fungere da flap e delle accensioni dei motori per rallentare e orientare la discesa.

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Tags: Blue OriginNew GlennProject Jarvis

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