Il 12 maggio, è stato presentato un report redatto dall’E.A.G.L.E. Team dal titolo Effective and Adaptive Governance for a Lunar Ecosystem. Un documento nel quale vengono racchiuse l’attuale situazione di regolamentazione dell’esplorazione lunare, ma non solo. Questo documento vuole essere un punto di partenza per aprire una discussione internazionale, anzi, globale, sulla nuova corsa alla Luna e la sua sostenibilità. Abbiamo contattato l’Avv. Antonino Salmeri, specializzato in diritto spaziale e fondatore dell’E.A.G.L.E. Team, per chiedergli di cosa tratta nel dettaglio questo report, a chi è rivolto, e quali sono i prossimi passi.
Avv. Antonino Salmeri, lei è il fondatore dell’E.A.G.L.E. Team. Come è nato questo gruppo e che forma ha?
L’E.A.G.L.E. Team è un gruppo nato all’interno di un’organizzazione chiamata SGAC (Space Generation Advisory Council), che per chi non lo conoscesse, è il più grande network di giovani space professional che esiste nel mondo, un’organizzazione incardinata all’interno delle Nazioni Unite. Lo scopo di SGAC è quello di essere un organismo con anche un ruolo consultivo per le Nazioni Unite, per facilitare la partecipazione delle nuove generazioni di tutto il mondo nello sviluppo dello spazio. È un’organizzazione non governativa e non profit, che ha lo scopo di associare tutti i giovani impegnati nello spazio, che ha appunto un unico limite, che è quello dell’età, cioè dai 18 ai 35 anni. Fermo restando che quelli più grandi rimangono all’interno dello sgac come alumni o advisor.
SGAC al suo interno è divisa in settori orizzontali e verticali. A livello verticale dispone di un’organizzazione che si radica nel territorio di tutto il mondo per organizzare eventi. Ogni anno, ad esempio, SGAC organizza centinaia di incontri, che man mano si concentrano in eventi sempre più grandi, a livello europeo e internazionale. In orizzontale, si lavora trasversalmente su determinati topic, divisi in Project Group focalizzati su singoli argomenti. Oltre a questi ci sono gli Action Team, che non sono radicati sul territorio, ma allo stesso tempo non sono dei veri e propri Project Group, i quali hanno come caratteristica l’essere permanenti. I Project Group vengono costituiti e poi durano finché dura l’organizzazione o finché non ci sono gravi motivi per cui non si decide di chiuderlo.
L’action Team serve invece a focalizzarsi su alcuni specifici topic per un momento ben determinato, con la volontà di formare una determinata posizione di SGAC su certi argomenti.
Perché è nato l’E.A.G.L.E. Team?
L’anno scorso, quando ho preso la guida dello Space exploration Project group mi sono concentrato sempre di più sulle attività lunari e ho iniziato a coordinare ricerche anche di natura tecnica, creando un nuovo gruppo chiamato T.U.R.T.L.E.: Technical Unit Research for a Thriving Lunar Ecosystem. Attualmente il gruppo conta più di venti persone che lavorano agli aspetti tecnici dell’esplorazione lunare, che sono, ad esempio: dove/come selezionare i punti di landing sulla superficie, come produrre e distribuire energia, organizzare la logistica delle operazioni lunari, mitigare i rischi di interferenze nocive, ecc.
Mi sono reso conto che mancava un analogo che riflettesse sugli elementi di Policy, ed effettivamente nel mondo è cominciata una discussione sulle regolamentazioni delle attività lunari. Non della Luna in quanto tale, perché quegli aspetti naturalmente sono coperti dall’Outer Space Treaty. È importante chiarire che il nostro lavoro si basa proprio sui principi fondamentali del diritto internazionale. Al tempo stesso, quale deve essere la regolamentazione specifica delle varie attività lunari, come coordinarle, come gestire le risorse, questo il diritto internazionale non ce lo dice. L’anno scorso sono iniziate le discussioni per trovare queste regole, e mi sono reso conto che mancava la prospettiva delle giovani generazioni, il che mi è sembrato assurdo visto che l’obbiettivo è quello di sviluppare la Luna in maniera sostenibile.
La sostenibilità, se tu ci pensi cosa vuol dire? Vuol dire essere in grado di trasmettere la Luna, come risorsa e come luogo di attività, alle nuove generazioni. Sostenibilità vuol dire intergenerazionalità. E quindi che la gente si riunisca a parlare di sostenibilità lunare senza che ci sia al tavolo qualcuno che effettivamente quello sviluppo sostenibile dovrà ereditarlo, mi è sembrato assurdo o comunque sbagliato. C’era quindi un gap che bisognava colmare, e devo dire che la comunità spaziale ha ricevuto il nostro ingresso nel dibattito con grande apprezzamento ed entusiasmo. Bastava quindi che qualcuno prendesse l’iniziativa.
La sostenibilità, se tu ci pensi cosa vuol dire? Vuol dire essere in grado di trasmettere la Luna, come risorsa e come luogo di attività, alle nuove generazioni. Sostenibilità vuol dire intergenerazionalità.
Quando è nato l’E.A.G.L.E. Team?
Nel maggio 2020 ho iniziato a parlare di questa necessità con i vertici dello SGAC e nel giugno del 2020 abbiamo deciso di costituire l’E.A.G.L.E. Team come un Action Team all’interno dell’organizzazione. Abbiamo iniziato allora a fare delle call, per trovare un gruppo ristretto di persone in grado di lavorare in modo operativo. A metà agosto abbiamo selezionato il team, composto da 14 membri, di 10 diverse nazioni, che rappresentano tutti i diversi profili che si occupano di spazio. Il nostro team è infatti composto da avvocati, ingegneri, scienziati, persone che fanno impresa, o comunque provenienti dal mondo business. Abbiamo quindi uno spettro completo di quelli che sono i settori del mondo spazio. Il primo settembre abbiamo iniziato poi a lavorare.
Come siete arrivati alla scrittura del Lunar Governance report?
Abbiamo lavorato essenzialmente in tre fasi. La prima si è svolta da settembre fino ai primi di febbraio, la parte di Interview. In questa fase ci siamo un po’ ispirati a quelle procedure che effettua il congresso degli USA quando deve decidere su determinate norme di policy. Per prima cosa si capisce un po’ qual è la situazione a livello concreto.
Abbiamo organizzato 21 di queste interviste, con lo scopo di ricevere degli input, per capire cosa i vari steakholder vogliono vedere in una governance lunare, quali sono le loro prospettive e priorità e capire in che modo tutto questo si può inserire nella nostra visione di nuove generazioni. Abbiamo parlato con le Agenzie spaziali, con le Università, le compagnie private, le organizzazioni non governative di carattere scientifico, proprio con lo scopo di mantenere una diversità più ampia possibile, anche geograficamente. Abbiamo parlato con enti americani, cinesi, australiani, giapponesi. Con queste interviste abbiamo formulato quelle che nel nostro report vengono evidenziate come Global Priorities.
Conclusa questa parte, da febbraio ad aprile abbiamo lavorato a raccogliere tutte le attuali regolamentazioni che coinvolgono l’esplorazione lunare. Oltre al diritto spaziale abbiamo preso ogni documento creato da enti e associazioni che negli anni si sono impegnati a realizzare norme e linee guida di questo tipo. Fra questi ovviamente abbiamo raccolto anche gli Artemis Accords. In questo modo abbiamo estratto e inserito nel nostro report quali sono gli elementi di consenso fra tutti i player coinvolti e quelli di dissenso. Una cosa che nessuno finora aveva fatto.
Oltre alla voce delle nuove generazioni mancava infatti qualcuno che cercasse di riconciliare le posizioni di tutti e trovare quali fossero gli elementi in concordanza. Ognuno se la discuteva un po’ per i fatti suoi in pratica. Ognuno si focalizza sulla cosa che vuole fare nello specifico. Mancava però una prospettiva che le mettesse insieme, per trovare se ci fossero cose in comune. Abbiamo cercato degli elementi per andare da ognuno di questi enti coinvolti e dire: guardate che su questo siete d’accordo con questi altri. Ci siamo poi resi conto che la maggior parte delle volte, dove c’è un disaccordo spesso c’è invece un fraintendimento.
Ci può fare un esempio di questi fraintendimenti?
Certamente. Ad esempio, uno dei motivi per cui al momento non si riesce a trovare un accordo sulle Safety Zone è che la gente con questo termine intende cose diverse. Ci sono molte persone che ritengono che in una Safety Zone ci sia il diritto prioritario di sfruttare determinate risorse. Non è così. Quelli che propongono il concetto delle Safety Zone, non lo collegano in alcun modo con lo sfruttamento delle risorse sottostanti. Il concetto di Safety Zone serve invece per il coordinamento. Se io sto lavorando in una determinata zona e tu vuoi venire ad operare nella stessa zona, c’è bisogno che noi ci coordiniamo. La luna è infatti un ambiente molto piccolo e delicato. Se io, per esempio, sto estraendo delle risorse al Polo Sud, e tu arrivi con una Starship e atterri ad un km da me, la polvere che sollevi finirà con il distruggere le mie ricerche.
Il senso, quindi, è: io sto facendo questa cosa. Coordinati con me e ne parliamo. Non c’è nessun discorso sul “io ho il diritto di stare qua e tu no”. Però questo è quello che è stato percepito da molti con il concetto di Safety Zone. Quindi con il nostro report abbiamo cercato non solo di dare la nostra prospettiva ma anche di chiarire alcune cose, sfruttando anche il fatto che Sgac è una piattaforma neutrale, senza interessi politici o di natura economica.
Il nostro obbiettivo non era quindi dare la ricetta perfetta di come fare le cose, ma dare un obbiettivo di metodo, un riferimento per gettare in modo ordinato le basi fondamentali con cui si possa costruire la regolamentazione lunare. Questo vuol dire anche a livello nazionale, perché non ci si può aspettare che già nelle prime fasi l’esplorazione lunare venga regolarizzata a livello internazionale, perché non ci sarebbe sufficiente responsività. È chiaro quindi che gli Stati avranno un ruolo fondamentale nel definire quella che viene chiamata normativa di dettaglio, ma un conto è se lo fanno partendo da una loro interpretazione unilaterale del diritto internazionale, un conto è se lo fanno partendo da una interpretazione condivisa che possa poi guidare le singole regolamentazioni.
A chi si rivolge il vostro lavoro?
Il nostro obbiettivo non era quindi dare la ricetta perfetta di come fare le cose, ma dare un obbiettivo di metodo, un riferimento per gettare in modo ordinato le basi fondamentali con cui si possa costruire la regolamentazione lunare.
Noi abbiamo un interlocutore principale che è l’UNCOPUOS (United Nations Committee on the Peaceful Uses of Outer Space). Questo per due motivi. Anzitutto perché l’obbiettivo primario dello SGAC è fornire l’opinione delle nuove generazioni alle Nazioni Unite. In secondo luogo, ci rivolgiamo al COPUOS perché questo è il Forum che crea il diritto spaziale internazionale. Una discussione sulla regolamentazione della Luna non può che essere condotta nel COPUOS che è il luogo dove ci sono 95 paesi rappresentati e ogni cosa che viene approvata è condivisa da tutti.
Noi però non parliamo solo a COPUOS. La luna è troppo importante per trasformarla in una discussione solo diplomatica, o peggio, politica. COPUOS ha ovviamente un ruolo importante, a livello normativo e di legittimità, ma questo non ne fa il centro del mondo. COPUOS è sicuramente l’unico luogo dove si possono prendere decisioni vincolanti per tutta la comunità internazionale ma deve essere integrato con discussioni più ampie che coinvolgano la comunità globale.
La Luna infatti ha un enorme rilevanza per tutta l’umanità. Dal punto di vista spirituale, sociale, culturale, scientifico, la Luna occupa un ruolo fondamentale per tutti noi. Non possiamo pensare che su argomenti del genere decidano tutto i diplomatici e gli altri rimangano a guardare, perché sarebbe assurdo. Ti faccio un esempio, che molto spesso non si tiene molto in considerazione. Ci sono comunità aborigene che venerano la Luna come una divinità. Queste persone hanno il diritto di per lo meno sapere cosa vogliamo fare della loro divinità? Se la Luna è la mia divinità, e scopro che c’è qualcuno che sta andando lì a scavare sulla faccia della mia divinità, non so se sarei troppo contento. Vorrei almeno delle garanzie, essere coinvolto e messo al corrente.
Dal punto di vista spirituale, sociale, culturale, scientifico, la Luna occupa un ruolo fondamentale per tutti noi.
Ecco, questo è il concetto di inclusivita, molto importante per le comunità che non sono rappresentate in sede di COPUOS. Il nostro documento è quindi una Call to Action per tutti quelli interessati all’argomento, invitandoli a presentare la loro opinione al COPUOS, in modo che vengano poi considerate tutte le prospettive. Vogliamo che tutti vengano coinvolti nelle discussioni sulla regolamentazione della Luna.
In questa videointervista l’Avv. Antonino Salmeri discute delle principali regolamentazioni sull’esplorazione lunare.
Quali sono i prossimi passi dell’E.A.G.L.E. Team dopo la creazione del Effective and Adaptive Governance for a Lunar Ecosystem?
Il nostro primo passo è stato informare tutti gli enti e tutte le persone che abbiamo coinvolto nella prima parte del nostro lavoro e con loro abbiamo condiviso il nostro report. L’obbiettivo adesso è di presentare il nostro report alla commissione legale del COPUOS che si riunirà a partire dal 31 maggio. Ora, ovviamente, noi ci teniamo molto a quello che abbiamo proposto, ma principalmente nella sostanza, non ci formalizziamo su uno specifico strumento o documento. Noi abbiamo fornito un esempio per concretizzare il tutto. Al COPUOS chiediamo di costituire anzitutto un nuovo agenda item per cominciare una discussione diplomatica sulla regolamentazione delle attività lunari, e successivamente creare un working group che possa focalizzare quella discussione verso l’approvazione di uno specifico documento.
Arrivare alla creazione di un working group è importante, perché tutti i documenti internazionali spaziali sono stati creati in questo modo. I tempi purtroppo sono lunghi, ed è per questo che il COPUOS è il nostro interlocutore primario ma non l’unico. Se per esempio si partisse quest’anno, il working group verrebbe costituito a giugno dell’anno prossimo e comincerebbe i lavori ad aprile del 2023. Nel frattempo, possiamo stare con le mani in mano? Ovviamente no, e per questo è importante continuare discussioni attorno e assieme al COPUOS, ma non al suo esterno.
A questo scopo stiamo presentando il nostro Report a tutti i membri della Space Comunity, per avere altri commenti, feedback, per cominciare una discussione che sia il più possibile inclusiva. Come parte fondamentale di questo processo, sollecitiamo tutti coloro che sono interessati a darci una mano a diventare “EAGLE Advocates”. A questi sostenitori chiediamo di partecipare diffondendo il nostro lavoro e dandosi da fare in prima persona nei loro rispettivi settori. L’utilizzo sostenibile della Luna è una cosa che riguarda tutta l’umanità, perciò noi incoraggiamo ogni persona che sia interessata a contattarci e lavorare insieme a noi verso un futuro lunare prospero e pacifico.
Il Report Effective and Adaptive Governance for a Lunar Ecosystem si può scaricare direttamente cliccando qui.