Il 24 aprile 1990, alle 12:33 UTC, lo Space Shuttle Discovery decollava dal Kennedy Space Center con a bordo uno dei carichi più attesi e significativi della storia dell’esplorazione spaziale: il telescopio spaziale Hubble. Frutto di una collaborazione tra NASA ed ESA, Hubble rappresentava all’epoca una delle imprese tecnologiche e scientifiche più ambiziose mai tentate. Il suo scopo era quello di superare i limiti dell’osservazione da terra, offrendo una vista libera dalle distorsioni dell’atmosfera terrestre. E quello che ne è seguito ha cambiato per sempre l’astronomia.
Oggi, a 35 anni dal lancio, Hubble ha ampiamente superato le aspettative iniziali. Doveva durare 15 anni, è operativo da più del doppio. È stato protagonista di cinque missioni di manutenzione e aggiornamento tra il 1993 e il 2009, durante le quali è stato progressivamente potenziato con nuovi strumenti. Ha fornito alcune delle immagini più iconiche dell’Universo. E ha contribuito in modo sostanziale a rivoluzionare la nostra comprensione del cosmo, dall’età dell’Universo all’espansione accelerata, fino all’identificazione e allo studio di pianeti extrasolari.
Oggi, purtroppo, la fine della missione è sempre più vicina. I suoi strumenti iniziano a mostrare i segni del tempo, la sua orbita sta progressivamente decadendo, uno solo dei suoi sei giroscopi è attivo. In assenza di ulteriori interventi tecnici, è molto probabile che Hubble cessi le sue operazioni entro la fine di questo decennio. Proprio ora che l’intero programma scientifico spaziale della NASA si trova in un momento abbastanza critico.
Il lancio di uno dei progetti spaziali più ambiziosi di sempre
Concepito fin dagli anni ’70 e frutto di una stretta collaborazione tra NASA ed ESA, Hubble rappresentava un salto di qualità tecnologico e scientifico senza precedenti. Costato circa 1.5 miliardi di dollari al momento del lancio, il telescopio aveva lo scopo di osservare l’Universo al di sopra dell’atmosfera terrestre, evitando le distorsioni che da terra limitano la risoluzione delle immagini astronomiche.
Hubble fu progettato per essere modulare e manutenibile in orbita: una caratteristica che avrebbe permesso di aggiornarlo nel tempo con nuove tecnologie. Questo design innovativo rese possibile l’esecuzione di cinque missioni di servizio effettuate tra il 1993 e il 2009, tutte a bordo dello Space Shuttle. Durante questi interventi, astronauti in attività extraveicolare sostituirono strumenti scientifici, computer di bordo, batterie e giroscopi, prolungando la vita utile del telescopio ben oltre le previsioni iniziali.

Dal punto di vista tecnico, Hubble è dotato di uno specchio primario di 2.4 metri di diametro, realizzato in vetro ultraleggero a bassa dilatazione termica. La sua suite di strumenti ha incluso nel tempo fotocamere, spettrografi e rilevatori sensibili alle lunghezze d’onda del visibile, dell’ultravioletto e del vicino infrarosso. Tra gli strumenti più celebri figurano la Wide Field Camera 3 (WFC3), installata nel 2009, e lo Advanced Camera for Surveys (ACS), che hanno permesso osservazioni ad alta risoluzione di oggetti distanti miliardi di anni luce.
(Quasi) 35 anni di scienza con Hubble
In 35 anni di attività, il telescopio spaziale Hubble ha effettuato quasi 1.7 milioni di osservazioni, analizzando circa 55 mila oggetti astronomici. Questi dati hanno portato alla pubblicazione di oltre 22 mila articoli scientifici sottoposti a peer review, con più di 1.3 milioni di citazioni, rendendo Hubble uno degli strumenti più prolifici nella storia dell’astronomia.
Il suo archivio dati supera i 400 terabyte, rappresentando una delle risorse più preziose per l’astrofisica moderna. Hubble ha permesso agli astronomi di osservare cambiamenti astronomici su scale temporali decennali, come la variabilità stagionale dei pianeti del Sistema Solare, getti di buchi neri che viaggiano a velocità prossime a quella della luce, convulsioni stellari, collisioni di asteroidi e l’espansione di bolle di supernova.
Grazie alla sua capacità di osservare nell’ultravioletto, nel visibile e nel vicino infrarosso, Hubble ha fornito immagini dettagliate di galassie lontane, nebulose e pianeti extrasolari, contribuendo in modo significativo alla cosmologia e all’astrofisica. Le sue osservazioni hanno permesso di determinare con maggiore precisione l’età dell’Universo, stimata in 13.8 miliardi di anni. E hanno fornito prove dell’espansione accelerata del cosmo, suggerendo l’esistenza dell’energia oscura.

Verso la fine della missione
Oggi, Hubble continua a essere uno degli osservatori più richiesti dalla comunità astronomica, con una domanda di tempo di osservazione che supera di sei volte la disponibilità. Tuttavia, dopo 35 anni di attività, il telescopio mostra segni di invecchiamento.
Nel 2009, durante l’ultima missione di manutenzione, furono installati sei nuovi giroscopi, essenziali per orientare con precisione il telescopio. Nel corso degli anni, tre di questi hanno cessato di funzionare, e nel 2024 un quarto ha iniziato a fornire dati errati, costringendo Hubble a entrare in modalità di sicurezza. Per garantire la continuità delle osservazioni, la NASA ha deciso di operare il telescopio utilizzando un solo giroscopio, mantenendo l’altro funzionante come riserva. Sebbene questa configurazione limiti la flessibilità e la rapidità di puntamento, Hubble può continuare a effettuare la maggior parte delle osservazioni scientifiche.
Un’altra sfida è rappresentata dal decadimento orbitale. Hubble orbita a circa 540 km di altitudine, ma l’attrito con l’atmosfera terrestre, amplificato dall’attività solare, provoca una lenta ma costante diminuzione dell’orbita. Senza interventi correttivi, il telescopio potrebbe rientrare nell’atmosfera tra il 2028 e il 2040. Per mitigare questo rischio, durante la missione di servizio del 2009 è stato installato un meccanismo di cattura morbida, progettato per facilitare un eventuale deorbitamento controllato da parte di una missione futura.
Nel 2022, la NASA e SpaceX hanno firmato un accordo per studiare la possibilità di una missione con la capsula Crew Dragon per rialzare l’orbita di Hubble e prolungarne la vita operativa. Tuttavia, nel 2024, la NASA ha deciso di non procedere con questa opzione, ritenendo che i rischi superassero i benefici.

Nonostante queste sfide, la NASA prevede che Hubble possa continuare a fornire dati scientifici preziosi almeno fino alla fine di questo decennio, lavorando in sinergia con altri osservatori spaziali come il James Webb Space Telescope.
L’incertezza del futuro scientifico nello spazio della NASA
Il futuro del telescopio spaziale Hubble si inserisce in un contesto più ampio di incertezza per la scienza spaziale statunitense. Proprio in queste settimane, l’amministrazione Trump ha proposto un taglio drastico al budget della NASA per la scienza, riducendolo da 7.5 miliardi a 3.9 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2026, pari a una diminuzione del 47%.
Questa riduzione del budget metterebbe a rischio numerose missioni scientifiche in fase avanzata, tra cui il Nancy Grace Roman Space Telescope, il principale erede scientifico di Hubble. Con un lancio attualmente previsto per il 2027, Roman è progettato per affrontare alcune delle domande più profonde dell’astrofisica contemporanea: dalla natura dell’energia oscura alla ricerca di pianeti extrasolari tramite microlensing gravitazionale.
Il Roman è dotato di uno specchio primario da 2.4 metri – lo stesso diametro di Hubble – ma con un campo visivo 100 volte più ampio. Il progetto ha già superato diverse revisioni tecniche critiche (Key Decision Points) e si trova attualmente nella fase finale di integrazione e test. Tuttavia, nonostante i progressi, i tagli proposti potrebbero comportare un rallentamento significativo dello sviluppo, una revisione degli obiettivi scientifici o addirittura una cancellazione del programma. Per una missione con obiettivi così strategici – e già in fase avanzata – il rischio di interruzione rappresenta un segnale preoccupante per il futuro della scienza spaziale statunitense, e mette in discussione la capacità della NASA di garantire continuità scientifica tra le generazioni di osservatori spaziali.
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