Il 27 marzo 2025, con un’operazione condotta dal centro ESOC dell’ESA a Darmstadt, in Germania, il satellite europeo Gaia è stato ufficialmente disattivato, segnando la conclusione di una delle missioni scientifiche più importanti degli ultimi decenni.
Dopo oltre 10 anni di operazioni nello spazio, Gaia è stato spostato dalla sua posizione in orbita attorno al punto lagrangiano L2 verso un’orbita di pensionamento stabile attorno al Sole, dove non interferirà con altre missioni future.
Il processo di spegnimento ha comportato la disattivazione dei sottosistemi principali, tra cui trasmettitori, ricevitori, strumenti scientifici e computer di bordo. Questo passaggio rappresenta la fine formale della missione operativa, che aveva già cessato le osservazioni scientifiche a gennaio 2025.

La missione Gaia
Lanciato il 19 dicembre 2013 con un razzo Soyuz dallo spazioporto europeo di Kourou, in Guyana Francese, Gaia aveva come obiettivo principale la realizzazione della mappa tridimensionale più completa e precisa della nostra Galassia, la Via Lattea. Con il rilevamento di posizione, distanza, movimento, luminosità e composizione chimica di quasi due miliardi di stelle, Gaia ha rivoluzionato l’astrofisica e la nostra comprensione dell’evoluzione galattica.
Durante la sua lunga operatività, Gaia ha esteso notevolmente i suoi obiettivi iniziali. I dati raccolti hanno permesso di identificare le tracce di antiche fusioni galattiche, di scoprire nuovi ammassi stellari. E di osservare inediti sistemi planetari, asteroidi, comete, quasar e galassie lontane. Le sue osservazioni sono state anche utilizzate per studiare la curvatura della luce dovuta alla relatività generale e migliorare i sistemi di riferimento celeste.
Nel corso della missione, Gaia ha subito vari aggiornamenti software da remoto ed è stata sottoposta a correzioni e ottimizzazioni continue da parte del team operativo. Questi interventi hanno permesso di superare la durata nominale di cinque anni prevista in fase di progettazione, estendendo le operazioni per oltre un decennio.
Di seguito, un render artistico della Via Lattea che incorpora i dati Gaia provenienti da una moltitudine di lavori dell’ultimo decennio. Credits: ESA/Gaia/DPAC, Stefan Payne-Wardenaar
Una fine che non è una fine
Dopo il termine delle osservazioni scientifiche, il team ESA ha avviato una serie di test tecnici a bordo per validare nuovi strumenti di controllo d’assetto e per raccogliere dati utili per future missioni. Una volta esaurite le attività di test, Gaia è stato gradualmente disattivato e trasferito su un’orbita eliocentrica. Il satellite continuerà a orbitare attorno al Sole per milioni di anni, senza costituire un pericolo per altre missioni o per la Terra.
Nonostante la fine delle operazioni, la missione Gaia non è conclusa dal punto di vista scientifico. I dati raccolti finora continueranno ad essere analizzati nei prossimi anni. Il prossimo rilascio ufficiale, denominato Data Release 4 (DR4), è previsto per la fine del 2026, mentre il catalogo finale, che comprenderà tutte le osservazioni effettuate fino al 2024, è atteso non prima del 2030.
La mole di dati già pubblicata ha generato centinaia di studi e continuerà ad alimentare ricerche in ambiti diversi, dall’evoluzione stellare alla cosmologia. Gaia ha tracciato la struttura dinamica della nostra Galassia con una precisione mai raggiunta prima, fornendo un riferimento fondamentale per le generazioni future di missioni astrometriche.
Con la disattivazione di Gaia, si conclude una fase storica dell’osservazione astrometrica spaziale europea, ma il suo contributo alla scienza continuerà ancora a lungo attraverso l’analisi dei dati e le pubblicazioni che ne seguiranno.