Utilizzando quattro anni di dati raccolti con il Very Large Telescope (VLT) dell’European Southern Observatory (ESO), gli astronomi hanno scoperto un pianeta in orbita attorno alla stella di Barnard, la stella singola più vicina al nostro Sole.
Il pianeta extrasolare, denominato Barnard b, ha almeno la metà della massa di Venere e su di esso, un anno dura poco più di tre giorni terrestri. Le osservazioni suggeriscono anche l’esistenza di altri tre candidati esopianeti, in varie orbite attorno alla stella.
A soli 6 anni luce di distanza dalla Terra, la stella di Barnard è il secondo sistema stellare più vicino dopo il gruppo di tre stelle di Alpha Centauri. A causa della sua vicinanza, è un obiettivo primario nella ricerca di esopianeti simili alla Terra. Fino a oggi non era ancora stato confermato alcun pianeta in orbita.
Le osservazioni con ESPRESSO
Per le osservazioni, i ricercatori hanno utilizzato ESPRESSO (Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanets and Stable Spectroscopic Observations), uno strumento altamente preciso progettato per misurare l’oscillazione di una stella causata dall’attrazione gravitazionale di uno o più pianeti orbitanti. Il consorzio ESPRESSO è lo sforzo collaborativo di Svizzera, Portogallo, Spagna e anche dell’Italia: importante è stata la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) all’ideazione e alla realizzazione del progetto.
La stella di Barnard, il cui nome scientifico è GJ 699, è uno degli obbiettivo principali delle osservazioni a tempo garantito di ESPRESSO, per la sua vicinanza al Sole, l’attività magnetica relativamente bassa e la possibilità di cercare pianeti simili alla terra nella sua zona abitabile.
È stata monitorata per quattro anni, da maggio 2019 a luglio 2023. Oltre a queste osservazioni, per trovare Barnard 2 gli scienziati hanno utilizzato anche i dati pubblici di altri strumenti specializzati nella caccia agli esopianeti: HARPS presso l’Osservatorio di La Silla, HARPS-N e CARMENES.
Ecco il pianeta Barnard b. E forse non è l’unico
I ricercatori hanno cercato segnali provenienti da possibili esopianeti all’interno della zona abitabile della stella di Barnard, ovvero la zona in cui può esistere acqua liquida sulla superficie del pianeta. Le nane rosse come la stella di Barnard sono target spesso usati dagli astronomi poiché i pianeti rocciosi di piccola massa sono più facili da rilevare lì che attorno a stelle più grandi, simili al Sole.
Proprio lì hanno trovato uno degli esopianeti di massa più bassa conosciuti e uno dei pochi conosciuti con una massa inferiore a quella della Terra. Questo mondo è 20 volte più vicino alla stella di Barnard di quanto lo sia Mercurio al Sole, e per questo orbita attorno alla sua stella in 3.15 giorni terrestri e ha una temperatura superficiale intorno ai 125 °C.
Proprio perché il pianeta è troppo vicino alla stella ospite, più vicino della zona abitabile, anche se la stella è circa 2500° più fredda del nostro Sole, fa troppo caldo per mantenere l’acqua liquida in superficie.
Il pianeta è stato chiamato “Barnard b” perché è pratica comune nominare gli esopianeti con il nome della loro stella ospite con l’aggiunta di una lettera minuscola, “b” che indica il primo pianeta conosciuto, “c” quello successivo e così via.
Oltre al pianeta confermato, il team internazionale ha anche trovato indizi di altri tre candidati esopianeti in orbita attorno alla stessa stella. Saranno tuttavia necessarie ulteriori osservazioni con ESPRESSO per confermarli.
Il futuro con ELT (e non solo)
L’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO, attualmente in costruzione in Cile, è destinato a rivoluzionare completamente il campo della ricerca di esopianeti da terra.
Lo strumento ANDES dell’ELT, costruito da un consorzio guidato dall’Italia con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), consentirà ai ricercatori di rilevare un maggior numero di questi piccoli pianeti rocciosi nella zona temperata attorno alle stelle vicine, oltre la portata degli attuali telescopi, e consentirà loro di studiare la composizione delle loro atmosfere.
ANDES è un potente spettrografo, che combinerà la sua alta risoluzione e l’ampia gamma spettrale con l’enorme superficie dell’ELT per produrre dati con dettagli e sensibilità altissimi. In particolare, lo strumento avrà una precisione record della lunghezza d’onda nelle regioni della luce visibile e del vicino infrarosso.
Lo studio, pubblicato su Astronomy & Astrophysics, è reperibile qui.
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