La finestra di lancio della terza missione commerciale suborbitale di Virgin Galactic si apre venerdì 8 settembre. La compagnia di Richard Branson si appresta a realizzare il quarto lancio in appena 4 mesi, con una tabella di marcia che inizia a diventare costante. Il decollo di VMS Eve e la VSS Unity sarà come sempre dalla pista di Spaceport America in New Mexico.
Dopo il volo di test effettuato con successo a maggio, a fine giugno Virgin ha portato nello spazio l’equipaggio italiano formato da due componenti dell’aeronautica militare e uno scienziato del CNR. Un mese più tardi, nella missione Galactic 02, tre turisti vincitori di un concorso. In questa terza missione del programma commerciale, secondo quanto dichiarato dalla compagnia, a bordo ci saranno tre dei primi sostenitori del progetto Virgin, che prenotarono questa esperienza di volo già nel lontano 2005. I loro nomi non sono stati ancora diffusi.
Nicola Pecile, un’eccellenza italiana al comando della missione
La grande notizia per l’Italia stavolta non arriva dalla lista passeggeri ma dalla cabina di pilotaggio della VSS Unity: il comandante della missione Galactic 03 sarà infatti l’italiano Nicola Pecile.
La prima esperienza spaziale vissuta dal pilota italiano fu nella missione commerciale inaugurale Galactic 01, che vide Pecile volare ad oltre 85 km di quota col ruolo di pilota, accanto al comandante Mike Masucci. Nella missione Galactic-03, in cabina di pilotaggio i ruoli saranno invertiti: sarà Pecile il comandante di Unity e accanto a lui siederà il pilota Masucci. Insieme a loro, in volo, ci sarà ancora l’istruttore di astronauti Colin Bennett.
Pecile è una grande eccellenza tricolore. Ha 50 anni, è friulano e i numeri della sua carriera parlano da soli: ha volato su più di 170 tipologie di velivoli, collezionando 7700 ore di volo. È stato in passato Tenente Colonnello dell’Aeronautica Militare. Da diversi anni al lavoro negli USA, Nicola dall’estate del 2015 è un pilota di Virgin Galactic.
Il ruolo fondamentale dei piloti nel volo di Unity
I successi di VG degli ultimi mesi passano anche dalle grandi competenze e dal duro lavoro che i piloti dell’azienda hanno messo in campo in questi anni. Nel progetto di turismo spaziale pensato e realizzato da Virgin Galactic, i piloti sono i veri protagonisti del volo suborbitale. Infatti, Unity è pilotata manualmente: a bordo non c’è un computer ad automatizzare le manovre dello spazioplano o ad aggiustare la traiettoria da seguire: il pilota, nelle missioni Virgin Galactic, è l’elemento fondamentale.
Virgin Galactic ha attraversato anche momenti difficili dalla sua fondazione ad oggi: nel 2014 il velivolo VSS Entreprise ebbe un tragico incidente in un volo di test in cui morì il copilota Micheal Alsbury e il comandante Peter Siebold rimase gravemente ferito. Fu un brutto colpo per la compagnia che fu costretta a rielaborare i propri progetti posticipando di molto l’inizio delle future attività spaziali.
Per raggiungere gli standard attuali, dopo le difficoltà del passato, sono serviti anni di test e duro lavoro che hanno portato ad importati milestones come il volo suborbitale del 2018, che per la prima volta riportò nello spazio americani dal suolo americano a 7 anni dalla dismissione dello Space Shuttle, o il volo del luglio 2021, in cui lo stesso Branson volle far parte dell’equipaggio anticipando di qualche giorno il volo del suo “rivale” Jeff Bezos su Blue Origin.
Per i prossimi mesi l’azienda conta di realizzare almeno un volo suborbitale al mese, fino all’arrivo delle nuove navette “Delta class” che tra un paio d’anni potrebbero addirittura rendere questi voli una routine quotidiana con voli giornalieri. Un domani non troppo lontano, i voli suborbitali, adeguatamente adattati, potrebbero aprire nuove opportunità anche per il trasporto aereo civile, riducendo drasticamente i tempi di viaggio tra una parte e l’altra del pianeta.
Oggi, l’idea di volare dall’Italia agli USA in un’ora sembra ovviamente irrealizzabile ed impossibile, ma forse, la missione delle grandi compagnie spaziali private è prima di tutto questa, come dice il motto di Virgin Galactic, “Turning the impossible into the inevitable…”.