Per la sesta volta SpaceX ha utilizzato con successo il suo vettore pesante, il Falcon Heavy, questa volta in una configurazione inedita. Per la prima volta non era previsto il recupero dei booster, né dei due laterali, né dello stadio centrale. L’operatore satellitare ViaSat ha espressamente richiesto l’utilizzo del Falcon Heavy in questa configurazione, per poter risparmiare il propellente a bordo del satellite, e allungarne la vita operativa. Oltre al satellite di ViaSat, a bordo c’erano altri due piccoli satelliti: Arcturus, chiamato anche Aurora 4A, e G-Space 1.
Il decollo è avvenuto alle 02:26 del 1 maggio dallo storico pad 39A del Kennedy Space Center, diversi giorni dopo rispetto quanto inizialmente programmato. Questo ritardo ha causato anche lo slittamento della partenza dei quattro astronauti della missione Ax-2, che ora è prevista non prima del 17 maggio. Ciò è dovuto alla necessità di riconfigurare il pad 39A al lancio del Falcon 9 con la capsula Crew Dragon, oltre a eseguire lo static fire test prima del decollo, per verificare che tutto funzioni correttamente.
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— SpaceX (@SpaceX) May 1, 2023
Nei giorni precedenti SpaceX ha portato a termine altre due missioni. Starlink-3.5 è partita il 27 aprile, con altri 46 satelliti della costellazione. Successivamente, dodici minuti dopo la mezzanotte del 29 aprile, sono partiti due satelliti della costellazione O3b mPower, anch’essi utilizzati per rendere internet accessibile dall’orbita. Nel giro di 3 giorni e 10 ore, SpaceX ha portato a termine tre diverse missioni, mantenendo in questo modo una media di un lancio ogni circa 4.1 giorni.
Nuova generazione di satelliti per telecomunicazioni
Secondo l’ultimo dato pubblico rilasciato a marzo 2022, il costo per l’utilizzo del Falcon Heavy in questa configurazione è di 97 milioni di dollari. Inizialmente il prezzo del vettore pesante era di 90 milioni, ma nel 2022 c’è stato un aumento dei prezzi per adattarli all’inflazione.
Il carico principale è il satellite chiamato ViaSat-3 Americas, con una massa di circa 6000 kg ed è stato sviluppato sul bus satellitare 702MP di Boeing. È il primo di un gruppo composto da tre satelliti che serviranno a fornire servizi di telecomunicazioni a livello globale. Con il ViaSat-3 Americas, verrà fornita copertura in Nord e Centro America. La prima operazione di questo satellite, effettuata poco dopo il rilascio dal secondo stadio del Falcon Heavy, sarà l’apertura dei due enormi pannelli solari che, una volta dispiegati, faranno raggiungere al satellite una lunghezza di circa 44 metri. Questi gli permetteranno di generare 25 kW di potenza elettrica.
Un altro importante elemento è il riflettore, che servirà per le trasmissioni, sarà uno dei più grandi mai utilizzati nello spazio e doterà il ViaSat-3 di una capacità di 1 Terabits al secondo. Il braccio alla cui estremità si trova il riflettore è stato sviluppato basandosi su uno dei bracci del parasole del James Webb Space Telescope.
Il satellite di Astranis, chiamato Arcturus, fornirà anch’esso servizi di telecomunicazioni, ma con dimensioni molto più contenute, circa 300 kg. Coprirà un’area più piccola rispetto al satellite di ViaSat, concentrandosi sull’Alaska, con una capacità di 7.5 Megabits al secondo.
G-Space 1 invece, è un CubeSat di 22 kg, utilizzato per l’osservazione della Terra e il mantenimento dei permessi di utilizzo delle bande Ka e Ku da parte di Nusantare.
Falcon Heavy Fully Expendable
I due booster laterali del Falcon Heavy avevano già volato in passato; si tratta del B1052 e del B1053, entrambi già usati per formare due Falcon Heavy nel 2019. Il B1053 da allora non ha più volato, mentre il B1052 è stato usato come primo stadio di un Falcon 9. Con quest’ultimo lancio, il B1052 ha così volato per l’ottava volta, diventando il booster laterale di un Falcon Heavy più utilizzato.
Il core centrale invece era nuovo, una necessità dovuta a due fattori. In primo luogo, l’elemento centrale presenta alcune caratteristiche che lo differenziano da un normale Falcon 9, perché ha una struttura rinforzata per sopportare anche le sollecitazioni dei booster laterali. Inoltre, i tentativi di recupero del core centrale avvenuti con le precedenti missioni non sono mai andati a buon fine. Solamente durante la missione Arabsat-6A il rientro del core centrale è avvenuto con successo, ma il booster è caduto dalla chiatta poco dopo l’atterraggio.
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