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Catturati con la DECam i resti della prima supernova mai documentata

Mariasole Maglione di Mariasole Maglione
Marzo 2, 2023
in Astronomia e astrofisica, News, Scienza
Prima supernova

Guscio sbrindellato della prima supernova mai registrata, fotografato con la Dark Energy Camera. Credits: CTIO/NOIRLab/DOE/NSF/AURA T.A. Rector (University of Alaska Anchorage/NSF’s NOIRLab), J. Miller (Gemini Observatory/NSF’s NOIRLab), M. Zamani & D. de Martin (NSF’s NOIRLab)

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Nel 185 d.C. gli astronomi cinesi registrarono la prima esplosione di supernova della storia come una guest star. Rimase visibile per 8 mesi ad occhio nudo, prima di scomparire. Ora, dopo più di 1800 anni, la Dark Energy Camera (DECam) montata sul telescopio Victor M. Blanco presso il Cerro Tololo Inter-american Observatory (CTIO) ha fotografato ad alta risoluzione il guscio sbrindellato di quella storica supernova.

Attorno ai bordi esterni dell’immagine, trapuntata di stelle, sono visibili sottili filamenti che sembra stiano volando via da un qualche punto centrale, come gli strappi di plastica di un palloncino scoppiato. Queste caratteristiche simili a nuvole sarebbero i resti luminosi della supernova del 185, chiamata SN 185, verificatasi a più di 8000 anni luce di distanza da noi in direzione di Alpha Centauri, tra le costellazioni del Circinus e del Centaurus.

La struttura risultante, ripresa dalla DECam e denominata RCW 86, aiuta a far luce su come il resti della supernova si sono evoluti negli ultimi 1800 anni. La straordinaria visione ad ampio campo della camera ha permesso agli astronomi di creare questa immagine dell’intero residuo di supernova come lo vediamo oggi.

Un resto di supernova che si espande troppo velocemente

Per decenni, gli astronomi hanno pensato che questo resto di supernova così espanso fosse dovuto a un’esplosione stellare molto più antica di quella osservata nel 185. Tuttavia, uno studio del 2006 ha rilevato che le grandi dimensioni del residuo non erano dovute alla sua vecchiaia, ma a una velocità di espansione estremamente elevata. La nuova stima è in linea con un’età di circa 2000 anni, che associa quindi RCW 86 alla supernova SN 185 osservata 1800 anni fa.

Resti di supernova RCW 86 visti con Spitzer e Wise
Immagine nell’infrarosso del resto di supernova RCW 86, ottenuta combinando i dati del telescopio spaziale Spitzer della NASA e del Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE). Credits: NASA/JPL-Caltech/UCLA – WISE

Per capire come ha fatto il resto di supernova a espandersi così velocemente, i ricercatori hanno sfruttato i dati a raggi X della regione, che hanno rivelato la presenza di grandi quantità di ferro, segno rivelatore di una supernova di tipo Ia. Questo tipo di esplosione si verifica in un sistema stellare binario quando una densa nana bianca assorbe materiale dalla sua stella compagna, fino al punto in cui raggiunge un valore critico ed esplode.

Queste supernove sono le più luminose di tutte, e senza dubbio rimangono visibili ad occhio nudo per molti mesi in cielo. Come si è verificato, secondo i dati dell’epoca, per SN 185.

Un quadro più completo

Gli astronomi ora hanno un quadro più completo di come si è formato RCW 86. La cavità creatasi nel corso dello scambio di materiale tra la nana bianca e la compagna binaria deve aver concesso ampio spazio ai resti stellari per espandersi molto rapidamente, e creare i filamenti luminosi che vediamo e fotografiamo oggi.

Questa nuova immagine di RCW 86 ottenuta con la DECam, che copre ben 45 minuti d’arco nel cielo, offre una visione rara dell’intero residuo di supernova. E regala agli astronomi uno sguardo ancora più approfondito sulla fisica di questa struttura e sulla sua formazione ed evoluzione.

A questo link sono reperibili maggiori informazioni sulla Dark Energy Camera.

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Tags: DECamresti di supernovasupernova

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