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Starliner è arrivata finalmente in orbita. Inizia la missione OFT-2

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La capsula CST-100 Starliner di Boeing, ha concluso finalmente la sua odissea. Dopo oltre due anni e mezzo dalla fatidica missione OFT-1, la Starliner è arrivata correttamente in orbita. Questa mattina, alle 00:54, l’Atlas V di ULA è stato lanciato correttamente dalla rampa LC-41 di Cape Canaveral e dopo circa 15 minuti la Starliner si è separata dal secondo stadio Centaur e ha iniziato il suo viaggio verso l’orbita. Questa notte, verso l’una di sabato 21 maggio, è previsto l’attracco alla ISS.

La missione OFT-2 prevede un viaggio in solitaria della capsula verso la Stazione Spaziale Internazionale. Una missione che serve a testare tutti i sistemi della capsula, che formalmente non ha mai raggiunto l’orbita. La precedente missione, chiamata OFT-1, è stata infatti tentata a fine del 2019 e fallì durante l’inserimento in orbita. Il problema si rivelò essere un errore del software di bordo, che non riuscì ad accendere correttamente i propulsori della capsula. Quell’errore fu però l’inizio di una odissea lunga due anni e mezzo, durante i quali Boeing e la NASA hanno trovato una serie infinita di errori e mancanze software nella Starliner.

Ad agosto del 2021 inoltre, durante un primo tentativo di eseguire il lancio della missione OFT-2, venne scoperto un altro problema alle valvole della capsula, che riportarono la Starliner a terra. Quel giorno era già pronta sulla cima dell’Atlas V. Il problema venne rilevato nel fatto che alcune valvole della capsula si corrosero e l’ossidante di tetrossido di azoto filtrò attraverso le guarnizioni, reagendo con l’umidità ambientale e creando acido nitrico. Nel lungo periodo Boeing ha intenzione di sostituire in toto queste valvole, ma per ora ha impiegato solo una serie di azioni correttive, in particolare per evitare che si formi umidità.

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Finalmente OFT-2

Il punto più critico del lancio di questa notte è stato la manovra d’inserimento orbitale. Questa è durata circa 50 secondi ed è avvenuta 31 minuti dopo il lancio. In una conferenza stampa condotta dopo la partenza, è stato affermato che ci sono stati dei problemi a due dei 12 propulsori OMAC (Orbital Maneuvering and Attitude Control). Questi propulsori servono per effettuare questa manovra d’inserimento orbitale e solo per alcune altre manovra di avvicinamento alla ISS e durante il rientro.

Il sistema ha comunque sopperito a questo guasto, attivando altri propulsori posti sulla capsula in modo ridondante. Il primo si è guastato dopo solo un secondo dalla sua accensione, il secondo dopo 25 secondi, e il terzo e ultimo propulsore ha completato la manovra. “Il sistema è progettato per essere ridondante e ha funzionato come avrebbe dovuto”, ha affermato Mark Nappi, vicepresidente Boeing e responsabile del programma dell’equipaggio commerciale, durante il briefing. “Ora il team sta lavorando sul perché, sul perché si sono verificate quelle anomalie”.

Anche questa volta non tutto è andato proprio alla perfezione, anche se questo sembra essere un problema veramente minore. Il team di Boeing ha confermato che la capsula è in buona salute e procede correttamente verso la ISS. L’attracco è previsto per le 01:10 italiane del 21 maggio.

La missione sulla ISS

La capsula Starliner non trasporta astronauti verso la ISS. A bordo è stato inserito un manichino, chiamato Rosie the Rocketeer. Rosie è un personaggio immaginario creato in America durante la seconda guerra mondiale per rendere onore a tutte le donne che in quegli anni erano costrette a lavorare in fabbrica.

Una delle immagini più famose a ritrarre Rosie in quegli anni è il poster “We can do it” che avrebbe dovuto spingere sia le donne in patria sia gli uomini al fronte ad affrontare scelte coraggiose e patriottiche. Oggi Rosie the Riveter è comunemente usata per rappresentare le lotte femministe negli Stati Uniti e il potere economico delle donne.

La Starliner trasporta inoltre 225 kg di rifornimenti, la maggior parte dei quali sono cibo per gli astronauti sulla ISS. Una volta attraccata la capsula sarà aperta e visitata dagli astronauti della missione Crew-4, che la ispezioneranno e scaricheranno. La permanenza prevista della CST-100 Starliner sulla ISS è di circa una settimana, ma il periodo preciso dipenderà dal comportamento della capsula stessa. Una volta completati i test, si staccherà e rientrerà in modo automatico, atterrando al sito di White Sands Space Harbor nel New Mexico. Al ritorno, riporterà a terra circa 270 kg di rifiuti dalla ISS.

Una seconda capsula americana nello spazio

Il lancio della missione OFT-2 rappresenta un passo fondamentale per lo sviluppo del programma di trasporto commerciale della NASA. Se Starliner riuscirà a completare tutto il suo viaggio, gli USA avranno per la prima volta nella storia, due diversi mezzi di trasporto astronauti attivi in contemporanea, ed entrambi privati.

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Per concludere la certificazione della capsula di Boeing andrà però eseguito un altro volo di test, questa volta con astronauti. Si chiama Crew Flight Test, e attualmente è previsto per la fine dell’anno. Ancora una volta però, la tempistica precisa dipenderà dai risultati finali della missione OFT-2 e dal traffico sulla ISS.

Il ritorno al volo della CST-100 Starliner è però fondamentale anche per Boeing. Dopo OFT-1 l’azienda ha finanziato con 410 milioni di dollari le operazioni di aggiornamento della capsula, a cui si sono aggiunti altri 185 milioni nel 2021. Per Boeing quindi, riportare in orbita in sicurezza la capsula e rispettare gli impegni contrattuali con la NASA è una priorità. Attualmente infatti, sono almeno tre i voli dopo il Crew Flight Test già pagati dalla NASA. Boeing ha inoltre già offerto la Starliner sul mercato, in particolare all’interno del programma della stazione spaziale commerciale Orbital Reef di Blue Origin e Sierra Space. La Starliner sarà uno dei mezzi usati per raggiungere la stazione.

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