Su Marte il rover Curiosity, arrivato sul pianeta rosso nel 2012, ha rilevato delle tracce di carbonio decisamente interessanti. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences il 18 gennaio e rappresenta un importante indizio nella ricerca di eventuali tracce di vita su Marte. Sul nostro pianeta, tracce di Carbonio come quelle rilevate dal rover sono sintomo di un ciclo della vita ben definito, ma questo non vuol dire che lo siano anche su Marte.
Curiosity ha raccolto 24 diversi campioni di rocce e polvere da cinque siti diversi all’interno del cratere Gale, dove si trova attualmente. Questi campioni sono stati poi analizzati dallo strumento Tunable Laser Spectrometer (TLS), all’interno del rover. Per farlo le rocce sono state riscaldate fino a 850 C° in modo che rilasciassero i gas contenuti al loro interno. Poi sono stati rilevati i vari isotopi di Carbonio presenti. In questo modo si è misurata una quantità di Carbonio 12 maggiore del previsto, un isotopo che sulla Terra è associato ai processi biologici, molto più del più pesante Carbonio 13.
In questi casi è importante notare che queste rilevazioni non rappresentano una prova della presenza di tracce di vita su Marte. Il pianeta rosso è infatti particolarmente diverso dalla Terra. Il ciclo del Carbonio è diverso nei due pianeti e su Marte non è ancora compreso appieno. Non lo è al 100% nemmeno sulla Terra in effetti.
Le possibili spiegazioni
“C’è un pezzo enorme del ciclo del carbonio sulla Terra che coinvolge la vita e proprio a causa della vita, c’è un pezzo del ciclo del carbonio sulla Terra che non possiamo capire, perché ovunque guardiamo c’è vita. Definire il ciclo del carbonio su Marte è fondamentale per cercare di capire come la vita potrebbe inserirsi in quel ciclo.” Così ha spiegato Andrew Steele, un scienziato che lavora al rover Curiosity presso la Carnegie Institution for Science di Washington.
Nella ricerca appena pubblicata gli scienziati coinvolti nella scoperta forniscono già due possibili spiegazioni, alternative all’origine biologica di queste tracce di Carbonio. La prima afferma che le tracce di Carbonio derivano dall’interazione della luce ultravioletta con l’anidride carbonica nell’atmosfera di Marte. Questa interazione avrebbe prodotto nuove molecole complesse che si sono poi depositate sulla superficie. La seconda ipotesi afferma che il Carbonio potrebbe essere originato dall’attraversamento del Sistema Solare di una nube di polveri e gas ricca di Carbonio, un evento che potrebbe essere avvenuto centinaia di milioni di anni fa.
In attesa della soluzione
Tutte queste ipotesi sono conformi con i dati. Per confermarne una di queste o trovarne altre, serviranno semplicemente più dati. A questo si aggiunge inoltre la necessità di comprendere sempre meglio il ciclo del Carbonio. Marte, oltre a essere diverso dalla Terra ora, ha una storia diversa. Il pianeta rosso potrebbe aver iniziato la sua storia con una quantità minore di Carbonio rispetto alla Terra, dato che è più piccolo e più freddo, con una gravità minore. Questo cambierebbe le condizioni iniziali dell’intero ciclo sul pianeta.
Definire il ciclo del carbonio su Marte è assolutamente fondamentale per cercare di capire come la vita potrebbe inserirsi in quel ciclo”, ha affermato Steele. “L’abbiamo fatto davvero con successo sulla Terra, ma stiamo appena iniziando a definire quel ciclo per Marte”.
Una delle ipotesi biologiche, cioè che immagina che il Carbonio abbia una provenienza biologica, prevede che microrganismi abbiano prodotto molecole di metano, rilasciate nell’atmosfera. Queste hanno poi interagito con la luce ultravioletta del Sole, producendo molecole più complesse di Carbonio. Per provare questa ipotesi il team di Curiosity vorrebbe analizzare un pennacchio di metano rilasciato dalla superficie di Marte. Sarebbe un bel passo avanti, ma non sarà così facile trovarne uno. Nel frattempo verranno raccolti altri campioni di rocce in siti diversi, per testare ulteriormente le altre ipotesi. La presenza di due rover su Marte velocizzerà molto questo processo, in attesa di poter recuperare i campioni raccolti da Perseverance e studiarli sulla Terra.
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