Un regalo speciale sta per essere scartato al Johnson Space Center di Houston! Nelle prossime settimane, un team NASA aprirà un contenitore con all’interno un campione di suolo lunare risalente a 50 anni fa. Il campione è stato raccolto dall’astronauta Gene Cernan durante la missione Apollo 17. Fondamentale, in questa situazione, risulta essere il contributo di ESA nel fornire alla NASA uno strumento perforante in grado di aprire il contenitore in questione. Grazie al suo supporto, ESA permetterà l’estrazione di preziosi gas lunari che potrebbero essere conservati all’interno del campione.
L’arrivo di ESA a Houston
L’esperimento di estrazione di gas fa parte del programma Apollo Next-Generation Sampe Analysis (ANGSA). Si tratta di un programma che coordina le analisi di campioni lunari incontaminati provenienti dall’era Apollo. Per la prima volta, ESA si trova coinvolta nell’apertura di un contenitore proveniente dalla Luna ben 50 anni fa. Francesca McDonald, responsabile scientifica e di progetto del contributo ESA ad ANGSA, ha affermato:
L’apertura e l’analisi dei campioni, con l’avanzamento tecnologico acquisito dall’era Apollo ad ora, può consentire nuove scoperte scientifiche sulla Luna. Ciò può altresì ispirare ed informare una nuova generazione di esploratori. E’ un privilegio far parte di un programma che aiuta a rivelare i segreti del nostro Sistema Solare.
Il contributo di ESA, come anticipato prima, consiste in uno strumento perforante in grado di aprire un contenitore con uno dei campioni in questione. Oltre allo strumento, Francesca McDonald e il collega Timon Schild, recatisi lo scorso mese presso il Johnson Space Center, metteranno a disposizione le proprie conoscenze. Infatti, i due scienziati di ESA avranno il ruolo di addestrare, prima, e guidare, poi, il team NASA durante le operazioni di apertura.
Le origini del campione di suolo lunare
Il campione da analizzare, precisamente il 73001, è stato raccolto dall’astronauta Gene Cernan nel 1972. L’astronauta di Apollo 17 ha prelevato un certo quantitativo di suolo lunare da una “frana” accumulatasi all’interno della valle Taurus-Littrow. Per fare ciò, Gene Cernan ha utilizzato un tubo cilindrico lungo 70 cm, spingendolo all’interno del suolo lunare franato. La metà inferiore di questo campione (quella superiore è la 73002) è stata stipata in un contenitore sottovuoto direttamente sulla superficie lunare. Una volta rientrato sulla Terra, il contenitore ha preso posto in una camera in grado di replicare le condizioni del vuoto fino ai giorni nostri. Oggi, gli scienziati credono che il campione di suolo lunare possa contenere gas, come idrogeno, elio e gas nobili da analizzare.
Dalla Luna a Marte, passando per la Terra
L’importanza dello strumento fornito da ESA, ironicamente chiamato Apollo can opener quasi a simulare l’apertura di una lattina, sta nella sua speciale funzione. Esso è infatti in grado di perforare il contenitore sottovuoto per poi procedere all’estrazione dei gas intrappolati. Una volta catturati, questi gas finiscono in speciali scatole metalliche da spedire nei laboratori di tutto il mondo, Europa compresa, per studi più specifici.
Per arrivare alla costruzione di uno strumento così esclusivo, sono serviti ben 16 mesi. Durante questo lungo periodo, team di ogni dove hanno collaborato affinché i segreti del campione 73001 potessero venire alla luce. Lo sforzo condotto si deve a esperti di sei differenti team tra cui ANGSA, ESA e il supporto dei laboratori ESTEC e di sette nazionalità diverse.
Non è la prima volta che uno strumento ha il preciso scopo di estrarre risorse dalla regolite lunare. Risale a pochi mesi fa un nuovo progetto tutto italiano per estrarre acqua dal suolo lunare. In questo caso, invece i protagonisti sono i gas, altrettanto importanti ma per scopi chiaramente differenti. Le finalità sono però strettamente correlate! Partire da una conoscenza maggiore della Luna e dei suoi segreti per poi ricercare su di essa la sostenibilità dell’uomo. Solo partendo dal passato, è possibile progettare il futuro. Pensiero condiviso da NASA ed ESA impegnate nelle missioni Artemis sulla Luna ma con uno sguardo verso Marte. Infatti, insieme stanno già pensando di replicare l’esperimento con i campioni provenienti dal programma Mars Sample Return.
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