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| On 2 anni ago

Acquisizioni, nuovi prodotti e il primo recupero: tutti gli aggiornamenti sui progetti di Rocket Lab

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L’azienda spaziale Rocket Lab, nata in Nuova Zelanda, si trova ora in una situazione delicata della propria storia. È stata quotata in borsa pochi mesi fa, e si appresta a iniziare un 2022 particolarmente impegnativo e pieno di nuovi progetti. Fra questi c’è il primo recupero del primo stadio con l’utilizzo dell’elicottero, la prima missione interplanetaria (CAPSTONE diretta sulla Luna), l’inaugurazione di una nuova rampa di lancio e tanto altro. Questa settimana, dopo la riuscita dell’ultimo lancio, l’azienda ha quindi fornito nuove informazioni e novità sui propri progetti.

Il prossimo recupero di Rocket Lab è quello buono

Con la scorsa missione, lanciata correttamente il 18 novembre, Rocket Lab ha effettuato il terzo test di recupero del primo stadio. Il sistema di rientro e recupero che l’azienda utilizza è particolare e si divide in quattro fasi.

  1. Una discesa controllata del primo stadio, rallentata dall’attrito atmosferico.
  2. L’apertura di un paracadute, che rallenta ulteriormente l’Electron.
  3. La cattura del paracadute con un elicottero, e di conseguenza del primo stadio.
  4. Il trasferimento del primo stadio su una nave poco distante.

Finora l’elicottero non è mai entrato in funzione, e il primo stadio è stato recuperato direttamente dall’oceano. Peter Beck, CEO dell’azienda, ha affermato che il prossimo tentativo vedrà invece il processo completo, ma ci sono dubbi su quando avverrà. Attualmente il collo di bottiglia è proprio l’elicottero, che necessita di modifiche speciali. L’obbiettivo è che il primo recupero completo venga effettuato nella prima metà del 2022. Peter Beck, sempre questa settimana, ha inoltre affermato che si aspetta che dal prossimo anno almeno il 50% dei voli di Electron prevedano un recupero completo. Ha inoltre confermato quanto il 2021 sia stato un anno complicato per l’azienda, che ha completato solamente 5 lanci (per ora), in particolare per le restrizioni dovute al Covid-19 attuate in Nuova Zelanda.

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La chiave è il riutilizzo e aggiornamenti sul vettore Neutron

Il primo stadio che verrà usato per la prima missione di recupero completo è già pronto, ed è stato modificato in base ai risultati dei precedenti test. In particolare è stato aggiunto uno strato di quella che Beck ha definito grafite Aerogel multistrato. Questa protezione aggiuntiva, che è già stata testata sul precedente volo, seppur non con una copertura completa, permetterà una maggior protezione del primo stadio durante il rientro atmosferico.

Il primo stadio di Electron che verrà utilizzato durante il primo recupero completo. Credits: Rocket Lab

Infine, proprio ieri, 24 novembre, Rocket Lab ha annunciato che il 2 dicembre terrà un evento speciale per nuovi aggiornamenti riguardanti il nuove vettore Neutron. Questo sarà il razzo di nuova generazione dell’azienda, con una capacità di 8 tonnellate verso l’orbita terrestre bassa e la capacità di trasportare astronauti. Neutron dovrebbe essere completamente riutilizzabile, una caratteristica che proprio in questi giorni Peter Beck ha definito fondamentale per chiunque progetti razzi. Questa sua affermazione è importante in quanto in passato aveva più volte affermato che l’Electron e i suoi vettori non sarebbero mai stati riutilizzabili. A questo link è già programmata la diretta YouTube dell’evento.

Nuove antenne per i cubesat interplanetari

La strategia di Rocket Lab per crescere come azienda non passa solamente dai vettori, anzi. Da tempo l’azienda si è inserita nel mercato della produzione per il mercato di componenti per satelliti. Finora sul listino di Rocket Lab erano presenti degli Star Tracker, una strumentazione necessaria ai satelliti per orientarsi nello spazio tracciando la posizione delle stelle. Attualmente sono già stati lanciati nello spazio oltre 90 di questi Star Tracker. In aggiunta, l’azienda vende delle ruote di reazione, un dispositivo necessario ai satelliti per cambiare il loro assetto, la loro orientazione. Di queste oltre 240 si trovano su satelliti già nello spazio. Entrambi i prodotti sono sviluppati per essere montati su piccoli satelliti.

Questa settimana hanno invece annunciato una partnership con il Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory (APL) per la commercializzazione di una antenna per satelliti interplanetari di dimensioni simile a cubesat 6U. Un cubesat 6U è per esempio il satellite italiano LICIACube che accompagna la sonda DART.

L’antenna Frontier-S by Rocket Lab. Credits: Rocket Lab

Questa speciale antenna, è ora prodotta e venduta da Rocket Lab e basata sul progetto dell’APL. Essa serve per comunicare con il Deep Space Network. In questo modo piccoli satelliti oltre l’orbita terrestre, riescono a restituire informazioni a Terra. Questa antenna è già stata montata sul satellite Photon di Rocket Lab, che trasporterà il cubesat CAPSTONE della NASA verso la Luna a inizio 2022. Il APL l’ha inoltre già usata per la sonda araba HOPE e per la Parker Solar Probe. Il prodotto, cambia inoltre nome, da APL Frontier Radio diventa Frontier-S by Rocket Lab. Con questo accordo Rocket Lab aggiunge un importante tassello all’evoluzione del proprio business, da società di lanciatori ad azienda impegnata in attività spaziali su molteplici fronti.

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