A quanto pare la Cina ha effettuato un secondo test orbitale di un missile ipersonico nel corso di agosto 2021. A riportarlo è ancora il Financial Times dopo un primo scoop rilasciato sabato su un test analogo. Il giornale inglese, tramite le sue fonti interne all’intelligence americana ha rivelato delle date molto più precise sui test. Il primo si è svolto il 27 luglio e il secondo il 13 agosto del 2021, smentendo quindi che il primo test fosse avvenuto ad agosto come inizialmente scritto.
Dopo lo scoop della scorsa settimana, è ancora più importante capire l’importanza di questi test, che risiede non solo nell’uso di un missile ipersonico. La tecnologia testata dalla Cina coinvolge infatti dei glider ipersonici (veicoli estremamente evasivi che viaggiano a oltre mach 20) ma uniti a un sistema “FOBS”, ossia dei razzi di classe orbitale capaci di portare questi mezzi in orbita, e quindi potenzialmente di ricadere ovunque sulla superficie. Come nel caso del primo test, sembra ci sia stato un clima di generale sorpresa da parte del pentagono che a oggi non ha ancora confermato o smentito la notizia.
Una (non tanto) nuova formula
I FOBS o Fractional Orbital Bombardment System sono tutti quei sistemi che impiegano un lanciatore che permette a una o più testate di andare in orbita per poi rientrare in atmosfera e raggiungere il bersaglio. La grande differenza rispetto ai normali missili balistici intercontinentali (ICBM) consiste nel fatto che un sistema FOBS raggiungere la velocità tangenziale necessaria per orbitare intorno alla terra, quindi compiere una traiettoria sensibilmente più lunga dei normali ICBM, se pur più bassa all’apogeo. Nel seguente video è chiarita la differenza fra un sistema FOBS, in rosso, un missile balistico, in verde, e un missile balistico che percorre la traiettoria del Polo Sud, in viola.
Il termine “fractional” indica che il volo non compie una orbita completa della Terra ma una sua parte. Questo fatto è di grande rilevanza in quanto compiere una o più orbite violerebbe l’Outer Space Treaty. Tuttavia a livello teorico nulla vieta a queste armi di proseguire in un numero indefinito di orbite. Sfruttano poi la rotta del polo sud, nel caso di un obbiettivo americano, i FOBS permettono di eludere buona parte dei sistemi d’intercettazione e rilevamento, nonostante il maggiore tempo impiegato per il viaggio.
I sistemi FOBS sono stati sviluppati finora unicamente dall’URSS per poi essere abbandonati alla fine degli anni ’70. Ciò che propone la Cina è un sistema analogo ma con una nuova tecnologia: i glider ipersonici. Questi veicoli vengono rilasciati dal lanciatore in prossimità del rientro in atmosfera e avendo una propulsione autonoma permetto di seguire delle traiettorie molto diverse da quelle prevedibili degli ICBM. I glider viaggiano a regime ipersonico (oltre mach 20) il che li rende molto rapidi e imprevedibili. Questa piccola ma sostanziale differenza potrebbe far tonare i FOBS come nuovo strumento di deterrenza.
Intersezioni con lo sviluppo degli spazioplani
Nel corso dell’ultimo anno c’è stata una crescente attività della Cina, in particolare del colosso statale CASC, nello sviluppo di uno o forse più spazioplani. La Cina ha uno storico interesse nei confronti di questi veicoli, tanto che tra i primi progetti per il trasporto di astronauti c’erano ben cinque distinti progetti di spazioplani poi abbandonati in favore della capsula Shenzhou.
La grande notizia su questo fronte arrivò nel settembre 2020 quando il colosso asiatico testò, con grande sorpresa di tutti, uno spazioplano orbitale. Da allora ha effettuato anche un secondo test suborbitale di uno spazioplano non meglio identificato il 16 luglio 2021. Questo test è quello a cui probabilmente si riferiva il ministro degli esteri cinese Lijian Zhao quando lunedì ha smentito il report del Financial Times. Tuttavia scopi e dettagli del programma cinese di spazioplani sono rimasti estremamente opachi. Alla quasi unanimità tutti gli esperti hanno collegato il programma cinese come una riposta all’X37-B, lo spazioplano americano, oggi della Space Force.
Alla luce dei recenti sforzi cinesi di sviluppo di sistemi FOBS, non sarebbe sbagliato ritenere che tale programma sviluppi delle tecnologie essenziali per quanto riguarda il rientro in orbita, le traiettorie di boost glide o la struttura stessa del glider ipersonico. In ogni caso è bene ricordare che a oggi non esistono prove che smentiscono o confermino tale ipotesi. Ciò che possiamo affermare con certezza è un’importante espansione del sito militare nella Mongolia Interna, lo stesso in cui atterrò lo spazioplano orbitale nel 2020. La scoperta a opera della National Public Radio (NPR) tramite le immagini dei satelliti di Maxar resterà sicuramente uno dei punti di massimo interesse per gli studiosi OSINT e i servizi di intelligence stranieri.
Le reazioni al primo test
In seguito allo scoop da parte del Financial Times, diverse tra le grandi testate giornalistiche americane hanno indipendente confermato la natura del test orbitale cinese. Tra queste figurano il Washington Post, New York Times e il Wall Street Journal. Quest’ultima aggiunge che il primo test condotto a luglio avrebbe effettivamente seguito un’orbita, quindi non un test suborbitale come inizialmente ipotizzato da diversi osservatori. Da parte americana il presidente Biden ha espresso un lapidario “yes” in merito alle preoccupazioni riguardanti le armi ipersoniche cinesi, questo poco prima d’imbarcarsi sull’Air Force One per un viaggio.
Jonhn F. Kirby, portavoce del pentagono ha dichiarato al New York Times “Abbiamo chiarito le nostre preoccupazioni sulle capacità militari che la Cina continua a perseguire, capacità che non fanno che aumentare le tensioni nella regione e oltre”. Mentre Ned Price, portavoce del dipartimento di stato, ha espresso lunedì una “profonda preoccupazione” verso gli sforzi in armamenti ipersonici da parte della Cina.
Gli esperti di proliferazione nucleare hanno acceso un grande dibattito attorno alla questione creando una forte divisione tra chi ritiene i FOBS un elemento destabilizzante della dottrina nucleare America e quelli che tendono a ridimensionare le implicazioni di tale arma. Il clima generale è comunque quello di una mossa inevitabile da parte cinese al fine di perseguire una parità o supremazia in ambito militare.
Un nuovo Sputnik?
Il noto esperto di armamenti e proliferazione nucleare, Jeffery Lewis, professore al Middlebury Institute ha fatto una lunga disamina sull’argomento notando come ai minimi termini qualche nazione dotata di lanciatori orbitali ha il potenziale di realizzare un FOBS. Citando le sue parole: “Il modo più semplice per pensare al sistema di bombardamento orbitale cinese è immaginare una navetta spaziale, mettere un’arma nucleare nella stiva e dimenticare il carrello di atterraggio”.
Un esempio che ha avuto anche qualche piccolo riscontro nella realtà, quando nel 1976 in Unione sovietica si parlò apertamente della possibilità che lo Shuttle fosse utilizzato come FOBS. Elemento che forse contribuì, se pur in minima parte, allo sviluppo dello shuttle sovietico: Buran. Un altro paragone spaziale che è stato fatto, è quello con il primo satellite mai lanciato dall’uomo, lo Sputnik.
Quando infatti gli USA rilevarono per la prima volta il segnale dallo spazio dello Sputnik, la prima reazione fu la sorpresa. Sorpresa in quanto non si riteneva che l’Unione Sovietica fosse già in grado di lanciare e immettere in orbita un satellite. A questa si aggiungeva la paura che l’URSS potesse ora rilasciare testate nucleari direttamente dallo spazio, oltre al timore americano di essere costantemente spiati. Il paragone è stato quindi fatto in quanto gli USA non si aspettavano lo sviluppo di tecnologia come i glider ipersonici da parte della Cina, ne l’utilizzo di un sistema FOBS.
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