Una collaborazione scientifica ha permesso di identificare e descrivere l’oggetto nomade ospitato nell’orbita di Giove. Scoperto nel 2019 dai telescopi ATLAS (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System), situati sui vulcani hawaiani estinti Muana Kea e Haleakala, l’asteroide è stato osservato anche da Hubble per verificarne l’“attività”. Precedenti osservazioni infatti, eseguite sfruttando il telescopio spaziale Spitzer, avevano individuato gas e polvere attorno all’oggetto. Grazie ad Hubble si è riusciti a determinare la natura di asteroide attivo del corpo celeste, un asteroide che presenta i tratti caratteristici di una cometa, una chioma e una coda. L’oggetto, chiamato P/2019 LD2 (LD2), però non smette di sorprenderci: la sua posizione infatti è davvero particolare. Una precedente attrazione gravitazionale col gigante gassoso ha compromesso la sua orbita originale. Si trova ora nella famiglia dei Troiani, gli asteroidi primordiali che orbitano nei punti lagrangiani del sistema Sole-Giove. É la prima volta che si osserva una cometa tra questi corpi.
Camuffato tra i troiani
Giove è il pianeta più grande del nostro Sistema Solare, ben 318 volte più massiccio della Terra. La sua attrazione gravitazionale è in grado di influenzare l’intero Sistema Solare, perturbando le orbite degli altri pianeti e degli asteroidi che lo visitano da vicino, come ad esempio LD2. Le simulazioni condotte dal team di ricerca hanno evidenziato che, per un oggetto simile all’asteroide osservato, sono previsti due passaggi ravvicinati al pianeta. Il primo, avvenuto negli ultimi tre anni, ha intrappolato la cometa nella famiglia dei troiani. Il secondo invece, che avverrà entro i prossimi nove anni, la libererà dalla prigionia del pianeta. Scambiato inizialmente per un troiano, la sua attività ha svelato la sua natura fornendoci informazioni sulla sua provenienza.
La composizione di LD2
Classificato come centuaro, LD2 è un planetoide proveniente dalla Fascia di Kuiper, la fascia di asteroidi localizzata oltre l’orbita di Nettuno. L’interazione gravitazionale con questo pianeta segna l’inizio del viaggio verso l’interno o l’esterno del Sistema Solare di alcuni degli oggetti che la popolano. Composti di sostanze volatili ghiacciate, questi asteroidi, avvicinandosi al Sole, vengono riscaldati e rilasciano gas e polvere a seguito dello scioglimento delle loro componenti. La peculiarità di LD2 è la distanza a cui questo fenomeno si verifica. Se fosse composto di acqua ghiacciata, avrebbe dovuto raggiungere una distanza dal Sole di almeno 322 milioni di km. Ma l’attività cometaria in realtà è già ben visibile mentre si trova a 734 milioni di km dalla stella. Questo ha portato i ricercatori ad ipotizzare una composizione differente, come poi confermato dalle osservazioni di Spitzer. Il telescopio ha infatti indicato la presenza di monossido di carbonio e anidride carbonica nella coda della pseudo-cometa.
Uno sguardo ravvicinato agli asteroidi troiani
Gli asteroidi troiani tra cui si è mimetizzato l’asteroide LD2 potrebbero svelare alcuni misteri della storia del nostro sistema solare. La loro origine è primordiale: si pensa infatti che siano ciò che rimane dalla formazione dei pianeti esterni. Sarà Lucy la prima missione a studiare questi antichi asteroidi di Giove, chiamati coi nomi degli eroi che combatterono durante la famosa Guerra di Troia. Essi sono situati nei due punti lagrangiani del gigante gassoso. Questi identificano la posizione in cui corpi celesti minori stabilizzano la loro orbita grazie al bilanciamento gravitazionale tra il Sole e Giove.
Lucy studierà da vicino cinque troiani e un asteroide della Main Belt, la fascia principale di asteroidi situata tra Marte e Giove. Sarà la prima missione a studiare così tanti obbiettivi in orbite indipendenti. Il suo lancio è previsto per Ottobre 2021 e dopo 12 anni potremmo scoprire nuovi indizi sulle origini dei pianeti e del nostro Sistema Solare. Chissà se ci sarà la possibilità di studiare qualcosa di più lontano sfruttando queste rarissime occasioni che si presentano. La forza di gravità ha dato prova di controllare non solo la vita sul nostro pianeta, ma quella dell’interno Sistema Solare… e non solo!
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