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AstroSpace

Scoperto il più giovane buco nero supermassiccio cattura galassie

Stefano Piccin by Stefano Piccin
Ottobre 1, 2020
in Astronomia e astrofisica, News, Scienza
Buco nero supermassiccio

Rappresentazione artistica della rete di galassie e gas attorno al buco nero supermassiccio. Credits: ESO/L. Calçada

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Il VLT (Very Large Telescope) ha scoperto un buco nero supermassiccio che ha catturato sei galassie. L’osservazione è fondamentale per aiutarci a comprendere meglio il funzionamento di questa categoria di buchi neri, uno dei quali si trova al centro della nostra galassia. La particolarità di questa nuova osservazione riguarda anche l’età e la posizione di questo piccolo ammasso di galassie esteso per 300 volte la dimensione della Via Lattea. L’intero gruppo è stato chiamato dagli astronomi: quasar SDSS J103027.09+052455.0.

Il buco nero è stato osservato ad una distanza tale che ci mostra la sua forma e comportamento a meno di un miliardo di anni dal Big Bang, circa 0.9. Un periodo incredibilmente giovane per il nostro universo. La teoria attualmente in uso per spiegare l’evoluzione dei buchi neri supermassicci prevede che essi si debbano trovare all’interno di ragnatele di galassie e gas, in modo che vengano “alimentati” in modo continuo per miliardi di anni. Questa scoperta fornisce un’importante prova proprio in questa direzione.

“I filamenti della ragnatela cosmica sono proprio come i fili di una ragnatela. Le galassie si formano e crescono dove i filamenti si incrociano e i flussi di gas – che vanno ad alimentare sia le galassie che il buco nero supermassiccio centrale – possono scorrere lungo i filamenti“. Così ha spiegato il comportamento di questa strana ragnatela Marco Mignoli, astronomo dell’INAF di Bologna e principale autore di questa osservazione.

L’importanza della scoperta

Il problema principale è sempre stato giustificare la presenza di questi enormi buchi neri in periodi così vicini al Big Bang. Un buco nero supermassiccio può infatti avere miliardi di volte la massa del nostro sole. La giustificazione finora è stata trovata nell’evoluzione di stelle primordiali, ma ancora non si capisce con precisione come sia avvenuto il loro passaggio a buchi neri e poi la loro repentina crescita. Un’indizio importante risiede nella presenza di queste ragnatele di galassie e gas, ma ancora non basta.

Se infatti si trovano queste ragnatele, viene spontaneo a sua volta chiedersi come si sono formate. La soluzione potrebbe arrivare questa volta dalla presenza di materia oscura. E’ proprio quest’ultima che dovrebbe essere responsabile della creazione di questa rete, che poi serve ad alimentare i buchi neri nell’universo primordiale.

In questo video è presente un’animazione rappresentante l’orbita delle sei galassie attorno al buco nero supermassiccio. E’ bene ricordare che questa struttura è grande 300 volte la nostra galassia. Credits video: ESO/L. Calçada.

https://www.astrospace.it/wp-content/uploads/2020/10/eso2016a.m4v

La scoperta di questo buco nero con le sue galassie, è attualmente al limite delle possibilità dei telescopi a Terra. Barbara Balmaverde, coautrice dello studio e astronoma dell’INAF afferma però che queste ragnatele dovrebbero essere molto frequenti in questo periodo dell’universo. Un progresso significativo potrà ora arrivare una volta attivato il ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO, attualmente in fase di completamento in Cile.

L’articolo completo: Web of the giant: Spectroscopic confirmation of a large-scale structure around the z = 6.31 quasar SDSS J1030+0524. 

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Tags: Big bangbuco neroMateria oscura

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