Oggi si aggiunge un altro pezzo al piano americano di esplorazione e commercializzazione della Luna. Tramite una dichiarazione di Jim Bridenstine, amministratore della NASA, l’Agenzia ha aperto alla possibilità di comprare pezzi di terreno lunare da imprese private che riusciranno a raggiungerla. Con questo programma la NASA intende stimolare ancora di più tutto il settore privato ad esplorare la Luna, affiancandolo sia dal punto di vista degli investimenti che di quello legislativo.
Nel comunicato di Bridenstine le parole da lui usate non lasciano dubbi su come gli americani intendono affrontare questa seconda esplorazione lunare:
Sfruttare il coinvolgimento commerciale come parte di Artemis migliorerà la nostra capacità di tornare in sicurezza sulla Luna in modo sostenibile, innovativo e conveniente. […] Sappiamo che una politica di sostegno per quanto riguarda il recupero e l’uso delle risorse spaziali è importante per la creazione di un ambiente di investimento stabile e prevedibile per gli innovatori e gli imprenditori dello spazio commerciale.
Praticamente cosa succederà?
La NASA, a partire da questa dichiarazione di Bridenstine, ha aperto nuovi contratti alla ricerca di proposte da privati. Queste proposte dovranno essere dei lander che arrivino in autonomia sulla Luna e riescano a raccogliere dei campioni di regolite lunare e/o rocce. L’azienda dovrà fornire la posizione precisa in cui sono stati raccolti i campioni e le foto delle operazioni di recupero. Non c’è nessun vincolo sulla posizione geografica in cui questi campioni andranno raccolti.
Una volta che un’azienda riesce ad avere del materiale sulla superficie lunare, ne trasferisce la proprietà esclusiva alla NASA. Non è ancora stato specificato in che modo questi campioni andranno forniti praticamente all’Agenzia americana. Bridenstine ha lasciato intendere però che sarà la stessa NASA ad occuparsi del trasporto a Terra. Il contratto richiede inoltre campioni di dimensioni dai 50 grammi ai 500 grammi. Fra le clausole del contratto stesso non è presente una valutazione del campione prima del pagamento. Rocce ad alto valore scientifico non varranno quindi di più di altri campioni generici.
Questi contratti garantiscono all’azienda il 10% del pagamento nel momento in cui la proposta viene selezionata dalla NASA, poi un altro 10% nel momento del lancio e il restante 80% alla consegna del materiale. L’intera missione andrà svolta entro il 2024.
A cosa serve tutto questo?
Lo stesso Bridenstine ha lasciato intendere che uno dei motivi principali di questi contratti è l’acquisizione di capacità tecnologica nel recupero e trasferimento di campioni. Questo prevede sia il recupero e il ritorno a Terra, ma anche il recupero e il trasferimento in un altro punto della Luna. Quest’ultimo aspetto sarà fondamentale una volta arrivati su Marte, impresa che richiederà livelli di autonomia molto maggiori di quelli sulla Luna.
Questo accordo si lega ampiamente al Commercial Lunar Payload Service (CLPS), il programma con cui NASA finanzia aziende per portare esperimenti scientifici sulla Luna. Il CLPS ha già 4 missioni programmate prima del 2024, e potrebbe essere che ulteriori proposte (le aziende selezionate per il CLPS sono 14) comprendano sia una missione primaria del CLPS sia una secondaria di raccolta campioni.
Allo stesso tempo la NASA è chiara nell’affermare che tutte queste operazioni sono fatte garantendo il rispetto dell’Outer Space Treaty, l’accordo internazionale ancora oggi più importante nel regolare le attività spaziali. Allo stesso tempo Bridenstine ricalca sul fatto che ogni ricerca effettuata sulla Luna all’interno del programma Artemis sarà di dominio pubblico, consultabile e utilizzabile da tutto il mondo.
Continua a seguire Astrospace.it sul canale Telegram e sulla pagina Facebook. Non perderti nessuno dei nostri articoli e aggiornamenti sul settore aerospaziale e dell’esplorazione dello spazio.