Virgin Galactic ha da poco rivelato il nuovo design interno della sua SpaceShipTwo, la navetta progettata per inaugurare l’era del turismo spaziale di massa (o quasi) accessibile a privati cittadini partendo dagli spazioporti dell’azienda. Stavolta, però, oltre al consueto video di presentazione i giornalisti hanno ricevuto un visore VR, l’Oculus Quest, con a bordo un’applicazione in realtà virtuale progettata appositamente per l’occasione.
Dopo una breve introduzione alla storia di Virgin Galactic e alla sua missione di democratizzare l’accesso allo spazio, grazie all’app VR gli utenti hanno potuto vivere in “prima persona” la simulazione degli ambienti della SpaceShipTwo. Inoltre era possibile sperimentare le fasi di un intera sessione di volo dallo Spaceport del New Mexico, fino al volo in orbita terrestre, direttamente in cabina di pilotaggio fianco a fianco con i due piloti. Il tutto comodamente seduti sulle proprie poltrone, qui sulla Terra.

L’azienda di Branson sembra aver rimodulato il design degli spazi interni avvicinandoli quasi agli standard di un aereo privato, con numerose accortezze necessarie per offrire un’esperienza di volo supersonico comfortevole. I sedili avranno dimensioni adattabili al singolo passeggero, reclinabili per la fase di volo in zero-G, un pulsante per il rilascio instantaneo in caso di emergenza ed uno schermo informativo sul volo a fianco.
Due finestrini a testa
Ma l’elemento chiave dell’intero abitacolo è la quantità di finestrini, fondamentali per poter osservare la Terra e l’orizzonte infinito, una volta in orbita. Insieme alla possibilità di sperimentare la gravità zero, proprio la nuova prospettiva extraterrestre è il principale obiettivo del futuro turismo spaziale.
Offrire la possibilità di vivere in anticipo questo punto di vista è probabilmente ben oltre che una semplice trovata di marketing. Oltre ad avvicinare esperienzialmente le persone all’esplorazione spaziale, la VR potrebbe consolidarsi nel tempo come strumento di viaggio simulato colmando in parte l’enorme gap che ancora separa l’umanità dalle sue aspirazioni multiplanetarie.

Un gap non solamente tecnologico e scientifico. I primi biglietti per i voli a bordo della SpaceShipTwo sono stati già acquistati da circa 600 persone (non astronauti) di 60 paesi diversi e avranno un prezzo in anteprima di 250.000 $ (una cifra poi destinata a crescere). Un buon inizio, ma non abbastanza per rendere lo Spazio realmente accessibile a tutti.
Turismo spaziale in realtà virtuale
Per la maggior parte delle persone il turismo spaziale rimarrà ancora per del tempo un sogno da esplorare a occhi aperti. Arricchendolo con la propria immaginazione, i numerosi video e le dirette streaming dei viaggi spaziali. Per fortuna, oggi possiamo aggiungere all’appello anche la realtà virtuale, progettata per portarci in altri posti rispetto a quello in cui ci troviamo con il nostro corpo fisico, senza doverci preoccupare di quanto sia lontano, costoso o difficile da raggiungere.
Oltre a Virgin Galactic, diversi altri progetti possono farci assaporare in prima persona l’esplorazione spaziale. Se siete astronauti nel cuore, ma non ancora di fatto, potete fare un salto virtuale sulla ISS con la possibilità di muovervi da una sezione all’altra e di interagire con gli elementi circostanti. Spoiler: la simulazione della gravità ridotta vi farà girare parecchio la testa.
C’è chi da anni ha intravisto il potenziale della VR come strumento preliminare per un “turismo spaziale di massa”, per quanto simulato. Parliamo dell’azienda californiana SpaceVR, che nel 2021 punta a lanciare nello spazio Overview 1 (chiaro riferimento all’overview effect, il primo satellite in grado di registrare in tempo reale, ad alta risoluzione ed elevato frame rate la vista dallo spazio. Grazie ad esso, gli utenti di SpaceVR potranno godersi la vista della Terra indossando un visore VR presso le strutture dell’azienda, ottimizzate per favorire un’immersione totale.
La VR potrebbe rappresentare un’opportunità di esplorazione dello spazio ben oltre l’orbita terrestre, prefigurando un futuro in cui contenuti ad alta risoluzione ci verranno inviati dai robot stazionari su Luna e Marte, permettendo non solo ai cittadini ma anche ai ricercatori di analizzare anticipatamente contesti extraterrestri. Come se fossimo lì, ma comodamente seduti a casa nostra, in quello che sarà un esotico compromesso tra nomadismo spaziale e sedentarietà terrestre.