Nella nuova corsa allo spazio del 21esimo secolo, i privati rappresentano la chiave per un nuovo accesso allo spazio e alle sue risorse. Negli ultimi cinque anni Pechino ha dato il via libera alla creazione di un ecosistema privato che oggi conta centinaia di aziende. Nel 2018 erano poco più di 30. Questa decisione di investire fortemente nel settore privato non è casuale ma nasce nel 2014 sull’onda dei successi di aziende come SpaceX e altre aziende private negli Stati Uniti.
La Cina osserva attentamente le idee ed i progetti al di fuori di essa, e succede che copi o adatti i progetti vincenti. Questo è probabilmente il caso di LinkSpace, l’azienda aerospaziale molto seguita dalla stampa di settore da qualche anno a questa parte. Linkspace ha presentato qualche anno fa Newline-1, un vettore di piccole dimensioni molto simile al noto Falcon 9 americano, destinato al volo nella seconda metà del 2020.
LinkSpace ha anche condotto diversi test con un VTVL (Vertical takeoff, vertical landing), ossia un dimostratore tecnologico molto simile all’ormai leggendario Grasshopper di SpaceX. Questo dimostratore serviva a testare un rientro a terra del primo stadio di un razzo. Vi invito a vedere il video seguente dell’ultimo test fatto nel 2019. Credetemi, vedere così tanta precisione nelle manovre di atterraggio è impressionante. Ricordando poi che l’azienda ha poco più di cinque anni di vita ed il CEO Hu Zhenyu aveva solo 21 anni quando la creò, il risultato di Linkspace ha dello straordinario.
I limiti del settore privato
Oltre ai successi di aziende come Linkspace, è doveroso ricordare come il settore privato abbia ancora regole stringenti alla propria espansione. La parola esatta per il governo è “complemento“, complemento alle attività più onerose di cui si occupa la CSA ed altri enti statali.
Il partito comunista cinese ha delineato delle regole lo scorso luglio, sulle caratteristiche di queste aziende. Prima di tutto viene fissato un limite operativo ad un’altezza di 200km e si limita lo sviluppo a piccoli e medi lanciatori, con la possibilità di essere riutilizzabili.
In queste regole, che non è detto siano definitive, non c’è una roadmap ufficiale sul futuro lontano di questo settore. Una possibile strategia di Pechino potrebbe essere lo sviluppo di medi/piccoli progetti sul tessuto privato, parallelamente procedere con le grandi attività statali, infine quando il settore privato avrà raggiunto il know-how sufficiente, lentamente sfialare lo stato da attività rimpiazzabili con privati.
Personalmente credo che la Cina non voglia lasciare il freno a mano alzato sul settore privato ma semplicemente limitarlo (almeno inizialmente) per evitare uno scontro diretto con le attività statali del tipo SLS-Starship-New Gleen.
Il legame con lo stato
Parlare di privati nel settore aerospaziale è in generale un discorso molto delicato e sfumato, sopratutto se parliamo di Cina. Infatti è evidente come, in maniera più o meno diretta, molte delle aziende ricevano del denaro da enti statali.
Facciamo un salto in occidente e guardiamo a SpaceX, l’azienda di Musk probabilmente non avrebbe mai sviluppato la Crew dragon senza un finanziamento di NASA, così come ULA oggi sarebbe in bancarotta senza i contratti dell’air force. Questi due esempi aiutano a capire una sfumatura spesso sfuggente della space economy. Infatti, nonostante si cerchi di paragonarla ad un ramo del settore trasporti, la verità è che è più simile alla ricerca di base in cui servono grosse quantià di investimenti e non sempre è possibile avere un ricavo diretto dai progetti su cui si investe. Si può ottenere una tecnologia che da un vantaggio strategico ma non neccessariamente corrisponde ad un ricavo diretto.
Tornando in Cina, i metodi con cui lo stato si inerisce tra queste aziende sono abbastanza opachi. Da un lato ci sono finaziamenti del governo centrale e dalle province, un metodo analogo a quello a cui assistiamo negli USA. Dall’altro lato troviamo risorse umane coinvolte con altri enti di ricerca statali e addirittura con il partito comunista. Ovviamente è bene non generallizzare, perchè esistono aziende quasi indipendenti dall’ingerenza del governo.
Un esempio di startup indipedente è Spacety. Quest’azienda si occupa principalmente di smallsat e ne parlermo prossimamente in Spazio d’oriente insieme al mercato dei satelliti in Cina.
Un incubatore di idee?
Abbiamo visto le caratteristiche principali del settore privato cinese, le sue potenzialità e i limiti. Nel complesso mosaico del settore aerospaziale cinese, i privati sono ancora un piccolo tassello che ha le potenzialità per diventarne un protagonista.
In questo momento i privati sono per Pechino il modo migliore di sviluppare progetti molto innovativi come la riutilizzabilità oppure i motori a propellenti liquidi su cui la Cina ha ancora molto da lavorare rispetto ai concorrenti occidentali. Dalle note rivalità tra Cina e occidente ripartiremo la prossima settimana per parlare di un lancio molto importante che ha segnato il mercato aerospaziale cinese.
Questa era la seconda puntata di Spazio D’oriente, in attessa della prossima sttimana vi invito ad iscrivervi alla nostra newsletter per non perdervi il meglio della settimana.
Spazio D’Oriente è una rubrica progettata e scritta da Nicolò Bagno.