La decade da poco trascorsa verrà probabilmente ricordata per le imprese di SpaceX nel settore aerospaziale: per il primo booster riutilizzato, per il Falcon heavy ma soprattutto per l’avvento delle tante aziende private che l’hanno seguita nella folle “corsa” della space economy.
Blue Origin nasce nel 2000, il suo fondatore Jeff Bezos intendeva creare un veicolo suborbitale capace di ridurre significativamente il costo di un lancio. Per entrare nel mercato del turismo spaziale suborbitale, lo stesso target che intende raggiungere Richard Brenson con la compagnia: “Virgin Galactic”. Il primo razzo creato da Blue Origin: “New Shepard”, è infatti un lanciatore suborbitale riutilizzabile. Analogamente ai razzi della famiglia Falcon può atterrare verticalmente dopo la fase di volo.
L’idea di creare un lanciatore orbitale, venne nel 2012, anche se il progetto non fu presentato prima del 2016. Con questo razzo, chiamato New Glenn, l’azienda di Bezos, intende inserirsi nel mercato dei “heavy-lift launch vehicle”, ossia tra i lanciatori che hanno la capacità teorica di inserire in orbita bassa terrestre dalle 20 alle 50 tonnellate di carico.
Design del lanciatore
Al fine di ridurre il costo di lancio, il New Glenn sarà parzialmente riutilizzabile proprio come il Falcon. Il veicolo si compone di due stadi, di cui il primo è la componente riutilizzabile. Il primo stadio sarà spinto da sette motori BE-4 che sfruttano ossigeno liquido (LOX) e metano. Il secondo stadio userà due BE-3U a idrogeno liquido e ossigeno.
Per il recupero del primo stadio è previsto l’atterraggio su una nave precedentemente nota come “Stena Freighter”. Costruita originariamente in Italia coma nave cargo, oggi è in fase di riconversione per adattarla al recupero di un booster alto più di 57 metri.
Da un punto di vista tecnico, i motori BE-4 rappresentano una pietra miliare. Progettati da Blue Origin, sono i primi motori a metano sviluppati completamente da un privato. Oltre all’impegno sul New Glenn questi motori saranno utilizzati dal vettore “Vulcan” dell’United Launch Alliance con cui Blue Origin ha firmato un contratto di fornitura.
Il New Glenn sarà quindi uno dei vettori più imponenti creati dall’uomo, secondo solo al leggendario Saturn V dell’era Apollo in termini di altezza, pari a 95 metri. Nonostante le imponenti dimensioni, il lanciatore di Blue Origin ha una spinta (del primo stadio a livello del mare) inferiore a quella del suo diretto concorrente, il Falcon Heavy. Per avere un confronto, il Falcon heavy ha una spinta di 22,815kn mentre il New Glenn 16,800kn.
L’azienda aveva inizialmente previsto anche una variante a tre stadi del New Glenn, tuttavia ad oggi, gennaio 2020, non si conosce con esattezza la configurazione di questo terzo stadio che nel payload user guide (un documento rilasciato ai potenziali clienti con informazioni del vettore) riporta la dicitura “Reserved”.
L’elemento che rende il lanciatore di Blue Origin potenzialmente molto competitivo è il volume disponibile all’interno del Fairing, ossia l’estremo superiore del razzo che ospita il carico. Più precisamente il New Glenn dispone di più di 450 metri cubi utili al carico contro i soli 145 del Falcon Heavy. Questa scelta di design va tenuta in considerazione nel momento in cui l’azienda dovesse decidere di fare un lancio condiviso fra più satelliti.
Questa tipologia di lanci permette all’azienda di ridurre il numero totale di lanci e abbattere della metà il prezzo per singolo cliente. Avendo cosi tanto spazio, per il New Glenn non sarà mai un problema ospitare due satelliti per l’orbita di trasferimento geostazionaria, GTO. Il razzo avrà la capacità di trasportare 45000kg in orbita bassa terrestre e 13000kg in GTO.
Stato dei lavori
Blue Origin è una azienda molto riservata sugli sviluppi dei propri progetti, ad oggi non è possibile sapere ufficialmente a che punto si trova lo sviluppo di questo loro importantissimo progetto. Voci non confermate suggeriscono che ad oggi l’azienda non abbia ancora costruito un vero e proprio prototipo ma stia ancora lavorando agli ultimi aspetti del design. Molto più certo è lo stato dello sviluppo dei motori BE-4 su cui continuano i test con dei modelli 1:1. Ad oggi il primo volo del New Glenn è previsto per il 2021, tuttavia un rapporto non pubblico dell’Air force, suggerisce che non è da escludere il ritardo di un anno o superiore a causa di molti elementi di nuovo design.
Un launchpad a Cape Canaveral
L’azienda di Bezos ha scelto il complesso di lancio 36 di Cape Canaveral come base di lancio per il proprio vettore orbitale con accordo di leasing a lungo termine siglato nel 2015. Il complesso originariamente diviso in due pad (36A e 36B) ha visto lanciare numerosi vettori Atlas (dalla prima e terza versione). Blue Origin intende costruire un unico pad ed un banco di prova per i motori BE-4. Per monitorare i progressi dei lavori, vengono in aiuto alcune immagini satellitari di settembre 2019 in cui si può osservare l’avanzamento. Come per il razzo, non arriva alcuna informazione ufficiale.
Nella foto è possibile notare come il “flame trench”, ossia la parte in cemento su cui si riversano i gas di scarico del razzo, è in avanzato stato di costruzione. Dall’immagine è possibile vedere anche i serbatoi del metano e ossigeno in fase di installazione. Accanto al flame trench, la base della torre di servizio è ancora in uno stadio primario di costruzione.
In alcune foto e tweet più recenti si è visto l’innalzamento di cisterne per acqua e delle strutture metalliche facenti parti dell’hangar in cui il razzo verrà preparato in maniera simile a quella di SpaceX.