Ogni estate, tra la fine di luglio e il mese di agosto, il cielo notturno viene attraversato da scie luminose: sono le Perseidi, uno degli sciami meteorici più noti e spettacolari dell’anno, conosciute anche come “lacrime di San Lorenzo”. Sì, perché le cosiddette “stelle cadenti” non hanno nulla a che vedere con le stelle: si tratta di minuscoli frammenti di roccia e polvere cosmica, dette meteoroidi, che entrando nell’atmosfera terrestre a velocità elevatissime, si scaldano fino a vaporizzarsi, lasciando dietro di sé una traccia luminosa. In quel momento le chiamiamo meteore.
Lo sciame delle Perseidi è attivo ogni anno tra metà luglio e fine agosto, con un picco di attività intorno alla notte del 12–13 agosto. In condizioni ideali, il tasso orario zenitale (ZHR), ossia il numero teorico di meteore osservabili in un’ora sotto un cielo perfettamente buio con il radiante allo zenit, può raggiungere le 100 meteore. Le particelle viaggiano a circa 59 km/s, equivalenti a oltre 210 000 km/h, e possono dare origine a meteore persistenti o a bolidi particolarmente luminosi.
Nel 2025, però, il momento di massimo sarà accompagnato dalla presenza della Luna in fase di Gibbosa Calante, illuminata per circa l’84%. Questo ridurrà molto la visibilità delle meteore più deboli, lasciando comunque spazio alle più brillanti.
Con il radiante situato nella costellazione di Perseo, il periodo migliore per l’osservazione sarà nelle ore che precedono l’alba, quando la Terra entra frontalmente nella corrente di meteoroidi.
L’origine delle Perseidi: la cometa Swift–Tuttle
Le Perseidi devono la loro origine alla cometa periodica 109P/Swift–Tuttle, scoperta indipendentemente nel 1862 da Lewis Swift e Horace Parnell Tuttle. Con un diametro stimato di circa 26 km e un’orbita attorno al Sole della durata di 133 anni, è una delle comete periodiche più grandi conosciute. Ogni volta che si avvicina al Sole, la sua superficie ghiacciata sublima, rilasciando nello spazio polveri e frammenti rocciosi che si distribuiscono lungo la sua orbita.

Questi detriti si muovono su traiettorie molto simili a quella della cometa. La Terra, ogni anno, attraversa questa scia residua proprio in estate. Quando i meteoroidi entrano nell’atmosfera terrestre, l’attrito con l’aria li riscalda fino alla vaporizzazione, producendo le scie luminose che osserviamo. La velocità relativa particolarmente alta delle Perseidi, 59 km/s, è il motivo per cui molte meteore di questo sciame sono così brillanti e talvolta lasciano scie persistenti.
Lo studio delle Perseidi ha un grande valore scientifico: analizzare la distribuzione temporale e spaziale delle meteore permette di comprendere come le correnti di detriti cometari si evolvono nel tempo, come vengono influenzate dalle perturbazioni gravitazionali dei pianeti e come la radiazione solare disperde le particelle più piccole. Anni eccezionali come il 1993 e il 2016 hanno mostrato picchi ben superiori alle 150 meteore orarie, con ZHR stimati rispettivamente oltre le 300–400 nel 1993 e intorno alle 150–180 nel 2016, dovuti al passaggio della Terra in zone particolarmente dense della corrente di meteoroidi.
Quando e come osservarle
Lo sciame delle Perseidi è attivo da metà luglio a fine agosto, ma il periodo migliore per l’osservazione è compreso tra il 10 e il 14 agosto, con il picco nella notte del 12–13. Il momento più favorevole è nelle ore che precedono l’alba: il radiante nella costellazione di Perseo sarà alto nel cielo e la Terra, per effetto della sua rotazione, si troverà a impattare direttamente contro la corrente di meteoroidi, aumentando il numero di meteore visibili.
Per quest’anno, la presenza della Luna gibbosa calante durante il massimo attenuerà la luminosità del cielo e renderà difficili da osservare le meteore più deboli, riducendo di circa il 60–70% il numero visibile rispetto allo ZHR. Tuttavia, le meteore più brillanti, inclusi i bolidi, resteranno ben visibili anche a occhio nudo.
Per osservare al meglio le Perseidi, è fondamentale allontanarsi il più possibile da fonti di inquinamento luminoso e cercare un orizzonte libero da ostacoli. Non sono necessari strumenti ottici: l’occhio nudo è ideale, poiché permette di coprire ampie porzioni di cielo. È consigliabile adattare la vista al buio per almeno 15–20 minuti e coprire con lo sguardo una porzione di cielo ampia, non solo quella in prossimità del radiante.

L’importanza scientifica delle Perseidi
Oltre al fascino estetico, le Perseidi rappresentano una preziosa opportunità per la ricerca scientifica. Le osservazioni, sia professionali che amatoriali, contribuiscono alla mappatura della distribuzione dei meteoroidi nello spazio e aiutano a comprendere l’evoluzione delle correnti di polvere cometaria. Confrontando i dati raccolti in diversi anni, si possono determinare variazioni di densità nella scia, identificare possibili “filamenti” di detriti più recenti e prevedere outburst futuri.
Le Perseidi sono anche un laboratorio naturale per lo studio dell’interazione tra meteoroidi e atmosfera terrestre. Le analisi spettroscopiche delle scie permettono di identificare la composizione chimica dei frammenti cometari, fornendo indizi sulla formazione e l’evoluzione del Sistema Solare. Inoltre, la loro velocità elevata e la frequente comparsa di bolidi le rendono ideali per calibrare strumenti di monitoraggio ottico e radar.
Negli ultimi anni, diverse reti di rilevamento hanno raccolto dati ad alta precisione su traiettorie e velocità delle meteore, contribuendo anche alla ricerca di eventuali meteoriti caduti al suolo. Sebbene nel caso delle Perseidi sia improbabile che frammenti sopravvivano al passaggio atmosferico, lo studio dettagliato dello sciame arricchisce le nostre conoscenze sulla dinamica e la fisica dei piccoli corpi celesti.











