Il telescopio spaziale James Webb ha recentemente fornito dettagli senza precedenti su un evento astronomico raro: l’“ingestione” di un pianeta da parte della sua stella ospite.
Questo evento è stato osservato nella Via Lattea a circa 12mila anni luce dalla Terra. Inizialmente rilevato come un improvviso aumento di luminosità ottica dal Zwicky Transient Facility nel 2020 (classificato come ZTF SLRN-2020), ulteriori analisi hanno rivelato che la stella aveva consumato un pianeta simile a Giove.
Contrariamente alle ipotesi precedenti, che suggerivano che la stella si fosse espansa fino a inglobare il pianeta, le nuove osservazioni di Webb indicano che il pianeta ha subito un decadimento orbitale, avvicinandosi progressivamente alla stella fino a essere completamente assorbito.
L'”ingestione” di un pianeta
Le osservazioni condotte dal James Webb sul sistema, a circa 830 giorni dal picco di emissione ottica, hanno fornito dettagli significativi sull’ambiente circumstellare successivo all’ingestione. Utilizzando gli strumenti MIRI (Mid-Infrared Instrument) e NIRSpec (Near-Infrared Spectrograph), il team di ricerca ha identificato componenti chiave che delineano la complessa struttura del materiale espulso durante l’evento.

Gli spettri hanno rivelato la presenza di un disco di accrescimento caldo, con una temperatura di circa 720 K, contenente gas molecolare come il monossido di carbonio (CO) e potenzialmente la fosfina (PH₃). Questo disco è interpretato come materiale ricaduto, originato dall’espulsione durante l’ingestione del pianeta.
Inoltre, è stata identificata una componente di polvere più fredda, con una temperatura di circa 280 K, che si estende oltre il disco caldo. La massa totale della polvere è stimata tra 10⁻¹⁰ e 10⁻⁵ masse solari, suggerendo una significativa quantità di materiale espulso.
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Implicazioni per la comprensione dei sistemi planetari
Questo evento rappresenta una rara occasione per approfondire le fasi finali dell’interazione gravitazionale tra una stella e un pianeta in orbita ravvicinata. La sequenza osservata nel sistema suggerisce che il pianeta, con una massa paragonabile a quella di Giove, non sia stato distrutto a causa dell’espansione della stella verso uno stadio evolutivo avanzato, come si era ipotizzato in precedenza.
Al contrario, i dati ottenuti dal telescopio Webb indicano che il pianeta è andato incontro a un decadimento orbitale progressivo, un fenomeno in cui l’orbita si restringe gradualmente nel tempo. Questo processo è probabilmente stato innescato da intense interazioni mareali tra il pianeta e la stella stessa.

Man mano che il pianeta si avvicinava, le forze gravitazionali hanno destabilizzato la sua orbita, fino a causarne la disintegrazione parziale e infine l’ingestione completa da parte della stella. La dinamica osservata si discosta quindi in modo significativo dalla spiegazione tradizionale, secondo cui l’ingestione avverrebbe solo a seguito della fase di gigante rossa della stella.
Questo risultato apre nuove prospettive sul destino dei pianeti giganti in orbite strette, un fenomeno che potrebbe essere comune anche in altri sistemi stellari.
Lo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal, è reperibile qui.