La regione di Arabia Terra su Marte, caratterizzata dalla presenza di diversi crateri. A sinistra, il resto di un antico lago. La foto è del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA. Credits: NASA/JPL-Caltech/UArizona
Un recente studio condotto dal Planetary Science Institute (PSI), presentato durante la Lunar and Planetary Science Conference 2025, ha portato alla luce nuove prove dell’esistenza di antichi ghiacciai su Marte, offrendo spunti significativi per comprendere la storia climatica del pianeta.
L’analisi si è concentrata su un cratere di 48 km di diametro nella regione di Arabia Terra e sul vicino sistema di depressioni noto come Heart Lake. Utilizzando immagini ad alta risoluzione ottenute dalla Context Camera (CTX) e dall’High-Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE) a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA, il team ha identificato caratteristiche morfologiche tipiche di ambienti glaciali.
Queste caratteristiche includono crepacci, deformazioni superficiali e morene terminali, suggerendo che i ghiacciai presenti fossero “a base fredda”, ovvero privi di fusione alla base. Tuttavia, la presenza di canali poco profondi e depositi glaciali all’interno del cratere indica che, in alcune circostanze, si è verificato lo scioglimento subglaciale, portando alla formazione di un lago proglaciale.
La scoperta di strutture glaciali nella regione di Arabia Terra si inserisce in un quadro più ampio di evidenze geologiche e radar che indicano come il clima marziano sia stato, in passato, capace di sostenere l’accumulo e la permanenza di ghiaccio, in forme anche complesse.
Uno degli indizi più significativi in questo senso risale al 2018, quando il radar MARSIS a bordo della sonda Mars Express dell’ESA ha rilevato segnali compatibili con un lago subglaciale sepolto sotto la calotta polare sud. Quel risultato, allora molto discusso, ha spinto la comunità scientifica a riconsiderare la possibilità che il sottosuolo di Marte abbia ospitato — e forse ospiti tuttora — riserve stabili di acqua liquida.
L’interpretazione delle strutture glaciali osservate nel nuovo studio suggerisce che i ghiacciai marziani possano essersi ritirati in modo simile a quelli terrestri, lasciando dietro di sé morfologie modellate dallo scorrimento del ghiaccio e dallo scioglimento localizzato. Questo implica che anche Marte, in fasi remote della sua storia, abbia attraversato cicli climatici con oscillazioni significative di temperatura e umidità, probabilmente influenzati da variazioni nell’inclinazione assiale del pianeta.
Tali processi avrebbero favorito la formazione di ghiacciai, laghi proglaciali e forse, in condizioni favorevoli, ambienti idonei allo sviluppo di forme di vita microbiche.
I risultati ottenuti in Arabia Terra sono resi possibili grazie alla continua esplorazione del pianeta rosso attraverso missioni orbitali di lunga durata. In particolare, il Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), attivo dal 2006, ha fornito dati cruciali con strumenti come HiRISE e CTX, in grado di mappare con dettaglio senza precedenti la superficie marziana.
L’analisi di queste immagini permette di ricostruire l’evoluzione geomorfologica di crateri, valli e altre strutture, contribuendo alla comprensione della dinamica dei ghiacci nel passato del pianeta.
Accanto alle osservazioni orbitali, anche le missioni di superficie giocano un ruolo fondamentale. Il rover Perseverance, attualmente operativo nel cratere Jezero, sta studiando sedimenti fluviali e lacustri alla ricerca di tracce di antichi ambienti abitabili. In futuro, il programma Mars Sample Return si promette di portare sulla Terra campioni di suolo marziano, offrendo nuovi strumenti per la datazione e l’analisi mineralogica di materiali legati alla presenza passata di acqua.
Ogni missione contribuisce così a ricostruire, tassello dopo tassello, la storia climatica di Marte e a valutare il suo potenziale biologico nel tempo.
Lo studio, dal titolo Sub-glacial melting in northern Arabia Terra? Evidence for valley glaciers, meltwater channels, and proglacial lakes, è reperibile qui.
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