Il 28 giugno 2024, a tre giorni dal ritorno sulla Terra, durante una conferenza stampa l’Agenzia Spaziale Cinese CNSA ha annunciato il peso dei campioni lunari raccolti da Chang’e 6: 1935.3 grammi, quasi 2 kg. La missione, svoltasi correttamente in ogni sua fase, è stata la più complessa mai tentata dalla Cina sulla Luna.
Chang’e 6 ha dapprima raggiunto il lato a noi nascosto del nostro satellite, nel bacino Polo Sud-Aitken. Successivamente, ha prelevato dei campioni di rocce e regolite dalla superficie e dal sottosuolo, e li ha portati con successo sulla Terra. La capsula di rientro è atterrata nel deserto della Mongolia alle ore 8:07 italiane del 25 giugno, concludendo una missione durata in tutto 53 giorni.
A circa tre mesi di distanza, gli scienziati cinesi hanno rivelato che tipo di materiale si trova sul lato nascosto della Luna: una miscela di basalti, brecce, agglutinati, vetri, rocce leucitiche e materiali (ejecta) “estranei”. I campioni prelevati da Chang’e 6 sul lato nascosto della Luna sono piuttosto differenti rispetto a quelli fino a ora recuperati (a partire dal 1969) dal lato a noi più vicino.
Secondo i ricercatori cinesi potrebbero derivare dall’unione di suolo lunare più datato con materiale emerso ben più di recente, una conclusione arrivata dall’esistenza di nuovi crateri da impatto attorno al sito di allunaggio.
Chang’e 5 e Chang’e 6: tra il visibile e il nascosto
Gli studi condotti dai ricercatori del Key Laboratory of Lunar and Deep Space Exploration at the CAS, del Lunar Exploration and Space Engineering Centre, e del Beijing Institute of Spacecraft System Engineering mettono ancora più in luce le differenze tra lato vicino e lato nascosto della Luna.
Ad esempio, i campioni di suolo lunare provenienti dal lato a noi visibile della Luna e riportati a Terra da Chang’e 5 il 17 dicembre 2020 non mostravano una presenza di ejecta non basaltici del 10% come invece evidenziato da quelli di Chang’e 6. Ancora, i campioni del lato nascosto contengono molte più tracce di feldspati e vetro rispetto alla precedente missione cinese.
La risposta più plausibile, a ora, è che i materiali provengano soprattutto da impatti con corpi estranei. Chimicamente, il suolo analizzato da Chang’e 6 mostra un contenuto di Al2O3 e CaO più elevato e un contenuto di FeO inferiore rispetto al suolo basaltico di Chang’e 5.
Ciò suggerisce che il materiale di Chang’e 6 contenga ejecta non basaltici oltre a materiale basaltico a basso contenuto di Ti. I nuovi campioni hanno anche una densità inferiore, il ché significa che “sono più sciolti e porosi rispetto ai precedenti suoli lunari analizzati”. I ricercatori ipotizzano addirittura che il suolo possa essere più “soffice” nel suo stato naturale sulla superficie nascosta della Luna.
Questo perché, sulla Terra, la densità reale del campione lunare è di 3.035 g/cm3, mentre la densità apparente naturale è solo di circa 0.983 g/cm3. Come per Chang’e 5 che ha dimostrato come l’attività magmatica sul lato visibile della Luna fosse presente fino a due miliardi di anni fa e non tre come acquisito dalle missioni Apollo, allo stesso modo Chang’e 6 potrebbe offrire risposte sul vulcanismo del lato nascosto.
Infatti, da un lato, i basalti locali documentano la storia del vulcanismo sul lato nascosto della Luna. Dall’altro, i frammenti non basaltici possono offrire spunti critici sulla crosta degli altipiani lunari, sulle fusioni da impatto (Polo Sud-Aitken) e potenzialmente sul mantello lunare.
Chang’e…poi?
I primi risultati dell’analisi sui campioni di Chang’e 6, sebbene siano ancora preliminari, forniscono già da ora un’opportunità unica per comprendere la storia della Luna. Intanto, i ricercatori cinesi mettono in evidenza la necessità di ampliare la zona di estrazione dei campioni di suolo lunare provenienti dal lato nascosto.
Questo sarà necessario per avere un’idea più completa della composizione del suolo non soltanto all’interno del bacino Polo Sud-Aitken ma anche nei dintorni. Il lato nascosto, essendo tra i due il lato “più esposto” della Luna, è anche maggiormente soggetto a impatti e quindi “contaminazioni”.
Si dovranno infatti cercare novità sulla variabilità delle attività vulcaniche tra il lato vicino e quello lontano e sulla storia degli impatti del sistema solare interno. Infine, sul campo magnetico lunare, la composizione e la struttura della crosta e del mantello.
Intanto, ci si prepara a Chang’e 7, la prossima missione del programma di esplorazione lunare cinese, che dovrebbe essere lanciata nel 2026 ancora verso il Polo Sud lunare. La missione includerà un orbiter, un lander, un rover e altri esperimenti per studiare questa regione. Successivamente ci sarà Chang’e 8 nel 2028. L’ultima del programma di esplorazione lunare robotica Chang’e prima che la Cina porti il primo taikonauta sulla Luna.
Qui potete trovare lo studio completo di analisi preliminare dei campioni lunari di Chang’e 6.
–> In questo video approfondimento, abbiamo parlato della storia di Chang’e 6: