Blue Origin
| On 8 mesi ago

Dopo un anno di stop, New Shepard ritornerà presto a volare

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Risale al 12 settembre 2022 l’ultimo volo del razzo suborbitale costruito da Blue Origin. Il lancio era terminato prematuramente a causa dell’esplosione del booster (NS Tail-3) del vettore, dopo appena un minuto e quattro secondi dal lift-off. Il razzo, in quel momento, aveva già superato il punto di massima pressione dinamica (Max-Q) e il suo motore BE-3 stava accelerando di nuovo per completare l’inserimento nella traiettoria suborbitale.

A bordo della capsula non vi erano passeggeri, ma solo alcuni payload che potranno volare di nuovo. Il sistema di aborto ha infatti funzionato correttamente consentendo alla capsula di allontanarsi dal booster non appena ha rilevato l’anomalia. La navicella e il suo carico utile hanno poi effettuato un soft-landing tramite paracadute in un’area sicura nel deserto del Texas occidentale.

Atterraggio della capsula durante la missione NS-21 Credits: Blue Origin

Le cause dell’incidente

Immediatamente dopo il fallimento della missione, Blue Origin ha avviato un’indagine per determinare le cause dell’incidente. Per condurre queste analisi, i cui esiti sono stati pubblicati solo dopo sei mesi, l’azienda di Jeff Bezos ha formato un Mishap Investigation Team (MIT) che ha collaborato con la Federal Aviation Administration (FAA) e il National Transportation Safety Board.

Con l’aiuto dei video, della telemetria di bordo e dell’hardware di volo recuperato, il MIT ha determinato che la causa diretta dell’incidente è stata un cedimento per fatica dell’ugello del motore BE-3P. Lo stress eccessivo sulla struttura è stato provocato dal superamento delle temperature operative nominali. La valutazione forense dei frammenti recuperati ha poi mostrato chiare prove di danni termici e striature derivanti dall’aumento delle temperature di funzionamento.

Sebbene il report non lo riporti esplicitamente, sembra che, a un certo punto della campagna di volo di questo booster, Blue Origin abbia apportato modifiche al sistema di raffreddamento che hanno permesso il raggiungimento di queste temperature più elevate e spiegano le striature presenti.

Il report omette però alcune informazioni fondamentali. Ad esempio, l’azienda non ha specificato quali forze ha subito la capsula durante la separazione di emergenza e non è quindi chiaro se gli esseri umani a bordo sarebbero sopravvissuti.

In un aggiornamento del 27 marzo, l’azienda ha dichiarato: “Blue Origin sta attuando azioni correttive, tra cui modifiche progettuali alla camera di combustione e ai parametri operativi, che hanno ridotto la massa dell’ugello. Ulteriori modifiche progettuali all’ugello hanno migliorato le prestazioni strutturali sotto carichi termici e dinamici.”

New Shepard torna (finalmente) al volo

Con questo aggiornamento, Blue Origin ha dichiarato di voler tornare in volo “presto” con una missione senza equipaggio. Tuttavia, nei quasi sei mesi trascorsi, non ci sono stati aggiornamenti ufficiali.

Secondo due fonti vicine all’azienda, tuttavia, sembra che Blue Origin si stia finalmente preparando a far volare di nuovo il New Shepard. I piani provvisori prevedono un volo di prova senza equipaggio all’inizio di ottobre. Se tutto va bene, la prima missione con equipaggio (dopo lo stop) avrà luogo a metà febbraio del prossimo anno.

Non è chiaro quale vettore Blue Origin utilizzerà per il prossimo volo. Il primo razzo New Shepard, il Booster 1, è andato perso durante un volo dell’aprile 2015. L’azienda ha ritirato il Booster 2 nell’ottobre 2016 dopo aver eseguito con successo un test del sistema di fuga durante il suo quinto e ultimo volo. Inoltre, il razzo più recente, il Booster 4, ha volato esclusivamente in missioni con equipaggio. Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni, Blue Origin sta sviluppando un nuovo booster. Presumibilmente questo sarà basato su quanto appreso da questo incidente.

Stabilimento per la costruzione del New Glenn. Credits: Blue Origin

E la concorrenza?

Il tanto atteso ritorno al volo del New Shepard avviene mentre il suo principale concorrente, Virgin Galactic, ha iniziato a dimostrare un’impressionante cadenza di voli spaziali con equipaggio. Con il suo veicolo spaziale VSS Unity, Virgin Galactic può trasportare quattro passeggeri e due piloti a un’altitudine di circa 88 Km, e quest’estate ha effettuato quattro voli spaziali in quattro mesi.

Finora il VSS Unity ha completato otto voli umani nello spazio, cinque dei quali con almeno un passeggero. Di contro, il New Shepard ha compiuto sei voli umani nello spazio e, prima dell’incidente, Blue Origin effettuava in media un volo spaziale umano ogni due mesi circa. Una nota a margine riguarda il New Glenn, l’altro lanciatore dell’azienda di Bezos, del quale non si ha notizia da ormai molto tempo.

Diventa quindi imperativo, per assicurare competitività a Blue Origin, che il prossimo volo sia un successo e che la campagna di lanci con equipaggio riprenda al più presto.