Si è conclusa con successo anche Tranporter-3, la seconda missione di questo inizio 2022 per SpaceX. Il Falcon 9 è partito dal complesso di lancio numero 40 di Cape Canaveral alle 16:25 del 13 gennaio, secondo il fuso orario italiano. La missione è la terza del programma Rideshare, tramite cui diverse aziende partecipano al lancio per dividersi il costo di utilizzo del vettore. Grazie soprattutto all’utilizzo di Falcon 9 con diverse missioni alle spalle, SpaceX è in grado di offrire il minor prezzo per portare un carico in orbita. Si parla infatti di un milione di dollari per satelliti con massa inferiore a 200 kg.
Per garantire un prezzo così vantaggioso però, le diverse aziende e agenzie spaziali devono sottostare ai parametri imposti da SpaceX. Ciò implica sia la data di lancio che l’orbita di destinazione. Per fare un confronto, Rocket Lab propone il suo Electron con un costo pari a 5 milioni di dollari per carichi fino a 200 kg. L’azienda però garantisce una maggiore flessibilità con le date e permette ai satelliti di raggiungere direttamente la loro orbita di destinazione. Alcuni piccoli satelliti infatti, per volare a bordo del Falcon 9, devono fare affidamento su appositi trasportatori.
I satelliti a bordo del Falcon 9
Sono 105 i satelliti che hanno raggiunto l’orbita terrestre con la missione Transporter-3. A differenza dei precedenti lanci Rideshare, questa volta erano assenti i satelliti Starlink. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che SpaceX si sta concentrando maggiormente sul lancio di questi satelliti su altri piani orbitali, prima di passare a quelli in orbita polare. Il Falcon 9 infatti, oggi ha trasportato il carico su un’orbita eliosincrona, che va da nord a sud.
Dei satelliti presenti a bordo molti hanno lo scopo di osservare la Terra sia tramite telecamere che utilizzando la tecnologia SAR, ovvero radar ad apertura sintetica. Del primo gruppo fanno parte cubesat come i 44 SuperDove di Planet Labs, che sta creando una piccola costellazione che conta attualmente più di 240 satelliti. A osservare la Terra tramite SAR vi sono invece satelliti di Iceye e di Umbra, altre aziende che stanno costruendo costellazioni di cubesat. Tra le diverse nazioni che hanno partecipato alla missione vi è anche l’Italia con due diversi satelliti.
Uno di questi è il Pilot-1 progettato dall’azienda piacentina CShark, costruito dalla spagnola Fossa e realizzato in collaborazione con l’associazione ASIMOF. Il piccolo satellite è un dimostratore tecnologico che darà il via a una futura costellazione. Potrà essere utilizzato in diversi settori, che vanno dall’agricoltura alla meteorologia. Pilot-1 rimarrà in orbita per un massimo di 36 mesi, per poi distruggersi completamente rientrando in atmosfera senza lasciare detriti potenzialmente pericolosi.
Un altro satellite italiano è il trasportatore ION di D-Orbit, che ha dovuto farsi carico di alcuni satelliti dell’azienda Spaceflight. Questa infatti aveva in programma di lanciare anche il suo “rimorchiatore”, chiamato Sherpa-LTC. Dopo averlo integrato a fine dicembre al dispenser del Falcon 9 però, l’azienda ha riscontrato un problema ai motori dello Sherpa. Spaceflight è stata quindi costretta a rimuovere lo sherpa, ricollocando i satelliti che avrebbe dovuto trasportare. D-Orbit quindi ha preso in carico alcuni di questi cubesat.
Continuano i voli di D-Orbit
A bordo di Transporter-3 era presente anche il quarto ION di D-Orbit. L’azienda italiana ha iniziato oggi la quarta missione del trasportatore spaziale, questa volta chiamato ION SCV004 Elysian Eleonora. La missione è invece stata chiamata Dashing Through The Stars. Prima del lancio non era ancora stato comunicato il numero preciso di cubesat e satelliti a bordo dell’ION. Il trasportatore di D-Orbit si sta rivelando, da settembre del 2020, data della prima missione in orbita, uno dei più affidabili e performante.
Oltre a trasportare piccoli satelliti nella loro orbita finale, ION è in grado di ospitare direttamente a bordo esperimenti scientifici. Per questa missione D-Orbit ha dimostrato anche grande flessibilità, dato che un cubesat 3U chiamato VZLUSat-2 del Czech Aerospace Research Centre (VZLU) è stato aggiunto all’ultimo, poche settimane prima del lancio. Questo satellite sarebbe dovuto volare a bordo del dispenser di Spaceflight, Questa infatti aveva in programma di lanciare anche il suo “rimorchiatore”, chiamato Sherpa-LTC. Dopo averlo integrato a fine dicembre al dispenser del Falcon 9 però, hanno riscontrato un problema ai motori dello Sherpa. Spaceflight è stata quindi costretta a rimuovere il dispenser, ricollocando i satelliti che avrebbe dovuto trasportare. D-Orbit quindi ha preso in carico alcuni di questi cubesat.
10 voli anche per il B1058
Per la terza vota un primo stadio raggiunge quota dieci missioni completate con successo. Si tratta del Falcon 9 B1058, l’unico che porta su di esso la scritta NASA, ormai annerita dai molti rientri. Questo booster infatti ha volato la prima volta durante la storica missione Demo-2 con il primo volo di una Dragon con astronauti a bordo. Da quel lancio sono trascorsi solamente 19 mesi e mezzo. Gli altri booster che hanno raggiunto questo traguardo sono il B1049 e il B1051. Il primo è il più vecchio della flotta e SpaceX ha impiegato 36 mesi per effettuare dieci lanci con esso. Il B1051 invece è attualmente l’unico arrivato a quota undici missioni, ma per arrivare a dieci ha impiegato 26 mesi.
Grazie al carico non troppo pesante, il Falcon 9 usato per la missione Transporter-3 ha potuto fare ritorno direttamente sulla terraferma. Dopo circa otto minuti e mezzo infatti, il B1058 è atterrato sulla Landing Zone 1. Utilizzando solamente questo Falcon 9, SpaceX è stata in grado di portare in orbita ben 537 satelliti.
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