Il primo ministro del Giappone Fumio Kishida, recentemente eletto, ha fissato un nuovo grande obiettivo nell’ambito del programma Artemis, da conseguire entro la fine del decennio: mandare un astronauta della JAXA sulla Luna. La domanda sorge, dunque, spontanea: e se fosse giapponese il primo astronauta non americano ad allunare?
Promuoveremo il programma Artemis affinché, per la fine del decennio, siano possibili missioni con equipaggio sulla Luna. Proveremo a realizzare l’allunaggio degli astronauti giapponesi.
Così si è espresso il primo ministro giapponese Fumio Kishida durante un meeting presso il quartier generale per lo sviluppo spaziale (Strategic Headquarters for Space Development). Il guanto di sfida è stato lanciato in seguito a una proposta modifica, in attesa di approvazione, riguardante i programmi di space policy giapponesi. Per la risposta bisognerà attendere il prossimo anno fiscale, che in Giappone inizia il primo aprile. Allora sapremo se la JAXA potrà avere fondi e permessi sufficienti per intraprendere questo percorso verso la Luna.
Tale cambiamento di rotta, prevede che il settore privato giapponese, insieme alla JAXA, collabori nello sviluppo di rover lunari con equipaggio a bordo. Rover lunari e, in generale, sistemi di essenziale importanza per le attività umane sulla Luna. Nel frattempo, il Giappone si è mosso per il reclutamento di una nuova classe di astronauti, come fatto dalla NASA un mese fa circa e dall’ESA con la selezione ancora in corso. Iniziata il giorno 20 dicembre 2021, la chiamata per i nuovi astronauti giapponesi terminerà il giorno 4 marzo 2022. La JAXA attualmente impiega sette astronauti in servizio con un’età media di 52 anni. L’obiettivo è istituire una nuova classe di astronauti giapponesi per febbraio 2023.
Un ruolo poco chiaro
Mettere le mani avanti in questo modo, puntando a un allunaggio entro la fine del decennio, è una mossa di facile comprensione per il Giappone. Il suo ruolo, infatti, all’interno del programma Artemis, non è così ben definito come per altri Stati. È quindi ovvio che il Paese del Sol Levante inizi già ora una fase di richieste, in attesa che si possano confermare e stabilire anche le sue offerte al Programma.
Basti pensare al Canada, ad esempio, che svilupperà il braccio robotico del Lunar Gateway e non solo! Lo scorso dicembre, NASA e l’Agenzia spaziale canadese hanno stipulato un accordo che prevede la partecipazione di un astronauta canadese alla missione Artemis 2, che non partirà prima del 2024. Tale missione prevede, a bordo della capsula Orion, la presenza di tre astronauti americani e un canadese. Con Artemis 2 non si procederà a un allunaggio, ma solo al sorvolo della Luna.
Ciò che invece sappiamo con certezza, è che JAXA si occuperà, all’interno del programma Artemis, di sviluppare un rover lunare pressurizzato. Frutto della collaborazione tra JAXA e Toyota, il rover potrebbe permettere agli astronauti di fare anche il giro della Luna. Siccome dovrebbe essere pronto per il 2029, anche se il progetto è ancora in fase di studio, sembra lecito supporre che possa essere proprio un astronauta giapponese il più qualificato alla guida di tale rover. Insomma, quello del Giappone è un tentativo di “mettere le mani avanti” piuttosto lecito e che fa leva sui continui ritardi dell’SLS che fa continuamente slittare le missioni Artemis. La Luna, sia in superficie che in orbita con il Lunar Gateway, potrebbe essere molto affollata nei prossimi anni!
Per i vari contributi europei all’impresa lunare internazionale di Artemis, anche il vecchio continente sarà infatti un ottimo candidato per fornire il primo astronauta non americano a raggiungere la superficie lunare. Per ora infatti, la costruzione di oltre metà dello spazio pressurizzato del Lunar Gateway ha garantito all’ESA due diverse missioni con astronauti europei per la Stazione Lunare. Per la Luna è invece ancora presto, ma è chiaro che le discussioni si stanno aprendo proprio in questi mesi.
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