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Sembra che l’Iran si stia preparando ad un nuovo lancio spaziale

Stefano Piccin di Stefano Piccin
Dicembre 13, 2021
in News, Space economy
Prima foto di Planet Labs Inc. del Imam Khomeini Spaceport.

Prima foto di Planet Labs Inc. del Imam Khomeini Spaceport.

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In base ad alcune osservazioni effettuate con i satelliti commerciali di Planet Lab, analizzate poi da Jeffrey Lewis, esperto del James Martin Center for Nonproliferation Studies, l’Iran si sta preparando per un nuovo lancio spaziale non annunciato. Le foto satellitari riguardano il Imam Khomeini Spaceport, la base di lancio principale per il programma spaziale civile dell’Iran. Queste osservazioni arrivano in un momento particolare per il Paese. A Vienna si stanno infatti svolgendo degli incontri diplomatici per rimettere in piedi il trattato sul nucleare iraniano, e non sembrano andare troppo bene.

Le foto satellitari analizzate da Jeffrey Lewis sono state ottenute da Associated Press e pubblicate sabato 11 dicembre. Esse ritraggono lo spazioporto situato nella regione di Semnan, a circa 240 chilometri a sud-est di Teheran. Sono raffigurati diversi veicoli e personale, un’attività tipica prima di un lancio spaziale. Oltre a questo è presente una grande struttura bianca di supporto sulla rampa di lancio, solitamente usata per contenere il vettore prima della partenza. Una specie di piccolo edificio d’integrazione mobile. Un altro indizio è la presenza di alcune piccole gru, anch’esse presenti prima di un lancio spaziale per assemblare il carico.

Seconda foto di Planet Labs Inc. del Imam Khomeini Spaceport.
Seconda foto di Planet Labs Inc. del Imam Khomeini Spaceport.

Questa attività è inoltre da legare a un annuncio effettuato dall’agenzia di stampa nazionale il 5 dicembre. L’IRNA (Islamic Republic News Agency) ha scritto in un comunicato che ben 4 satelliti sono già pronti per essere lanciati. Si tratta del Zafar 2, del Nahid 1 e Nahid 2 e del Pars 1. Il primo è un satellite di osservazione terrestre, il secondo un semplice tester per la costruzione, assemblaggio e lancio di satelliti.  Anche il terzo è un dimostratore tecnologico, nello specifico servirà a dimostrare tecnologie per la costruzione futura di un satellite per telecomunicazioni in orbita geostazionaria. Pars 1 infine, è un satellite per l’osservazione terrestre, che sarà usato per il controllo del settore agricolo e per i cambiamenti climatici in Iran.

Le preoccupazioni occidentali per questo lancio

Nonostante la pubblicazione dell’indagine di Associate Press di sabato, ne la delegazione iraniana a Vienna e nemmeno i media statali hanno dato annuncio di lanci imminenti. Questo approccio di segretezza, nonostante sia probabile si tratti di un lancio civile, è probabilmente una chiara strategia dell’Iran per portare ulteriore pressione nelle contrattazioni a Vienna. Il programma spaziale dell’Iran si lega infatti a quello nucleare, dato che per rendere utilizzabili delle testate nucleari nel 2021 è richiesto almeno l’uso di missili balistici intercontinentali. Una tecnologia che l’Iran formalmente non possiede.

Il razzo iraniano Simorgh alla rampa di lancio del Imam Khomeini Spaceport
Il razzo iraniano Simorgh alla rampa di lancio del Imam Khomeini Spaceport

In particolare, dai vertici militari USA il programma spaziale iraniano viene fortemente criticato, dato che una volta ottenuta la tecnologia di lancio nello spazio è relativamente facile convertire un vettore orbitale in uno suborbitale. Il programma spaziale iraniano è stato permesso dalle forze occidentali proprio per la sua iniziale caratteristica civile. Il primo satellite è entrato in orbita nel 2009, mentre solo nel 2020 è stato lanciato il primo satellite militare.

Le cose potrebbero però cambiare ancora nei prossimi anni. Ad agosto, nuove elezioni hanno portato un nuovo presidente in Iran: Ebrahim Raisi. Raisi, ultraconservatore, ha manifestato grande interesse per lo spazio, in particolare per le sue declinazioni civili ed economiche. Sembra quindi che, al contrario del suo predecessore, uno degli obbiettivi sia slegare lo spazio dalle conseguenze dell’uscita dall’accordo sul nucleare, in modo che possa svilupparsi in modo più libero.

I satelliti commerciali e l’importanza dell’OSINT (Open Source INTelligence)

Il lavoro di Jeffrey Lewis è uno dei tanti nei quali hanno avuto un ruolo chiave i provider d’immagini satellitari commerciali. Nel corso del 2021 aziende come Maxar, Planet Labs e Capella hanno dimostrato come il libero accesso delle proprie immagini satellitari può essere uno strumento chiave per monitorare e talvolta scoprire prime delle agenzie d’intelligence le attività militari di paesi “chiusi”. Nel corso dell’estate tre indagini indipendenti hanno portato alla luce un’espansione senza precedenti dei Silos nucleari cinesi. Sempre sulla Cina, un lavoro pubblicato dall’agenzia NPR ha svelato un’insolita attività di costruzione in un remoto sito militare nella Mongiolia Interna, ritenuto molto importante per il programma di spazioplani sviluppato quasi in totale segreto.

Confronto di una osservazione di un sito di lancio missilistico iraniano. La foto inferiore è stata ottenuta con un satellite di Maxar, quella superiore è stata pubblicata da Trump nel 2019. Credits: NPR
Confronto di una osservazione di un sito di lancio missilistico iraniano. La foto inferiore è stata ottenuta con un satellite di Maxar, quella superiore è stata pubblicata da Trump nel 2019. Credits: NPR

Monitorare l’attività spaziale iraniana dallo spazio sta quindi diventando molto più semplice proprio grazie ai satelliti di osservazione terrestre commerciali. Tuttavia rimane ancora un certo divario tra i satelliti privati e quelli militari, più raffinati. In questo senso l’osservazione dell’Iran è stato un esempio. Nel 2019 il presidente Trump pubblico un’immagine da satelliti militari dopo il fallimento sulla rampa di un vettore Safir. Tale foto aveva una risoluzione stimata tra i 10 e 15 centimetri, meno della metà del migliore satellite commerciale migliore al mondo, WorldView-2 di 31 cm.

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Tags: IranLanci militariOsservazione terrestre

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