Lo gnomo Chompski, stampato in titanio e inserito all'interno del fairing. Gabe Newell donerà un euro in beneficenza per ogni spettatore di questo lancio.
Dopo meno di un mese dall’ultimo lancio, Rocket Lab è pronta a lanciare l’Electron numero 16, in una missione che rimarrà nella storia dell’azienda di Peter Beck. Per la missione “Return to Sender”, infatti, è previsto il primo tentativo di recupero dell’Electron. A bordo saranno caricati 29 microsatelliti e un piccolo “passeggero”, lo gnomo Chompski del videogioco Half-Life stampato in 3D. Questo è sponsorizzato da Gabe Nweell, fondatore di Valve, per un’iniziativa benefica. Il lancio è previsto per le 2:44 italiane del 19 novembre dal Launch Complex 1A, nella penisola di Mahia, in Nuova Zelanda.
In cima al Kickstage sarà infine piazzato un mass simulator da 150 mm di altezza. Realizzato in titanio e stampato in 3D a forma dello gnomo Chompski, celebre per il gioco della Valve Half Life, è un omaggio all’innovazione e alla creatività dei giocatori di tutto il mondo. Con questo esperimento si vuole anche testare una nuova tecnica di stampa 3D che potrebbe essere impiegata per futuri componenti di veicoli spaziali. Il presidente di Valve, Gabe Newell, donerà un dollaro al reparto di Terapia Intensiva Pediatrica dello Starship Children’s Hospital di Auckland per ogni persona che guarderà il lancio online.
Peter Beck lo aveva annunciato per la missione 17, ma con grande sorpresa il primo tentativo di rientro controllato e di recupero verrà testato in questa missione. Seppur diverso dal sistema di rientro e recupero definitivo, questo è da considerarsi la prima vera pietra miliare verso il riutilizzo dell’Electron. Anche se riportare intatto l’intero primo stadio è l’obbiettivo finale, il successo di questa prima missione consiste nell’acquisizione di più dati possibili sui sistemi di rientro, in particolare sui paracadute e sui galleggianti.
Dopo essersi separato dal secondo stadio, l’Electron si orienterà grazie ai Reaction Control System (RCS) in una posizione ideale per il rientro. Servirà un angolo apposito per resistere alle altissime temperature e pressioni durante la discesa. Dopo aver decelerato ad una velocità inferiore a Mach 2, un primo paracadute viene dispiegato per aumentare la resistenza aerodinamica e stabilizzare il primo stadio. Negli ultimi chilometri si aprirà infine il paracadute principale per rallentare ulteriormente l’Electron. Questo gli consentirà uno splashdown delicato (intorno ai 10 m/s). In acqua verrà tenuto a galla da dei galleggianti che si apriranno istantaneamente, in attesa che una nave di Rocket Lab lo recuperi. Una volta riportato in fabbrica, verrà ispezionato per verificare eventuali danni alle componenti.
Dopo il risultato di questo primo tentativo, Rocket Lab cercherà di recuperare il proprio Electron direttamente al volo, con un elicottero pronto a catturarlo a mezz’aria agganciandosi al paracadute. Se l’intero programma di rientro dell’azienda di Peter Beck avrà successo, l’Electron diventerà il primo ed unico sistema di lancio di piccole dimensioni riutilizzabile attualmente in funzione.
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