La NASA ha confermato la presenza di alcune molecole di acqua sulla superficie a noi visibile e illuminata della Luna. L’acqua è stata scoperta sul cratere Clavius, con l’uso del telescopio SOFIA. Questo cratere si trova nell’emisfero Sud della Luna ed è visibile dalla Terra. Sapevamo già da tempo della presenza di acqua ghiacciata nei crateri al Polo Sud della Luna ma ora abbiamo la conferma che l’acqua può sopravvivere sulla Luna anche in zone illuminate dal Sole. Secondo le ricerche pubblicate oggi dalla NASA, l’acqua potrebbe infatti essere molto più diffusa del previsto.
Finora infatti la presenza di acqua nei crateri del polo sud della Luna era sicuramente incoraggiante, ma portava con se alcuni problemi. Questi crateri sono costantemente in ombra e delle zone piuttosto inospitali. “Sono i luoghi più freddi conosciuti del Sistema Solare, che ci crediate o no.” Così ha detto a The Verge Paul Hayne, scienziato planetario presso l’Università del Colorado. L’obbiettivo di queste ricerche è quindi quello di dimostrare la quantità di acqua anche in altre zone della superficie lunare, possibilmente più ospitali e più facilmente raggiungibili dei crateri al Polo Sud della Luna. La quantità di acqua scoperta da Sofia è di circa 100 a 412 parti per milione. Per confronto il deserto del Sahara ha una quantità di acqua 100 volte superiore, il che ovviamente lascia alcuni dubbi sulla fattibilità immediata del suo sfruttamento.
Questa scoperta non cambia di molto le aspettative delle prime missioni del Programma Artemis, ma sicuramente conferma le molte possibilità che le prossime missioni avranno per studiare la superficie e sopravvivere su di essa. Con più di 70 missioni lunari previste per il prossimo decennio, aspettiamoci anni pieni di nuove scoperte riguardanti il nostro satellite.
Perchè c’è dell’acqua in zone illuminate della Luna?
Senza un’atmosfera e in zone illuminate dalla superficie, l’acqua dovrebbe essere completamente evaporata. All’origine di queste molecole ci deve essere quindi un processo di generazione o di trasporto dell’acqua stessa. Attualmente le ipotesi avanzate dalla NASA sono molte.
Le micrometeoriti che piovono sulla superficie lunare, trasportando piccole quantità di acqua, potrebbero depositarne sulla superficie al momento dell’impatto. Un’altra possibilità è che potrebbe esserci un processo in due fasi in cui il vento solare fornisce idrogeno alla superficie lunare e provoca una reazione chimica con i minerali che contengono ossigeno nel suolo per creare idrossile. Nel frattempo, le radiazioni del bombardamento di micrometeoriti potrebbero trasformare quell’idrossile in acqua. Anche il modo in cui quest’acqua è immagazzinata è un mistero da risolvere.
L’acqua potrebbe essere intrappolata in minuscole strutture a forma di perline nel terreno che si formano a causa del calore elevato creato dagli impatti delle micrometeoriti. Un’altra possibilità è che l’acqua possa essere nascosta tra i granelli di terreno lunare e riparata dalla luce solare, rendendola potenzialmente un po’ più accessibile dell’acqua intrappolata come nell’ipotesi precedente.
L’osservatorio SOFIA
SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy) è un telescopio particolare, unico nel suo genere. E’ finanziato dalla NASA e dall’Agenzia Spaziale Tedesca e si trova a bordo di un Boeing 747. E’ stato montato a bordo di un aereo per due particolari motivi. Il primo riguarda l’altitudine, dato che volando a circa 12 km di quota il telescopio riesce a superare gran parte degli impedimenti dovuti all’umidità dell’atmosfera. Alla quota di crociera SOFIA riesce infatti ad operare in una frequenza che varia da 1 a 210 μm, coprendo circa l’85% dello spettro infrarosso. Il secondo motivo riguarda la sua capacità di volare da un emisfero all’altro, il che permette al telescopio di osservare cieli diversi a seconda di dove si trova.
Le difficoltà di funzionamento non sono però poche e fanno di SOFIA uno dei telescopi più discussi e costosi (in rapporto alle scoperte effettuate) mai costruiti. Il fatto di trovarsi a bordo di un aereo favorisce alcune osservazioni ma porta con se anche alcune limitazioni.
Il telescopio è ad esempio dotato di un sistema di stabilizzazione composto da giroscopi e vari motori per sopperire alle oscillazioni dell’aereo e alle turbolenze dovute all’aria che entra nel portello. Per lo stesso motivo anche la temperatura è un problema. Prima della partenza la cabina del telescopio deve ad esempio essere raffreddata in modo che abbia la stessa temperatura dell’aria esterna una volta arrivati in quota. Questo garantisce che non si verifichino deformazioni meccaniche dovute al cambiamento di temperatura.
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