Durante una conferenza per la Decadal Survey on Astronomy and Astrophysics 2020 (Astra2020), Elon Musk ha fornito nuove indicazioni riguardo gli Starlink e il problema della loro luminosità. É dal lancio dei primi 60 satelliti di SpaceX, avvenuto a maggio, che la comunità astronomica ha sollevato parecchie perplessità sul progetto. L’azienda di Musk sta lavorando per cercare di risolvere il problema, ecco alcune novità.
Un primo tentativo di ridurre la luminosità dei satelliti è stato quello di realizzazione del DarkSat. Si tratta di uno Starlink con il corpo principale ricoperto con uno speciale materiale scuro e meno riflettente. L’albedo di questo satellite è risultato inferiore rispetto agli altri, ma ha sollevato un ulteriore problema: il riscaldamento. Una componente scura assorbe una maggiore quantità di radiazioni, che si traduce in un maggior calore assorbito. Il satellite quindi deve avere un sistema di dissipazione per questo calore, che nel lungo periodo potrebbe danneggiarne le componenti. Ad Astra2020 invece, Musk ha parlato di una nuova componente per ridurre la luminosità dei satelliti, ovvero l’introduzione di un parasole.
Il meccanismo di funzionamento è simile a quello del parasole presente nelle automobili. Un pannello di materiale scuro e radiotrasparente sarà fissato al corpo dello Starlink tramite una cerniera e potrà essere regolato per coprire le antenne. E’ proprio quest’ultima parte che riflette maggiormente la luce e quindi il parasole servirà a bloccare la luce del Sole che le colpisce. É proprio per questo motivo che questa copertura deve essere radiotrasparente, per non interferire nella trasmissione dei segnali. L’unico punto critico e soggetto a riscaldamento sarà quindi la cerniera che unisce satellite e parasole.
Lo Starlink che verrà dotato di questo nuovo sistema è stato battezzato VisorSat e, secondo le parole di Musk ad Astra2020, funzionerà molto meglio.
Configurazione di volo
Un fattore che incrementa di molto la visibilità degli Starlink è la loro configurazione durante la fase successiva al lancio. I satelliti vengono rilasciati in orbita bassa, a circa 290 km di altezza. Da qui poi procedono verso l’orbita definitiva a 550 km. Durante questa fase il satellite viaggia in configurazione “open book” (libro aperto), per ridurre al minimo la resistenza dovuta all’atmosfera, seppure molto rarefatta. Questo però comporta la riflessione della luce sia a causa delle antenne che del pannello solare.
Una volta raggiunti i 550 km di altezza, la configurazione cambia in quella che viene chiamata “shark-fin”, ovvero pinna di squalo. Il pannello solare non è più parallelo al terreno e quindi noi non vediamo più la sua luce riflessa. SpaceX sta implementando un sistema che permette modificare l’orbita e l’orientamento dei satelliti in queste fasi, per non riflettere la luce verso la Terra.
Piani per il futuro di Starlink
Musk ha dichiarato che questi primi Starlink immessi in orbita dureranno solamente per 3 o 4 anni, per poi essere rimpiazzati. In questo modo, con satelliti dalla vita breve, sarà possibile sostituirli regolarmente, in modo che siano sempre aggiornati con le nuove tecnologie.
Continuando il suo discorso sulla gestione di una mega costellazione, Musk ha dichiarato che il principale problema è quello di evitare la bancarotta. É probabile si riferisse a ciò che è accaduto alla mega costellazione che faceva concorrenza a SpaceX, ovvero One Web.
Con il lancio della missione Starlink-6, SpaceX è riuscita a portare in orbita un numero sufficiente di Starlink per poter iniziare a testare il servizio internet. I satelliti lanciati sono ben 420 e Musk ha annunciato che entro tre mesi inizierà la prima fase di collaudo, con una beta privata. In questo caso, il servizio internet satellitare verrà utilizzato dai dipendenti di Tesla e SpaceX. Successivamente, tra circa 6 mesi, si passerà ad una beta pubblica e la connessione Starlink potrà essere utilizzata anche da privati cittadini selezionati.
Con la partecipazione a questa conferenza, Musk ha dichiarato ancora una volta la sua volontà nel collaborare con la comunità di astronomi per ridurre il problema legato alle osservazioni. Quando entrerà in servizio la Starship, questa potrebbe essere utilizzata anche per portare in orbita uno o più telescopi spaziali, che potranno essere utilizzare per effettuare osservazioni direttamente dallo spazio.