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La Cina non rinuncia alle armi antisatellite – Spazio d’Oriente

Per Pechino, le tecnologie di distruzione e interferenza dei satelliti rappresentano una risorsa strategica e logistica molto importante e non lo hanno mai nascosto.

Nicolò Bagno di Nicolò Bagno
Aprile 22, 2020
in Approfondimento, Cina, Rubriche, Spazio d'Oriente
Debries
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Uno dei punti cardine della militarizzino dello spazio da parte della Cina riguarda le Antisatellite weapons meglio noti come ASAT. Questo termine, oggi poco noto, potrebbe presto tornare familiare nel futuro dibattito internazionale. Nel corso dell’ultimo decennio in Cina si stanno accelerando gli sforzi per la costruzione di questi sistemi strategici per distruggere satelliti in orbita. Probabilmente ci aspettano nuovamente anni in cui torneremo ad usare termini come deterrenza e distruzione mutua assicurata.

Nelle ultime settimane, diverse fonti di settore hanno riportato la notizia dell’inizio dell’operatività del primo ASAT cinese. L’entrata in servizio di questo sistema è però il risultato di oltre un decennio di sviluppo e ricerca da parte di Pechino.

Prima di capire il ruolo cinese in questa nuova corsa agli armementi è doveroso fare qualche precisazione e capire bene cosa sono i sistemi anti satellite. Infatti con ASAT non intendiamo una tipologia specifica di arma da guerra, ma una varietà di armi progettate per interferire o addirittura distruggere qualsiasi tipo di satellite. Ci sono quattro diverse macrocategorie di armi antisatellite: Kinetic physical, non-kinetic physical, elettronici e cyber. In questa puntata di Spazio d’oriente, approfondiremo la prima categoria, forse la più comune, ma recupererò presto le altre tipologia nelle successive occasioni.

La categoria dei sistemi kinetic physical si può a sua volta dividere in due sottocategorie. Esistono prima di tutto i sistemi ad ascesa diretta, ossia missili balistici che intercettano l’orbita di un satellite e provocano danni irreversibili o la distruzione. Attualemente i sistemi di questo genere coprono una distanza variabile, di quelli testati, si stima che la copertura massima sia sempre entro l’orbita bassa terrestre.

Nella seconda sottocategoria di armi antisatellite di tipo kinetic physical, parliamo di sistemi co-orbit. Un esempio sono delle testate convenzionali che vengono piazzate in orbita, e poi spostate fino a raggiungere il satellite bersaglio. Sempre sistemi co-orbit possono essere i satelliti kamikaze che esplodono in prossimità del bersaglio.

Debrie FY1C
Detriti del satellite FY1C cinese. Credits: Astrospace.it

Una “lunga” storia

La necessità di un sistema antisatellite nasce dalla volontà cinese di raggiungere la rilevanza geopolitica delle altre potenze militari, USA in primis. Pechino vuole anche garantirsi la possibiltà di interferire nei sistemi di spionaggio e comunicazione stranieiri e ottenere quindi una sorta di deterrenza. In questo senso, i sistemi più adatti allo scopo sono gli ASAT elettronici. Il problema legato a questi due sistemi, sopratutto al primo, è il know-how ed il relativo tempo per acquisirlo.

Esiste poi un secondo problema, intrinseco ai metodi kinetic physical, ossia la difficolta nel determinare il succcesso o meno dell’attacco. Costruire dei sistemi ad ascesa diretta è relativamente più semplice in quanto si parte da missili balistici di medio raggio, già presenti negli arsenali cinesi per la deterrenza nucleare.

Il primo test di successo di un arma antisatellite di questo tipo risale al 2007, quando un missile cinese distrusse il satellite meteorologico Fengyung-1C ormai obsoleto. Il test provocò oltre 3000 detriti tracciabili, molti dei quali non ancora rientrati nell’atmosfera terrestre. Dal 2007 si stima che la Cina abbia condotto altri sette test per lo sviluppo di ASAT anche se di questi nessuno ha prodotto detriti orbitanti.

Esistono anche esempi di test di sistemi co-orbit da parte della Cina. Un evento curioso avvenne nel 2008 quando un satellite cinese ne rilasciò uno più piccolo, il BX1. Pare che subito dopo il rilascio qualcosa non abbia funzionato e gli ingegneri cinesi non siano stati in grado di controllare questo piccolo satellite. Il BX1 si trovava su un’orbita bassa, a circa 400 km di altitudine e sembra che sia arrivato a “sfiorare” la ISS, mancandola di soli 25 km. Non abbiamo certezza sul fatto che questa manovra sia stata volontaria o meno. Tuttavia, data la pericolosità di avvicinare un corpo di queste dimensioni alla ISS, per gli USA il BX1 rappresenta il primo test di un sistema co-orbit mai effettuato dalla Cina.

Il sistema missilistico cinese DF-21D. Una sua versione modificata è stata realizzata per raggiungere l’orbita e colpire satelliti. Credit: Popular Mechanic

Un altro probabile test avvenne con SJ-12, un satellite cinese in orbita terrestre bassa, che ha condotto una serie di manovre in prossimità di un vecchio satellite cinese, SJ-06F. Le manovre furono descritte come lente ed intenzionali e continuarono per diverse settimane nell’estate del 2010.

La Cina ha anche testato i satelliti con bracci robotici, una tecnologia a doppio uso che potrebbe essere utilizzata come banco di prova per operazioni di attracco per la futura stazione spaziale cinese, missioni attive di rimozione dei detriti o ASAT. Nel 2013, la Cina ha affermato che tre nuovi satelliti stavano conducendo esperimenti scientifici sulla manutenzione in orbita. Tuttavia, i funzionari degli Stati Uniti hanno riferito che uno dei satelliti era equipaggiato con un braccio robotico. Questo avrebbe testato l’abilità per afferrare o modificare un altro satellite.

La Cina è senza dubbio una delle nazioni più attive nel settore aerospaziale e quello delle armi antisatellite in orbita o verso l’orbita purtroppo non manca. Con la partenza di una seconda corsa allo spazio e alla Luna di questi anni, le armi ASAT saranno un argomento che ci farà discutere ancora a lungo.

Questo era Spazio d’oriente e oggi abbiamo visto una piccola carrellata delle attività militari cinesi nello spazio. Un argomento su cui saremo costretti a tornare in futuro.

Spazio D’Oriente è una rubrica progettata e scritta da Nicolò Bagno.

Tags: Armi antisatelliteASATCinasatellitesatelliti

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