Il deserto di Atacama, in Cile, è da decenni uno dei siti più importanti al mondo per l’astronomia osservativa. Qui, in una delle aree più aride e meno contaminate dalla luce artificiale, sorge l’Osservatorio Paranal, gestito dall’ESO (European Southern Observatory). Questa struttura ospita alcuni tra i telescopi più avanzati della Terra, come il Very Large Telescope (VLT), e si trova a pochi km dal Cerro Armazones, futuro sito dell’Extremely Large Telescope (ELT), destinato a diventare il più grande telescopio ottico/infrarosso mai costruito.
Tuttavia, questo sito è attualmente minacciato dal megaprogetto industriale INNA di AES Andes, sussidiaria cilena della multinazionale statunitense AES Corporation. L’azienda ha proposto la costruzione di un vasto complesso di generazione di energia rinnovabile che include impianti fotovoltaici, batterie di accumulo su larga scala e una possibile unità di produzione di idrogeno verde. Il sito scelto per l’installazione è tra 5 e 11 km dall’Osservatorio Paranal, all’interno della zona protetta stabilita per preservare l’osservazione astronomica.
L’ESO ha recentemente pubblicato un’analisi approfondita sugli impatti di questo progetto, mettendo in guardia contro le conseguenze irreparabili per l’astronomia mondiale. Oltre ai rischi legati all’inquinamento luminoso, il progetto potrebbe influenzare gravemente la qualità dell’atmosfera, alterando la stabilità ottica necessaria per osservazioni di precisione. Se realizzato, il complesso industriale potrebbe compromettere irrimediabilmente decenni di ricerca astronomica, in un luogo unico al mondo per la sua trasparenza atmosferica e il basso livello di interferenze umane.
Un patrimonio scientifico unico al mondo
L’Osservatorio Paranal è una delle infrastrutture scientifiche più avanzate del pianeta. Qui operano telescopi di importanza strategica per la ricerca astronomica. Tecnologie grazie alle quali il Paranal ha contribuito a scoperte epocali, tra cui la prima immagine diretta di un esopianeta, fornendo prove concrete dell’esistenza di pianeti extrasolari simili a quelli del nostro Sistema Solare, la conferma dell’accelerazione dell’espansione dell’Universo, che ha portato al Premio Nobel per la Fisica 2011, e l’osservazione dettagliata del buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, ottenuta dal team di ricerca guidato da Reinhard Genzel e Andrea Ghez, anch’essi vincitori del Nobel per la Fisica nel 2020.
A soli 20 km di distanza dal Paranal sorgerà il nuovo Extremely Large Telescope (ELT), che con il suo specchio primario da 39 metri di diametro sarà lo strumento più potente mai realizzato per lo studio delle galassie lontane, delle atmosfere esoplanetarie e della materia oscura. La sua costruzione è già in corso e la “prima luce” tecnica è prevista per marzo 2029.

Un inquinamento luminoso o atmosferico incontrollato potrebbe rendere inutilizzabili molti degli strumenti scientifici dell’ESO, con conseguenze non solo per la ricerca astronomica europea, ma per tutta la comunità scientifica mondiale.
L’analisi dell’ESO: il rischio di un danno irreversibile
L’ESO ha condotto uno studio tecnico sugli impatti ambientali del progetto, guidato dal direttore operativo dell’ESO Andreas Kaufer ed eseguito insieme a Martin Aubé, esperto di fama mondiale sulla luminosità del cielo nei siti astronomici. Hanno eseguito simulazioni utilizzando i modelli di inquinamento luminoso più avanzati, utilizzando come imput le informazioni disponibili al pubblico fornite da AES Andes quando ha presentato il progetto per la valutazione ambientale, che afferma che il complesso sarà illuminato da oltre 1000 fonti luminose.
Secondo l’analisi, il complesso industriale aumenterebbe l’inquinamento luminoso sopra il VLT, che si trova a circa 11 km dalla posizione pianificata di INNA, di almeno il 35% rispetto agli attuali livelli di base della luce artificiale. L’ELT vedrebbe l’inquinamento luminoso sopra di sé aumentare di almeno il 5%. Questo aumento rappresenta già un livello di interferenza incompatibile con le condizioni richieste per osservazioni astronomiche di livello mondiale. L’impatto sui cieli sopra il CTAO-sud, situato a soli 5 km dall’INNA, sarebbe il più importante, con l’inquinamento luminoso che salirebbe di almeno il 55%.

Un punto critico sollevato dall’ESO è che non esistono misure di mitigazione sufficienti per compensare questi danni. Una volta alterata la qualità del cielo sopra il Paranal, non sarà possibile tornare indietro.
L’organizzazione sottolinea inoltre che il complesso industriale verrebbe costruito all’interno di una zona protetta istituita proprio per garantire la salvaguardia dell’ambiente astronomico, un’area che fino a oggi ha consentito di mantenere il deserto di Atacama come una delle poche “finestre sul cosmo” ancora incontaminate.
Non solo inquinamento luminoso
L’analisi tecnica ha evidenziato ulteriori impatti del progetto INNA sulle osservazioni astronomiche del Paranal. Tra questi, l’aumento della turbolenza atmosferica, le vibrazioni del suolo che potrebbero interferire con la strumentazione sensibile e la contaminazione da polvere che potrebbe depositarsi sugli specchi dei telescopi.
L’Osservatorio Paranal è uno dei migliori siti al mondo per l’astronomia grazie alla sua atmosfera eccezionalmente stabile e alle eccellenti condizioni di visibilità (seeing). Tuttavia, con la costruzione del complesso industriale, il seeing potrebbe deteriorarsi fino al 40%, soprattutto a causa delle turbine eoliche, che creerebbero turbolenze nell’aria.
Un’altra grave preoccupazione riguarda l’interferenza microsismica sul VLTI (Very Large Telescope Interferometer e sul futuro ELT, entrambi strumenti estremamente sensibili alle vibrazioni del terreno. Le turbine eoliche del progetto potrebbero aumentare le micro-vibrazioni del suolo, al punto da compromettere la qualità delle osservazioni. Inoltre, la polvere sollevata durante la costruzione potrebbe depositarsi sulle ottiche dei telescopi, riducendone l’efficienza e alterando le immagini raccolte.
Un equilibrio tra sviluppo e scienza è possibile?
L’ESO ha espresso una chiara opposizione al progetto di AES Andes, invitando le autorità cilene a considerare alternative per la collocazione dell’impianto in un’area meno sensibile dal punto di vista scientifico. Ulteriore fattore di preoccupazione per l’ente è che la presenza delle infrastrutture dell’INNA potrebbero incoraggare lo sviluppo di un polo industriale nella zona, e ciò potrebbe trasformare il Paranal in un sito inutilizzabile per le osservazioni astronomiche di alto livello.
“Per noi il Cile non dovrebbe essere costretto a scegliere tra ospitare gli osservatori astronomici più potenti e sviluppare progetti di energia verde” ha affermato il Direttore Generale dell’ESO Xavier Barcons. “Entrambe sono dichiarate dal paese priorità strategiche e sono pienamente compatibili, se le strutture sono situate a distanza sufficiente l’una dall’altra.”
Il rapporto tecnico completo sarà presentato alle autorità cilene e reso pubblico entro la fine del mese di marzo, come parte del processo partecipativo dei cittadini (PAC) nella valutazione dell’impatto ambientale dell’INNA. Qui è reperibile un riassunto esecutivo fornito dall’ESO.