In Italia, da due anni, molte delle startup early stage del settore spaziale sono nate o sono passate dal percorso di accelerazione Takeoff. Questo programma, nato nel 2022 su iniziativa di CDP Venture Capital e di Plug and Play, si svolge a Torino dal 2022, e attraverso di esso sono passate veramente tante startup italiane di cui ora iniziamo a sentir parlare sempre di più. Alcune sono anche tornate in Italia dopo una fondazione all’estero, e hanno trovato nella partecipazione a Takeoff un punto di contatto importante.
Abbiamo raggiunto Eugenia Forte, Director Plug and Play Turin, per farci raccontare la storia, le motivazioni e il funzionamento di questo percorso di accelerazione.
Ci può parlare brevemente di Takeoff? Che tipo di programma è? Che vantaggi ha? Chi si può candidare?
Takeoff è un programma di accelerazione, nato come iniziativa di CDP Venture Capital, Fondo i Acceleratori, ed è stato lanciato nel 2022 insieme a Plug and Play Italy come co-investitore e gestore, con co-investitori Unicredit e Fondazione CRT.
Takeoff è un programma di accelerazione per startup situato in OGR- Officine Grandi riparazioni, che è il nostro Innovation & Networking Partner, di cui siamo molto orgogliosi, una casa eccezionale per ospitare le nostre startup.
Lanciamo un batch l’anno di accelerazione e la call è dedicata a startup operanti nel settore dell’aerospazio e dell’hardware avanzato che possano portare valore a questa filiera.
Il percorso di accelerazione dura 5 mesi. Io dico sempre che sono 5 mesi molto intensi, perché lavoriamo veramente tanto insieme alle startup. Spesso si entra nel programma in un modo e si esce in un modo completamente diverso, il che spesso è anche un indicatore che stiamo avendo un impatto positivo e di valore nelle persone che partecipano e nelle startup in accelerazione
Il focus del programma è il settore spaziale, però poi le startup possono avere anche prodotti con applicazioni in altri mercati, giusto?
Il focus è l’aerospazio inteso sia come space economy, quindi sia il downstream sia l’upstream per lo spazio, ma anche il settore aeronautico. Ad esempio, il primo anno abbiamo accelerato una startup che si occupava di materiali compositi. Anche se il collegamento può non sembrare immediato quei materiali compositi erano utilizzabili sia nel mondo della produzione di satelliti che per velivoli e altri mezzi.
Cosa vi ha convinto ad aprire Takeoff e a lavorare a Takeoff proprio a Torino?
Per diverse ragioni.Torino si sta posizionando come una città strategica, con una lunga storia nel settore dell’aerospazio e piani concreti per il futuro, come la “città dell’aerospazio” un complesso in cui si inseriranno decine di startup e centri di ricerca del settore aerospaziale. Inoltre, uno dei nostri partner industriali è Leonardo, e loro stessi hanno un Innovation Lab basato alle OGR di Torino.
Per questo non era possibile scegliere una città diversa da Torino per l’aerospazio. Torino ha un know-how consolidato e una lunga storia non solo di PMI e di grosse corporate, ma anche un grosso ecosistema universitario. Pertanto è florida come città e siamo felici di poter investire nel settore e contribuire a renderlo sempre più importante e centrale per Torino.
In fase di candidatura, qual è secondo lei uno degli aspetti più importanti a cui devono fare attenzione le startup?
Noi valutiamo diversi aspetti, tra cui la proposizione di valore, ovvero cosa lì distingue dai competitor, qual è il valore aggiunto che la startup sta creando, la strategia di go to market, le dimensioni del mercato, e sto lasciando per ultimo proprio l’aspetto più importante, che è il team.
So che può sembrare banale affermare che il team è un aspetto fondamentale, però la startup è un business composto dai persone, inoltre Takeoff accelera ma anche investe in tutte le startup, e quando le startup sono early-stage hanno bisogno di raccogliere tanto capitale per poter ad esempio prenotare un IOD, e per non parlare del lancio sul mercato. Quindi se un team non ha le skill giuste, non ha l’attitudine giusta a fare impresa, e la voglia anche un po’ di spaccare, di fare la differenza, chiaramente è un grande red flag, quindi il team per noi è fondamentale.
Lo spazio per definizione è un mercato molto internazionale. Qual è il vantaggio che hanno le startup che partecipano a Takeoff nell’approcciarsi sul mercato internazionale, visto anche che Takeoff è un programma gestito anche da una realtà internazionale come Plug and Play?
Sicuramente nella fase in cui sono le startup che acceleriamo, noi cerchiamo sempre di lavorare prima sull’establishment in Italia, perché siamo un acceleratore rivolto a startup italiane, e perché il network lo conosciamo bene. Riusciamo a supportarli anche nell’inserimento dell’ecosistema locale quindi, ma è anche una questione di focus. Prima ci si concentra su un mercato, e poi una volta stabilizzati, si scala verso mercati più ampi.
Inoltre, come Plug and Play, siamo un player internazionale, con 60 uffici nel mondo e con diversi corporate partner, riusciamo a facilitare anche le connessioni con l’industria internazionale. Nell’approccio verso altri paesi, creiamo dei collegamenti fra le corporate interessanti per alcune startup.
A proposito di grandi aziende, in Takeoff avete dei partner industriali importanti. Mi ha citato Leonardo, Avio, oltre a CDP VC che è fondatore di Takeoff e a tante altre grosse imprese. Qual è il loro ruolo e come vi relazionate con loro, e perché è importante che supportino le startup e il progetto?
Noi lavoriamo su due fronti, uno focalizzato sulle startup, aiutandole nella realizzazione del loro primo prodotto o servizio affinché questo avvenga durante il percorso di Takeoff. Aiutiamo quindi sia le startup, sia i partner, a identificare dei casi d’uso che possano creare un valore per entrambi, quindi una collaborazione win-win.
Se un’azienda è interessata a determinate tematiche, e una startup le sviluppa, cerchiamo di fare in modo che durante il percorso di Takeoff possano affrontare un percorso insieme al fine di validare la tecnologia della startup. E la validazione è sempre utile, sia a livello tecnologico, ma anche quando ci si pone davanti a un investitore presentando le proprie metriche di validazione. Poi all’interno delle aziende coinvolte – e questo lo facciamo anche con il nostro board scientifico che è composto da ESA e ASI – creiamo delle community formate da mentor che vengono selezionati appositamente in base alle startup. C’è un match di skill, ovvero se stiamo accelerando una startup che si occupa di propulsione ad esempio, parliamo con ESA e ASI che ci forniscono degli esperti in quel campo a supporto della startup in questione.
Prima ha detto che voi siete anche investitori, non solo organizzatori del percorso di accelerazione. Che valutazioni fate alla fine del percorso di accelerazione, per decidere se investire di più in una startup?
Bella domanda. Intanto faccio un passo indietro per spiegare la differenza tra ticket di investimento iniziale e l’eventuale investimento successivo. Noi investiamo lo stesso importo accelerazione, in tutte le startup, tra i 120 e i 150 mila euro. Questo è l’importo che ci auguriamo sia utilizzato per dimostrare i progressi fatti durante il percorso. Successivamente, possiamo investire fino a 800 mila euro nelle startup post accelerazione, supportandole anche nei round successivi.
Per tornare alla domanda, chiaramente come hanno affrontato il percorso impatta sulle valutazioni finali, ma in realtà non c’è mai veramente la necessità di controntarsi su questo tema: è evidente nei risultati, nei numeri raggiunti (ovvero le cosiddette traction) e nei miglioramenti che la startup implementa durante Takeoff in termini di business e strategia di crescita.