Nella mattina del 15 aprile, alle 8:48 italiane, SpaceX ha lanciato la settima missione del suo programma Rideshare, chiamata Transporter-7. Diverse aziende hanno condiviso il medesimo Falcon 9 per portare in orbita i propri carichi, condividendo di conseguenza i costi del lancio. A bordo del vettore di SpaceX c’erano 51 satelliti. Il decollo è avvenuto dalla base militare di Vandenberg, in California, segnando così il primo utilizzo di questo pad per il programma Rideshare.
Le precedenti missioni Transporter, tra cui Transporter-6 avvenuta a inizio anno, avevano tutte avuto inizio dalla Florida. Con questo lancio sale a quota 23 il numero di missioni completate da inizio 2023 da SpaceX che, nonostante si stia preparando al primo volo di Starship, continua mantenere una regolare attività.
Con quest’ultima missione l’azienda di Musk ha collaudato anche un nuovo motore per il secondo stadio. Le prestazioni di questo motore, con un ugello più piccolo, sono inferiori rispetto a quello utilizzato in precedenza, ma permette di abbassare ulteriormente i costi di utilizzo e produzione del vettore.
Un carico molto vario
Grazie alle diverse missioni Rideshare, hanno raggiunto l’orbita terrestre 600 satelliti. Molti fanno parte di piccole costellazioni, gestite da diverse aziende, che sfruttano CubeSat per l’osservazione della Terra. Alcuni dei CubeSat facenti parte della prima categoria che hanno viaggiato con Transporter-7 sono: i 4 ÑuSat argentini, 3 Hawk di HawkEye 360 e i primi due GHOSt (Global Hyperspectral Observation Satellite) di Orbital Sidekick.
Il satellite più grande trasportato dal Falcon 9 durante questo lancio ha anch’esso l’obbiettivo di ottenere immagini della Terra. Si chiama imace, ha una massa di circa 800 kg ed è stato realizzato dalla turca TÜBİTAK Space Technologies Research Institute. Umbra Lab invece, ha portato in orbita il suo sesto satellite con tecnologia SAR.
Non mancano poi i “rimorchiatori”, gli space tug, ovvero satelliti che hanno il compito di trasportare strumenti o altri CubeSat su determinate orbite. L’azienda Momentus è alla sua terza missione con cui può continuare a collaudare il suo space tug Vigoride. Si tratta di un particolare satellite che per la propulsione utilizza l’acqua e, con questo volo, servirà per testare anche un nuovo tipo di pannello solare. Momentus infatti ha sviluppato pannello flessibile chiamato TASSA (Tape Spring Solar Array), che si srotola una volta arrivato in orbita. A bordo di Vigoride è presente anche una coppia di satelliti della NASA per lo studio della ionosfera.
Il secondo space tug a bordo del Falcon 9, chiamato ION SCV-010, è stato sviluppato dall’azienda italiana D-Orbit alla sua nona missione, e con 10 rimorchiatori nello spazio. Per D-Orbit si tratta inoltre del terzo lancio in questo 2023, per un totale di quattro ION portati nello spazio: due con la precedente missione Transporter, uno in rideshare con Starlink e ora quest’ultimo.
📢We are happy to confirm the successful launch of Guardian, the 10th commercial mission of ION Satellite Carrier, D-Orbit's OTV. ION lifted off on April 14 at 11:48 p.m. PDT from SLC-4E aboard @SpaceX 's Transporter-7 mission. Read more https://t.co/JvmbtWeOZW
📷 Credits: SpaceX pic.twitter.com/aYzx1sliC1— D-Orbit (@D_Orbit) April 15, 2023
Nuove modifiche al Falcon 9
Con Transporter-7 SpaceX ha testato anche nuove modifiche al Falcon 9. Riguardano il motore Merlin ottimizzato per il vuoto, chiamato MVac del secondo stadio, e le manovre per effettuare il rientro e l’atterraggio. SpaceX ha modificato l’ugello di scarico del MVac, in modo da renderne la produzione più veloce ed economica, questo però a scapito delle prestazioni.
Il nuovo MVac infatti, utilizzato solamente per particolari missioni, è meno efficiente rispetto a quello utilizzato in precedenza. Le sue prestazioni però consentono comunque di portare il carico a destinazione, quando questo non ha una massa eccessiva o non deve raggiungere orbite troppo elevate.
A causa delle diverse prestazioni del secondo stadio, SpaceX ha dovuto riconfigurare anche la manovra di atterraggio. Il booster, in questo caso il B1063 al suo decimo volo, ha eseguito un entry burn utilizzando solamente il motore Merlin centrale. Questa accensione serve per iniziare a rallentare la discesa, oltre che creare una sorta di “cuscinetto” di gas che funge da protezione per i motori. In passato il Falcon 9 eseguiva l’entry burn utilizzando tre motori.
Il B1063 ha invece utilizzato tre Merlin per l’ultima accensione, quella necessaria per l’atterraggio e che solitamente il Falcon 9 effettuava solo con un motore. Al primo tentativo questa nuova manovra è stata eseguita alla perfezione e il booster è rientrato senza problemi direttamente sulla terraferma, poco distante dal pad di lancio.
Falcon 9’s first stage has landed on Landing Zone 4 pic.twitter.com/6vJQs6EXUa
— SpaceX (@SpaceX) April 15, 2023
Un’ulteriore particolarità del secondo stadio, vista anche durante altri lanci, è il serbatoio di RP-1 colorato di grigio. Questo serve per meglio gestire le temperature dello speciale cherosene per razzi, in modo che, raffreddandosi, non diventi troppo denso.
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