Il 9 gennaio il gruppo cinese Hong Kong Aerospace Science and Technology Group (HKATG) ha comunicato di aver sottoscritto con il governo del Gibuti un memorandum (MoU) per la costruzione di uno spazioporto commerciale nel paese africano. Il MoU, non vincolante, impegna gli attori coinvolti nello sviluppo del progetto, in cui il colosso HKATG intende investire oltre un miliardo di dollari. In seguito a questa prima firma, le due parti dovrebbero raggiungere un accordo formale nel marzo 2023.
Il governo del Gibuti fornirà a HKATG almeno 10 chilometri quadrati di terreni nella zona settentrionale della regione di Obock, concessione che avrà una durata minima di 35 anni. Il pacchetto d’infrastrutture prevede la costruzione di sette pad lancio e tre di test, oltre alle strade, edifici e porti necessari al supporto delle attività di lancio. La realizzazione di queste opere dovrebbe iniziare dopo l’incontro di marzo, con una data di termine dei lavori prevista per il 2027.
HKATG è un compagnia cinese con sede ad Hong Kong che attualmente si occupa della produzione di satelliti e sistemi di tracciamento. Attualmente non è chiaro quale lanciatore dovrebbe partire da questo nuovo spazioporto nel Gibuti. Infatti, ad oggi l’azienda non ha rivelato alcun piano per la costruzione di tali veicoli ne tanto meno scelto un provider commerciale o governativo tra i tanti presenti in Cina.
La strana politica del Gibuti
Situato nello stretto tra il Golfo di Aden e il Mar Rosso, il Gibuti è considerato uno dei paesi più strategici del continente africano per la sua posizione. Noto anche come “Bab el-Mandeb”, lo stretto del Gibuti è un percorso obbligato per ogni rotta marittima che attraversa il Canale di Suez e sfocia nel mediterraneo.
Nel corso della sua breve storia post coloniale, il Gibuti è noto sopratutto per la sua curiosa politica delle basi militari. Infatti, a partire dai primi anni duemila, il piccolo paese africano ha concesso a diverse nazioni straniere, anche rivali fra di loro, dei terreni per la costruzione di basi militari. Tra queste una delle più celebri è Camp Lemonnier, base gestita dalla marina degli Stati Uniti. Oltre a questa ci sono una base navale francese, un contingente italiano e l’unica base militare oltre oceano del Giappone.
Più recentemente, questa strategia di supporto alle basi militari ha fatto scalpore quando il governo del Gibuti concesse nel 2016 la costruzione della primo distaccamento militare di Pechino oltre oceano. In generale, questo dualismo del paese africano rientra nella strategia di avere una rendita fissa da queste infrastrutture militari, oggi stimata in 125 milioni di dollari, secondo un rapporto per il congresso degli Stati Uniti.
Pertanto, la costruzione dello spazioporto di HKATG rientra nella volontà della governance della nazione africana di portare risorse nel paese senza un particolare allineamento strategico.
Alcuni dubbi sul progetto cinese
La costruzione del nuovo spazioporto cinese in Gibuti pone anche degli importanti interrogativi sull’attuabilità del programma. Situato non molto distante dall’equatore, il futuro sito di lancio presenta una posizione ottimale al lancio di satelliti geostazionari e non solo.
Tuttavia, come già precedentemente discusso, non è chiaro quali razzi possono partire da questo luogo viste le inesistenti informazioni fornite da HKATG. Inoltre, visto il costo del progetto sembra molto improbabile che i pad di lancio possano (almeno tutti) supportare grandi veicoli con capacità di lancio geostazionaria.
Assumendo quindi che lo spazioporto sia specializzato in lanci in orbita bassa, si potrebbe porre un importante problema delle traiettorie di lancio. Da una parte c’è il flusso di navi della rotta di Suez che potrebbe esser costretto a rallentare se il lancio passa per il golfo di Aden. Inoltre ci sono diversi nazioni limitrofe come Somalia, Etiopia e Yemen che un razzo potrebbe sorvolare, e ad oggi non è chiaro quali norme verranno decise per regolare l’utilizzo dei razzi nella zona.
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