Dal complesso di lancio 39A del Kennedy Space Center è decollato per la quinta volta il vettore pesante di SpaceX: il Falcon Heavy. Si tratta della quarta missione operativa, dopo quella dimostrativa effettuata nel 2018 con il lancio di una Tesla. È anche la prima missione di questo razzo durante la quale non è più il vettore più potente attivo sul mercato, superato da SLS partito per la prima volta il 16 novembre. Il Falcon Heavy ha avviato i suoi 27 motori Merlin alle 23:55 del 14 gennaio, dando così il via a una missione segreta per la Space Force.
Come accaduto a novembre con la missione USSF-44, non si hanno informazioni dettagliate riguardo al carico trasportato in orbita. Ciò che si sa per certo è che i satelliti a bordo erano più di uno, con destinazione l’orbita geostazionaria. Quest’ultimo lancio, classificato come USSF-67, ha molto in comune con il precedente, sia per il carico per la configurazione dello stesso Falcon Heavy.
Un altro carico top secret
Con USSF-67 (U.S. Space Force 67) vola per la seconda volta a bordo del Falcon Heavy lo space tug chiamato LDPE (Long Duration Propulsive EELV Secondary Payload Adapter). Si tratta di un rimorchiatore sviluppato da Northrop Grumman e in grado di trasportare fino a sei piccoli satelliti e basato sulla piattaforma satellitare ESPAStar. I satelliti vengono collocati tutti attorno a LDPE, mentre il rimorchiatore è posto tra il secondo stadio e un altro carico sopra di esso, solitamente il carico principale della missione.
Per Northrop Grumman è il terzo lancio in cui utilizza LDPE, dimostrando anche la velocità d’integrazione dei satelliti che trasporta. Proprio questa caratteristica è molto apprezzata dalla Space Force, soprattutto per lanciare velocemente carichi ritenuti di sicurezza nazionale.

Oltre a LDPE, a bordo del Falcon Heavy si trovava anche CBAS 2 (Continuous Broadcast Augmenting SATCOM 2). Come suggerisce il nome, si tratta di un secondo satellite militare inviato in orbita geostazionaria e utilizzato per le telecomunicazioni. CBAS 2, insieme a CBAS 1 lanciato nel 2018 con un Atlas V, aumenterà la capacità delle comunicazioni militari dallo spazio. I satelliti infatti, sono gestiti dal Military Satellite Communications Directorate dello Space and Missile Systems Center dell’aeronautica americana.
Con una massa che va dai 2000 ai 3000 kg, è quello che si presuppone essere il carico principale di USSF-67. Il Falcon Heavy lo ha trasportato direttamente in orbita geostazionaria, evitando che il satellite debba utilizzare il proprio propellente, in questo modo ne ha allungato la vita operativa.
Altri due rientri sincronizzati
Uno degli spettacoli che regalano le missioni in cui SpaceX utilizza il Falcon Heavy è proprio l’atterraggio quasi in contemporanea dei due booster laterali. Il rientro è avvenuto sulle Landing Zone 1 e 2, a circa 14 km più a sud rispetto la rampa di lancio. Si tratta della terza missione di questo 2023 e sono già quattro gli atterraggi avvenuti direttamente sulla terraferma. Anche con i precedenti lanci infatti, i Falcon 9 hanno utilizzato la LZ-1, grazia alla massa non eccessiva dei carichi trasportati.
È il secondo volo per questi due booster laterali, in quanto SpaceX li aveva già utilizzati proprio nella precedente missione. Come per USSF-44, anche in questo caso SpaceX non ha volutamente recuperato il booster centrale che, a differenza di quelli laterali, era nuovo. Ciò è stato fatto per fornire la maggiore spinta possibile al secondo stadio e portare i carichi direttamente sulle loro orbite di destinazione.
Anche in questo caso, il serbatoio di RP-1 del secondo stadio presenta una colorazione grigia. Ciò serve per evitare che in orbita il propellente si raffreddi troppo, aumentando la sua viscosità e rischiando di compromettere le prestazioni del vettore.
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