SpaceX ha completato 17 missioni con successo nel 2022, continuando a mantenere una media di un lancio ogni sette giorni, stabilendo anche un nuovo record. Con l’ultima missione, denominata Starlink-4.16, sono stai portati in orbita altri 53 satelliti della stessa SpaceX. Sono così ben 2.439 gli Starlink che sono giunti nello spazio, di cui 497 lanciati solamente nel 2022.
Il lancio è avvenuto alle 23:27 del 29 aprile dal complesso di lancio numero 40 e ha permesso a SpaceX di stabilire un nuovo record. Il primo stadio utilizzato infatti, è quello con numero di serie B1062, che aveva volato solamente 21 giorni prima. Si tratta quindi del riutilizzo più veloce di sempre, migliorando in questo modo il precedente record di 27 giorni. SpaceX ha dimostrato inoltre che in breve tempo riesce comunque a garantire le elevate prestazioni del Falcon 9.
Il servizio di connessione continua a diffondersi a livello globale. Sembrerebbe che SpaceX sia riuscita a risolvere il problema legato alla produzione dei kit di connessione. Secondo le ultime dichiarazioni, l’azienda di Musk ha inviato in Ucraina ben 10.000 parabole a supporto della popolazione. Starlink inoltre ha iniziato ad attirare l’attenzione anche di diverse compagnie aeree e presto potremmo avere una connessione veloce anche in volo.
Liftoff! pic.twitter.com/zz7IC1FeWu
— SpaceX (@SpaceX) April 29, 2022
Utilizzare Starlink ad alta quota
A fine 2020 SpaceX aveva richiesto dei permessi alla Federal Communications Commission per eseguire dei test di connessione Starlink su diversi aerei. Sviluppare una sistema in grado di mantenere la connessione tra due mezzi che si muovono ad alte velocità non è semplice. Gli Starlink infatti orbitano attorno alla Terra a 550 km di altezza a circa 28.000 km/h mentre gli aerei di linea viaggiano attorno ai 900 km/h. La nuova parabola sviluppata per l’aviazione deve essere in grado di prendere il segnale dai satelliti, per poi passare velocemente a un altro Starlink. Ora SpaceX è riuscita a sviluppare questo tipo di parabola e già alcune compagnie aeree hanno annunciato che presto le adotteranno sui propri mezzi.
L’azienda texana JSX è stata la prima. Essa ha una flotta composta da Embraer SA 145 che utilizzano per fornire voli con esperienze simili all’utilizzo di jet privati. JSX limita i posti suoi propri velivoli a 30 passeggeri. L’azienda ha affermato che inizierà a utilizzare Starlink a partire dalla fine di quest’anno. Anche la Hawaiian Airlines ha dichiarato che dal 2022 inizieranno a installare le parabole sui propri aerei, gli Airbus A330 e A321neo. Inoltre, sia JSX che la Hawaiian Airlines hanno affermato che il servizio di connessione Starlink sarà fornito gratuitamente ai propri passeggeri.
Il riutilizzo più veloce di un Falcon 9
Finora abbiamo visto per ben due volte un singolo booster volare 12 volte. La flotta di Falcon 9 è attualmente composta da 11 vettori che hanno già completato almeno una missione e presto ne entreranno in servizio altri.
SpaceX, sviluppando il Falcon 9 block 5 ha tenuto in conto non solo la riutilizzabilità ma anche il tempo della manutenzione necessaria per ripristinarlo e farlo volare nuovamente. Per il Falcon 9 B1062 Starlink-4.16 ha rappresentato la sua sesta missione. SpaceX lo aveva utilizzato in precedenza per portare in orbita l’equipaggio della missione Ax-1. Tra i due lanci sono trascorsi solamente 21 giorni, 6 ore e 10 minuti.
Falcon 9’s first stage has landed on the Just Read the Instructions droneship – completing this booster’s second flight in 21 days pic.twitter.com/8jreRAApsX
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Un tempo record, che migliora ulteriormente il precedente primato di 27 giorni e 4 ore. È possibile però che SpaceX sia in grado in futuro di abbassare ulteriormente il tempo tra due differenti missioni. Bisogna considerare il fatto che il B1062 è decollato l’8 aprile per la missione di Axiom, ma ha fatto ritorno il porto solamente il 13 aprile. Quasi cinque giorni passati in mare durante i quali difficilmente gli operai hanno potuto lavorare alla manutenzione del booster.
L’azienda di Musk non ha mai dichiarato nel dettaglio quali siano i lavori che vengono svolti su ogni Falcon 9 dopo una missione. Abbiamo solamente qualche dichiarazione rilasciata in diverse conferenze stampa
Come mantenere in funzione un Falcon 9
Una delle principali operazioni da compiere dopo il rientro di un booster è quella di rifornirlo. Il Falcon 9 infatti non utilizza solamente ossigeno liquido e cherosene per arrivare nello spazio. Per avviare i motori sfrutta un mix di sostanze che prendono fuoco non appena vengono in contatto tra loro. Si tratta di trietilborano (TEB) e di trietilalluminio (TEA), che generano la caratteristica fiammata verde che si vede alla partenza.
Per pressurizzare i serbatoi principali e per pulire alcune condutture viene invece utilizza l’elio. I piccoli propulsori utilizzati durante le manovre invece, soprattutto nello spazio, sono alimentati con azoto. Questi elementi vengono caricati prima di arrivare al pad di lancio. Uno dei principali problemi dovuti all’utilizzo del cherosene, RP-1 per la precisione, è la fuliggine che lascia nei motori. Per tale ragione i Merlin necessitano un’attenta pulizia.

Il corpo principale dei Merlin inoltre, è protetto da una speciale copertura termica, lasciando all’esterno solamente l’ugello. Queste coperture hanno un numero limitato di missioni che possono supportare prima di essere sostituite. L’anno scorso SpaceX aveva provato a riutilizzarne una per sei volte, ma la sua rottura aveva portato allo spegnimento di un motore durante la salita e la perdita del booster al rientro.
È fondamentale inoltre, per il recupero del Falcon 9, ispezionare attentamente anche le gambe di atterraggio. La parte finale dei grossi pistoni che permettono alle gambe di aprirsi e rimanere in posizione, hanno una parte terminale chiamata crush core. Si tratta di una struttura che assorbe i danni deformandosi e che quindi dovrebbe essere sostituita a ogni atterraggio. Non sappiamo però con precisione ogni quanto queste parti vengano cambiate.
Pulire il Falcon 9 da tutta la fuliggine che si accumula su di esse a ogni ritorno, sarebbe invece una perdita di tempo. Gli operai si limitano a rimuoverla solo sulle parti più critiche della struttura per controllarne l’integrità.
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