La Cina e la Russia hanno firmato venerdì 23 aprile 2021 un ulteriore memorandum di intesa per la costruzione della International Lunar Research Station (ILRS). Questa è una formalmente una collaborazione creata dai due paesi, per una futura base lunare, che ancora non è definito se sarà sulla superficie o in orbita. Questo nuovo accordo vuole essere principalmente una dichiarazione formale nei confronti del settore spaziale internazionale. Nonostante la parola International nella sigla del nuovo progetto, il piano è portato avanti da Mosca e da Pechino in particolare in chiave anti-Artemis e i due Paesi sono ora alla ricerca realtà pubbliche o private interessate, o escluse dall’esplorazione a guida americana, a partecipare al progetto ILRS.
Il giorno dopo la firma di questo ulteriore memorandum, sono emersi nuovi dettagli su come soprattutto la Cina, intenda portare avanti la sua esplorazione lunare. Per prima cosa è bene ricordare che sia la Cina che Russia dispongono già di programmi spaziali dedicati alla Luna. Dal 2007, il nostro satellite è infatti l’obbiettivo delle missioni Chang’e, arrivate a depositare sulla superficie lunare ben due rover e tre lander, oltre ad una missione di Sample Return. La Russia dispone invece del programma Luna, fermo dal 1976, ma che intende riprendere con il lancio del lander Luna 25 per il 2021 o 2022.
Il 24 aprile, al sesto China Space Day, tenutosi a Nanjing, sono state presentate nuove fasi del China Lunar Exploration Project, che comprendono per l’appunto la collaborazione russa e la successiva costruzione della ILRS. Fino al 2025 il piano prevede di completare le missioni Chang’e-6 e Chang’e-7 oltre alle missioni Luna 25, 26 e 27. La missione cinese numero 6 dovrebbe essere una replica della 5, costituita da una raccolta di campioni lunari, questa volta dal Polo Sud. Questa missione conterrà carichi scientifici di Russia, Svezia, Francia e anche Italia. La numero 7 dovrebbe invece contenere un po’ tutti gli elementi delle precedenti. Un rover, un lander, un orbiter, e una raccolta di campioni. Le tre missioni russe sono invece due lander e un orbiter (Luna 26).
La prima parte del programma dovrebbe concludersi nel 2025, per lo meno da parte cinese. L’obbiettivo principale di questi primi anni sarà la raccolta di più dati possibili sulla superficie lunare e la ricerca di un luogo adatto per instaurare una base permanente. La seconda parte dovrebbe durare dal 2026 al 2030 e impegnare le missioni Chang’e-8 e Luna 28. L’obbiettivo è raggiungere con queste due missioni, la zona precedentemente individuata. In questo modo, le missioni di Cina e Russia cambierebbero formalmente nome, definendosi come Lunar Research Station (ILRS) anche se formalmente non si tratterà già di una “Stazione Lunare”. E’ però anche vero che le informazioni su Chang’e 8 e Luna 28 sono molto poche, e che quindi potrebbero essere missioni comunque adatte al nuovo nome che dovrebbero portare.
La terza fase inizierà invece nel 2030, e durerà fino al 2035. In questi anni la Cina spera di raggiungere l’operatività del vettore pesante Lunga Marcia 9, definito l’SLS d’Oriente, avrà una portata di carico di 140 tonnellate in orbita terrestre bassa, e permetterà il lancio di astronauti cinesi e russi (e chissà, magari di altri Stati) verso la Luna. Infine, si pensa ad una presenza umana permanente sulla Luna nel periodo 2036-2045.
E’ innegabile e naturale che una permanenza sulla Luna indichi una volontà ma soprattutto una necessità di sfruttarne le risorse. Anche il Programma Artemis ne ha fatto un suo punto focale. L’esplorazione lunare permanente necessita dello sfruttamento, anche commerciale, delle risorse del nostro satellite. Il China Lunar Exploration Project afferma che fra gli obbiettivi tecnologici ci sono lo sfruttamento delle risorse, la produzione di energia con tecnologie nucleari, e la trasmissione di energia wireless. Gli interessi scientifici includono invece lo studio della geologia e della chimica lunare, oltre a ricerche di astronomia e di biologia e biomedicina.
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