E’ stato pubblicato ad inizio aprile su Astrophysical Journal Letters un articolo scientifico dove si annuncia la scoperta di uno degli esopianeti più simili alla Terra mai osservato prima. La scoperta, già di per sé incredibile, è particolarmente degna di nota anche per il modo in cui è stata fatta. Il pianeta, denominato Kepler-1649c ha una massa solamente il 6% maggiore di quella della Terra ed è stato scoperto ricontrollando manualmente alcuni dati del telescopio spaziale Kepler.
Questo pianeta orbita intorno ad una nana rossa situata a circa 300 anni luce da noi e si trova nella zona di abitabilità della sua stella. Questo vuol dire che è alla distanza giusta per avere, teoricamente, acqua liquida sulla sua superficie. Kepler-1649c è incredibilmente simile alla Terra, anche se molte delle sue caratteristiche non possono essere rivelate da Kepler. Il telescopio spaziale della NASA ha scoperto circa 4000 pianeti durante i suoi 9 anni di utilizzo. Ora che non è più funzionante (è stato disattivato nel 2018) potrebbe però averci dato una delle sue più importanti scoperte.
Il metodo utilizzato da Kepler per scoprire nuovi pianeti era denominato Metodo del transito, uno dei più semplici per scovare nuovi pianeti. Misurava cioè la luminosità delle stelle e se questa diminuiva di intensità in modi particolarmente periodici, era molto probabile che ci fossero dei pianeti ad oscurarle.
Kepler-1649c riceve dalla sua stella circa il 75% della luce che riceve la Terra dal Sole. Questo potrebbe essere un elemento a suo sfavore per il mantenimento di acqua liquida. Non è però possibile ricavare dei dati sull’atmosfera di questo pianeta (se c’è); atmosfera che potrebbe cambiare anche di centinaia di gradi la temperatura superficiale.
Un’altra caratteristica di questo nuovo pianeta riguarda la sua orbita. Kepler-1649c esegue un giro completo attorno alla sua stella in soli 19 giorni e mezzo. In sua compagnia c’è anche un secondo pianeta, orbitante a metà della distanza. Questo secondo pianeta, ha circa le dimensioni di Venere ed era già noto agli astrofisici.
“Tra tutti i pianeti che abbiamo scoperto, questo è particolarmente eccitante, non solo perché si trova nella zona abitabile e perché ha le dimensioni della Terra ma a causa di come potrebbe interagire con il pianeta vicino”, queste le parole di Andrew Vanderburg, ricercatore dell’Università del Texas e primo autore dell’articolo pubblicato oggi.
I due pianeti finora scoperti sono legati fra loro da un particolare rapporto temporale. Per ogni nove volte che il pianeta esterno ruota attorno alla stella, il pianeta interno orbita quasi esattamente quattro volte. Un rapporto fra le orbite così stabili è un forte indicatore della stabilità del sistema solare e un indizio sul fatto che questa stabilità possa mantenerla a lungo.
Nonostante questo, il fatto che esista questo rapporto non è poi così strano. Molto spesso i pianeti si trovano fra di loro in quella che si definisce: risonanza orbitale. Poche volte è stato però osservato un rapporto di 9:4 e questo potrebbe indicare la presenza di un terzo pianeta fra i due finora scoperti.
Quando il telescopio spaziale Kepler osservava variazioni della luminosità di particolari stelle, era dotato di un particolare algoritmo che “sfoltiva” i dati. La luce emessa da una stella può infatti variare per molti motivi, non per forza solo perché un pianeta ci è passato davanti. Questo algoritmo si chiama Robovetter e ha osservato che solo il 12% dei dati di variazione di luminosità corrispondeva a un esopianeta.
Data la mole di dati prodotti dal telescopio, la NASA disponeva di un team apposito con il compito di eseguire dei controlli sulle misure scartate da Robovetter. Proprio questo team ha scoperto uno degli esopianeti più promettenti mai individuati da Kepler.
Attualmente sono stati scoperti degli esopianeti con caratteristiche più simili, o più comode dal nostro punto di vista, per ospitare la vita. Gli esopianeti TRAPPIST-1d e TOI 700d, hanno per esempio delle temperature più vicine a quella della Terra del nuovo pianeta scoperto ora. Oppure TRAPPIST-1f e molto probabilmente Teegarden c, sono molto più simili per quanto riguarda le dimensioni. Non esiste però nessuno che in entrambi i criteri presenta dei valori così simili alla Terra e allo stesso tempo si trova nella zona abitabile della sua stella.
L’importanza di questa ricerca risiede anche nella conferma che esopianeti si possono trovare in orbita attorno ad una nana rossa. Questo tipo di stelle sono tra le più comuni e la scoperta di Kepler-1649c lascia intendere che potrebbero essercene molti altri.
“Più dati otteniamo, più questi ci indicando l’idea che esopianeti potenzialmente abitabili e di dimensioni terrestri sono comuni intorno a questo tipo di stelle. Le nane rosse sono quasi ovunque intorno alla nostra galassia con questi piccoli pianeti potenzialmente abitabili e rocciosi nella loro orbita. La possibilità che uno di loro non sia troppo diverso dalla nostra Terra sembra ora un po ‘più luminosa.” Queste le parole di Andrew Vanderburg.
Articolo pubblicato su Astrophysical Journal Letters.