Immaginate di essere costretti a vivere in poche decine di metri quadri, di non poter uscire a fare una passeggiata, di non poter vedere i vostri cari ed i vostri amici per molto tempo. Immaginate di essere forzati a vedere sempre gli stessi volti, più volte al giorno, per molti giorni. Non è così complicato vero? Pensate ora che le mura della vostra casa siano fatte di metallo spesso qualche millimetro, e che l’ambiente fuori sia fortemente ostile, addirittura mortale. Immaginate di trovarvi a circa 400km da praticamente chiunque altro essere umano e che la vostra vita sia in mano a qualcuno che organizza tutte le vostre giornate. Se questo scenario vi sembra emotivamente poco sostenibile, immaginate ora di scoprire che nella vostra casa c’è una perdita d’aria potenzialmente molto pericolosa.
Tutto questo, per gli inquilini della Stazione Spaziale Internazionale è stato molto più che uno sforzo di immaginazione, ma qualcosa che assomigliava del tutto alla realtà.
La perdita
Nel giugno 2019 è stata rilevata la di una perdita di pressione nella ISS, successive ricerche hanno potuto restringere le ricerche al modulo russo Zvezda. L’avanzare delle indagini ha poi permesso di concentrarsi nell’area della camera intermedia del modulo vicino alla stazione di attracco. Solo verso la fine del 2020 sono state definitivamente localizzate le crepe responsabili della perdita. Da allora si è tentato arginare il problema prima utilizzando il nastro Kapton (un materiale adesivo estremamente resistente) e successivamente attraverso una “toppa” di alluminio e gomma. Entrambi i tentativi si sono però dimostrati fallimentari.
Grazie alle continue ricerche, il totale delle fratture rilevate ammonta almeno a 6. A causa della perdita, che equivale a un foro con un diametro di 0,2 mm, la pressione dell’aria nella stazione scende di 5.3 millibar al giorno, comunque lontano dai valori di emergenza di 6.7 millibar al minuto. Per compensare la perdita, la ISS deve essere regolarmente pressurizzata con aria, azoto e ossigeno. Tuttavia, i serbatoi di riserva stanno iniziando lentamente a svuotarsi rendendo obbligatorio un rifornimento da Terra. La situazione è stata giudicata da sempre non pericolosa per la vita degli astronauti e per l’integrità dell’intera Stazione Spaziale. Ne abbiamo parlato meglio in questo articolo.
Gli ultimi sviluppi
A bordo della capsula di rifornimento Progress MS-16, arrivata alla ISS il 17 febbraio 2021, sono stati portati i materiali utili per effettuare le riparazioni “definitive” delle prime due crepe. In un report ufficiale è stato reso noto che una delle crepe da riparare aveva lunghezza di 22mm e la larghezza di 100 micron. I lavori sono iniziati lunedì 1° marzo e si sono conclusi l’11 marzo. All’opera vi erano i cosmonauti russi Sergey Ryzhikov e Sergey Kud-Sverchkov. I due hanno utilizzato un microscopio scalare durante le loro attività. Le ridotte dimensioni delle crepe le rendono infatti difficilmente individuabili ad occhio nudo. Appena possibile saranno anche rinviati a terra alcuni campioni di materiale metallico prelevato nella zona della perdita per ulteriori analisi.

Come si ripara una perdita nello spazio
Ripercorrendo le attività svolte dai cosmonauti vi presentiamo una “guida alla riparazione di una perdita d’aria nello spazio”.
Nello spiacevole caso in cui vi doveste trovare a riparare una perdita nello spazio vi occorreranno questi materiali e utensili:
- Spatole
- Sigillante Anaterm. Si tratta di un sigillante anaerobico ad indurimento accelerato. È utilizzato per il fissaggio di superfici a contatto con diversi ambienti aggressivi: vibrazioni, carichi d’urto in un ampio intervallo di temperature, pressione, differenti condizioni climatiche.
- Sigillante Germetall. È una composizione adesiva che può essere utilizzata per l’impermeabilizzazione. Germetall-1 è un sigillante utilizzato nel kit di riparazione delle perdite GERMETIK disponibile sulla ISS.
- mastice adesivo, panno abrasivo.
- pezzi di gommapiuma.
- pellicole in fluoroplastica.
- salviette imbevute di alcol.
- rivestimenti metallici e nastro isolante
- Un trapano con punta da 3mm
La procedura è molto complessa e va svolta con la massima cura così come lo hanno fatto i cosmonauti.
- Proteggendosi con respiratori e guanti bisogna applicare il sigillante Anaterm alla crepa. Successivamente quest’ultima andrà riempita con la gomma piuma e del nastro isolante.
- Con estrema cautela è necessario applicare un primo strato del sigillante Germetall-1 e poi segnare i punti in cui si intende effettuare la perforazione
- Con l’utilizzo del trapano andranno praticati dei fori agli estremi della fessura. La perforazione è necessaria per evitare che la crepa si possa successivamente espandere. I fori dovranno poi essere sigillati con mastice e film temporanei di fluoroplastica e colla.
- le pellicole dovranno poi essere rimosse, si dovranno levigare le superfici con il panno abrasivo e pulirle con salviette imbevute di alcol. Infine, sarà applicato un secondo strato di sigillante Germetall-1.
- Andrà applicato un terzo e ultimo strato di sigillante Germetall-1 e dovrà essere messa la toppa finale.
Tanto sudore per nulla
Terminate le riparazioni i cosmonauti hanno chiuso gli hatches del modulo Zvezda per monitorare l’andamento della pressione. Dopo poco più di 11 ore era già noto l’esito delle operazioni. Nella notte tra venerdì 12 marzo e sabato 13 è stata rilevata, infatti, una perdita di pressione di circa 0,069 bar.
Le riparazioni non hanno avuto l’esito sperato: Zvedza continua inesorabilmente a perdere aria. Si conosce l’esistenza di almeno altre quattro crepe all’interno del modulo e sono probabilmente queste le colpevoli dell’iterarsi del problema. Tuttavia, non è da escludere che vi possano essere problemi anche con le due fessure riparate. Nessuna buona notizia insomma, ma la situazione sembra essere sotto controllo. Dalle comunicazioni tra gli astronauti e il controllo missione a Terra il clima sembra infatti essere disteso. La perdita è infatti ancora molto contenuta e non vi è pericolo che ci possano essere conseguenze sulle attività degli astronauti.

Una prova di nervi
Immaginate di aver completato le riparazioni della perdita e di stare monitorando la situazione e di vedere la pressione scendere ora per ora mandando in frantumi ogni vostra speranza. Immaginate di dover far pace con l’idea di dover convivere ancora per molto tempo con quella perdita senza poter farci nulla. Non è così semplice vero?
E ora? Ora proveranno a riparare anche le altre perdite o si proveranno approcci alternativi? Al momento non vi è una risposta certa. Ancora una volta non ci rimane che sperare che questa vicenda possa definitivamente concludersi.
Continua a seguire Astrospace.it sul canale Telegram, sulla pagina Facebook e sul nostro canale Youtube. Non perderti nessuno dei nostri articoli e aggiornamenti sul settore aerospaziale e dell’esplorazione dello spazio.