Attualmente, al Parlamento Italiano, si stanno discutendo i dettagli della nuova legge sullo spazio, che dovrà essere discussa in Senato a breve, prima dell’approvazione definitiva. Si tratta di una legge importante, discussa, vista e rivista, che farà dell’Italia uno dei primi Paesi europei a dotarsi di una legge spaziale precisa.
Recentemente in Parlamento sono anche stati sentiti diversi imprenditori impegnati in attività spaziali. Abbiamo raggiunto David Avino, fondatore e CEO di Argotec, per commentare con lui un passaggio in particolare del suo intervento, nel quale richiama l’attenzione sulle opportunità che la Space Economy potrà dare alle aziende spaziali (e non solo) italiane, a patto però di non rimanere vincolati a dinamiche commerciali e gestionali del passato.
Quanto è importante per l’Italia che questa legge spaziale venga approvata il più presto possibile?
Prima arriva meglio è, anche perché è una legge che si porta dietro una dotazione economica e quindi è importante che venga poi messa nel più breve tempo possibile in mano agli operatori del settore. Questo è sicuramente fondamentale.
Mi sembra però che l’iter sia già stato abbastanza rapido, e penso che anche da parte del Senato ci sarà un’approvazione abbastanza rapida, mi sembra di comprendere che non si faranno delle grandi modifiche, tantomeno modifiche al testo che era già stato approvato in Camera.
Durante un suo recente intervento in Parlamento, ribadiva l’importanza che questa legge vada a permettere alle aziende italiane una commercializzazione di asset che spesso vengono costruiti per applicazioni governative. Quanto è importante questa cosa e perché non si è ancora fatta in Italia?
Secondo me è fondamentale, perché noi abbiamo, grazie anche al PNRR, un’infrastruttura spaziale molto importante. Però questa infrastruttura ha dei costi di manutenzione e di gestione. Noi di Argotec siamo stati gli unici che assieme alla proposta tecnica hanno anche fatto una sollecitazione per avere la possibilità della gestione e della commercializzazione dei dati che non hanno stretta attinenza o che non sono di interesse delle varie amministrazioni governative.
Avere la commercializzazione di questi dati ci avrebbe consentito di fare una seconda generazione di satelliti IRIDE, quando termineranno la loro attività quelli che stiamo costruendo ora. Noi come Argotec, l’ho già ribadito in tutte le occasioni, siamo assolutamente già pronti per andare avanti sulla parte di commercializzazione dei dati, per quelli che sono, ripeto, non di interesse nazionale, ma fanno parte della “capacità residua”, la chiamiamo in questo modo.
Questo lo possiamo fare anche grazie alla capacità dei nostri satelliti di processamento on boarding delle immagini. Questo è un elemento innovativo che abbiamo solo noi e che ci consentirà di poter velocemente processare le immagini e rendere il servizio più efficiente.
In un dialogo che facemmo qualche mese fa, mi ribadiva l’importanza che gli investimenti del PNRR applicati allo spazio non siano fini a se stessi all’interno di singoli progetti, ma permettano poi alle aziende che ci hanno lavorato di sviluppare business aggiuntivi. E’ in questa condotta che si inserisce anche questa proposta per la commercializzazione di IRIDE?
Questa proposta rientra perfettamente in quella che era la politica del PNRR. In uno degli articoli principali del PNRR si parlava di un circolo virtuoso ripetendo il concetto che i soldi che entravano in Italia [con il PNRR] erano dei prestiti, e che questi soldi sarebbe stato poi fondamentale re-investirli. Se invece noi prendiamo questi soldi, ma poi puntiamo a ridare qualcosa al Paese, cercando di far sì che diventi un circolo virtuoso, facciamo la cosa giusta.

E queste applicazioni potrebbero essere ottenute anche tramite partnership pubblico-private giusto? Un concetto che lei rimarca spesso.
Vanno proprio in questa direzione, assolutamente verso una partnership pubblico-privata. Io vorrei ricordare che noi di Argotec nel 2013 siamo stati fra i primi a mettere assieme una partnership pubblico-privata, per esempio con il progetto ISS-Espresso.
Quella è stata una classica partnership pubblico-privata perché la realizzazione della prima macchina per il caffè adatta allo spazio, era stata ottenuta attraverso la collaborazione fra Argotec e Lavazza, e l’Italia ha messo a fattor comune la possibilità di raggiungere la ISS. Quello è stato proprio il classico esempio di partnership pubblico-privata. Sono queste le opportunità senza le quali non sarebbe nata ad esempio SpaceX. Mi sembra però strano che faccia scalpore una idea del genere, quando dovrebbe essere la normalità.