Il 14 ottobre 2025, il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA ha licenziato circa 550 dipendenti, pari all’11 % della forza lavoro nella sua sede in California. La decisione è stata comunicata dal nuovo direttore Dave Gallagher in una nota ufficiale il 13 ottobre. In questa nota, Gallagher spiega che i licenziamenti rientrano in una più ampia ristrutturazione interna avviata già a luglio.
Gallagher ha motivato il provvedimento come necessario per “posizionare al meglio il JPL nel futuro”, parlando di un riassetto indispensabile per rafforzare il laboratorio nei confronti delle crescenti sfide del panorama spaziale. I tagli, in questa occasione, hanno coinvolto settori tecnici, di business e di supporto.
Sempre più licenziamenti
Da inizio 2024, il JPL ha già operato almeno tre fasi di licenziamenti, che hanno interessato sia dipendenti che contrattisti, cioè persone che lavorano per il JPL a progetto o sotto altre forme di collaborazione. A gennaio 2024 sono stati tagliati 100 contrattisti. Poco dopo, altri 530 dipendenti (circa l’8 %) e in novembre altre 325 persone sono state licenziate. Laurie Leshin, allora direttrice, aveva in quel frangente stimato che la forza lavoro rimanente (all’incirca 5500 dipendenti regolari) fosse “stabile” per gli anni a venire.
Oggi invece, sotto la direzione di Gallagher, che lavora nel JPL da 36 anni, il laboratorio torna a ridurre il personale e a riorganizzarsi per far fronte a un budget sempre più incerto e alla riduzione dei fondi per alcune missioni chiave. Anche se il JPL non è un centro federale diretto, ma è gestito dal Caltech e i suoi dipendenti non sono funzionari pubblici, la crisi finanziaria ha comunque avuto un impatto diretto sul personale.
Il contesto esterno è complesso: il bilancio 2026 della NASA, presentato dalla Casa Bianca, prevede tagli severi per i programmi scientifici, compresi molti di quelli su cui il JPL lavora. Ciò ha alimentato speculazioni su ulteriori riduzioni, anche se Gallagher ha affermato che questo pacchetto “non è una risposta all’attuale shutdown” del governo.
Lo shutdown NASA
Il ridimensionamento in corso al JPL si inserisce in un contesto federale segnato da forti tensioni sul bilancio. Dallo scorso 1 ottobre, data di inizio dell’anno fiscale 2026, la maggior parte dei dipendenti NASA è stata posta in furlough, ovvero in sospensione temporanea non retribuita. Questa misura è stata adottata dopo il mancato accordo fra Democratici e Repubblicani sul budget federale del 2026. Dall’1 ottobre, è iniziato un periodo di shutdown anche alla NASA, in attesa di un accordo.
Il 10 ottobre Russ Vought, direttore dell’Office of Management and Budget (OMB) della Casa Bianca, ha annunciato pubblicamente l’avvio di vere e proprie procedure di licenziamento (Reductions in Force, RIF), in alternativa ai semplici furlough. La comunicazione è arrivata attraverso i social media, ma senza indicazioni specifiche su numeri o agenzie coinvolte.
Alla stessa data, un portavoce della NASA ha dichiarato di non avere informazioni sui potenziali licenziamenti e ha rimandato ogni domanda all’OMB, che però non ha fornito ulteriori dettagli. In un documento legale depositato il 10 ottobre, l’OMB non ha incluso la NASA tra le agenzie oggetto di tagli. L’unico dato confermato riguarda 315 posti di lavoro eliminati all’interno del Dipartimento del Commercio, che comprende agenzie come la NOAA e l’Ufficio per il Commercio Spaziale. Anche in questo caso, però, non è stato precisato dove avverranno esattamente i tagli.
Questa incertezza generalizzata sulle politiche di assunzione e licenziamento a livello federale contribuisce a rendere ancora più fragile il quadro in cui operano laboratori come il JPL, che pur non essendo parte della struttura federale diretta, ne subiscono le conseguenze indirette.











